Varate tariffe incentivanti la vendita di energia
Fonti rinnovabili: doppia strada per le agevolazioni
Rivoluzione negli
incentivi per le fonti rinnovabili Grazie al Decreto del ministero dello
Sviluppo Economico 18 dicembre 2008 (Gazzetta ufficiale del 2 gennaio), può
diventare finalmente operativo il nuovo sistema di agevolazioni
delineato dalla Finanziaria 2008 (art. 2, commi da 143 a 157). “Si rimette in
moto un meccanismo che rischiava di incepparsi”. afferma
Marco Pigni, Direttore Aper,
(Associazione produttori energia da fonti rinnovabili),”anche se si tratta solo
di un provvedimento tampone”.
Interessati quasi
tutti gli impianti costruiti o ristrutturati dal gennaio 2008 in poi, Per
gli impianti di taglia mediqa e piccola (< 1 MW)
in alternativa ai “certificati verdi”, è varata una
nuova forma di “conto energia”, in sostanza quindi ampliando il modello di
incentivazione previsto per il fotovoltaico anche a eolico, geotermico,
biomasse, biogas, moto ondoso, idraulico, qualora producano energia elettrica e
intendano venderla. L’opzione se continuare sul
vecchio binario,o scegliere le nuove tariffe, è lasciata al produttore che
sceglie al momento della denuncia dell’impianto al Gestore dei Servizi
Elettrici.
Prima di continuare,
è opportuno delineare il quadro esistente fino ad
oggi. A differenza del fotovoltaico, le altre fonti rinnovabili destinate alla produzione
di energia elettrica, erano avvantaggiate solo con il
sistema dei certificati verdi. Esso è basato sul fatto che chi produce energia
da queste fonti, anche per uso proprio, ha il diritto di richiedere al Gse (il Gestore dei servizi elettrici) questi certificati,
i quali possono essere i seguito. messi
in vendita . Le transazioni possono avvenire mediante contratti bilaterali o
attraverso una piattaforma di negoziazione costituita presso il Gme (Gestore del mercato elettrico). Ad acquistarli sono i produttori
e importatori di energia elettrica da fonti fossili.
Essi infatti hanno l’obbligo, a decorrere dal 1999, di
immettere nel sistema elettrico nazionale una quota minima di elettricità
prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili. Se non possono o non
vogliono produrla direttamente, sono costretti in alternativa
ad acquistare certificati verdi per il
corrispondente quantitativo di energia.
Il meccanismo ha
funzionato alla grande per alcuni anni, con un incremento costante del valore
dei certificati, di cui la domanda superava abbondantemente l’offerta, rendendo
all’inizio sempre più conveniente la produzione di energia
dalle fonti rinnovabili. In seguito però, nonostante l’incremento anno dopo
anno della quota d’obbligo, il trend si è capovolto, anche a causa dell’aumento
delle importazioni di energia considerata da fonti
rinnovabili da altri Paesi. “Purtroppo”, sottolinea Pigni di Aper, “la quota
d’obbligo ricade solo sul 60% della produzione elettrica nazionale, grazie a
una serie di esenzioni”. L’effetto è stato che attualmente
l’offerta di certificati è sovrabbondante e il prezzo in calo (si è passati da
un valore medio di scambio dei certificati pressoché identico al prezzo di
riferimento negli scorsi anni, sino ad uno sconto di oltre 30 € nel 2008 ).
Andavano quindi
pensati dei correttivi. Il primo e il più logico è stato incrementare l’aumento
annuale della quota d’obbligo di energia da fonti
rinnovabili (che, con la Finanziaria 2008, è passato dal 0,35% al 0,75%). Attualmente (2009) essa è pari al 4,55% dell’energia
prodotta o importata nel 2008 dagli operatori.
Un altro passo
decisivo del nuovo decreto è la garanzia di ritiro, da parte di Gse, dei certificati verdi invenduti sino al termine del
2010, al prezzo medio di mercato del triennio precedente, che costituirà un
importante paracadute contro la caduta dei prezzi di mercato dovuta all’eccesso
di offerta.
Una delle novità più
significative, cuore del nuovo decreto dello Sviluppo,
è il varo di tariffe “omnicomprensive” incentivanti la vendita di energia non
inquinante da parte dei produttori, che si potranno ottenere in alternativa ai
certificati verdi. Coinvolti sono gli impianti con potenza inferiore o uguale a
1 MW (200 kW per l'eolico),
che si vedranno riconoscere tariffe fisse per ogni kWh
prodotto. Esse sono differenziate a seconda del tipo
di fonte e sono pari a 0,3 euro per l’eolico, 0,2 per il geotermico, 0,34 per
il moto ondoso e maremotrice, 0,22 per l’idraulico,
0,18 per i biogas, 0,3 per le biomasse da fonte agricola, di allevamento o
forestale “a filiera corta”, 0,22 le altre biomasse e i rifiuti.
E’ al Gse che vanno presentate le domande, entro 3 anni
dall’entrata in esercizio dell’impianto. Se l’ente non
risponde entro 90 giorni, scatta il meccanismo del silenzio-assenso. Per gli
impianti di nuova installazione, l’inizio dei lavori deve a
essere comunicato al GSE entro 18 mesi dalla domanda e l’ entrata in esercizio
entro 3 anni.
Da 20 a 200 kW gli impianti che possono godere del “conto energia”
Differenziati gli incentivi a seconda del tipo di fonte
A chi non produce
per la vendita, ma prevalente per consumo proprio, è dedicato il meccanismo
dello “scambio sul posto”, la cui soglia di utilizzo
passa, per gli impianti entrati in esercizio dal 2008 in poi, da 20 kW di potenza nominale a 200 kW.
Si tratta della possibilità di cedere alla rete elettrica, a cui l’impianto è
connesso, l’energia prodotta in eccesso, per poi poterla liberamente prelevare
quando se ne ha bisogno. Non opera più la limitazione (prevista fino al 2008),
che il prelievo debba avvenire entro tre anni da
quando è avvenuta la cessione. Ovviamente la scelta dello scambio sul posto è
alternativa alla richiesta della tariffa omnicomprensiva, ma permette comunque di vedersi riconoscere i relativi certificati verdi
o, per il fotovoltaico, gli incentivi del cosiddetto conto energia. Tra
l’altro, dal gennaio 2009, il GSE è diventato l’unico soggetto intermediario a
livello nazionale per la regolazione dell’energia elettrica ammessa al regime
di scambio sul posto.
Altra novità è che viene ridotto il “taglio” di ogni certificato che passa da
50 MWh a 1 MWh. Ciò
permetterà una più semplice circolazione di questi
titoli.
Le nuove norme
applicano per la prima volta differenziazioni tra
fonti rinnovabili che fino a ieri erano trattate allo stesso modo,
avvantaggiandone alcune e svantaggiandone altre.
Nulla cambia per gli
impianti eolici tradizionali e per quelli idroelettrici (che rappresentano la
fetta più grande del mercato). Viene invece
privilegiata, attraverso coefficienti moltiplicativi la produzione di energia
elettrica da impianti eolici offshore, da rifiuti biodegradabili e da biomasse/biogas
agricoli e da moto ondoso. Per i primi due il
coefficiente in più è il 10% (k=1,1), per gli altri due l’80% (k=1,8). In buona
sostanza, al fine del calcolo dei certificati verdi, si fa riferimento a una produzione di energia fittizia, perchè
incrementata di tali percentuali.
Penalizzata, al
contrario, la produzione di energia geotermica (- 10%)
e quella di gas di discarica e di biogas non provenienti dalla produzione
agricola (- 20%).
Infine, viene esteso il periodo di diritto ai certificati verdi: è
di 15 anni per l'energia elettrica incentivata prodotta da fonti rinnovabili
entrati in esercizio dal 2008. Resta di 12 anni per quelli
entrati in esercizio fino al 2007 e di 8 anni per gli impianti di cogenerazione
abbinata al teleriscaldamento e impianti alimentati da rifiuti non
biodegradabili. Prevista, in alcuni casi, la proroga di altri
4 anni.
Al completarsi del
mosaico è venuta, la delibera dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas n.
1, datata 8 gennaio 2009, che stabilisce tempi e condizioni per l'erogazione
delle tariffe fisse e modalità per lo scambio sul
posto.. In grave ritardo è invece il decreto del ministro delle Politiche
Agricole per gli impianti alimentati da biomassa da filiera, che avrebbe dovuto
uscire da molti mesi: nel frattempo il GSE applica la tariffa di 0,22 €/kWh, salvo futuri conguagli.
Cumulabilità.
Gli incentivi del decreto non possono essere integrati con qualsiasi altra
forma di beneficio “di natura nazionale, regionale, locale o comunitaria in
conto energia, in conto capitale o in conto interessi con capitalizzazione
anticipata”. Fanno eccezione gli
impianti alimentati da biomasse di filiera per cui sia
i certificati verdi che la tariffa omnicomprensiva sono cumulabili con altre
forme di incentivazione, ma per un importo che non ecceda il 40% del costo
dell'investimento.
Quadro
complessivo degli impianti incentivati con certificati verdi al 30 giugno 2008
(con esclusione di quelli fotovoltaici)
|
In esercizio |
|||
Fonte |
Numero |
Di cui di nuova costruzione* |
Potenza (MW) |
Prod. Ecv (GWh) |
Idraulica |
873 |
420 |
5.032 |
5.058 |
Eolica |
182 |
170 |
2.094 |
4.980 |
Biomasse |
76 |
66 |
1.456 |
2.416 |
Biogas |
255 |
232 |
267 |
1.618 |
Geotermica |
13 |
1 |
440 |
972 |
Solare |
47 |
47 |
5 |
6 |
Rifiuti |
35 |
28 |
909 |
824 |
totale |
1.481 |
964 |
10.204 |
15.873 |
* Gli altri sono
impianti potenziati, rifatti,riattivati o ibridi (che
utilizzano sia fonti rinnovabili che non rinnovabili)
|
In progetto |
|
Fonte |
Numero |
Potenza (MW) |
Idraulica |
271 |
2.269 |
Eolica |
291 |
6.225 |
Biomasse |
282 |
2.159 |
Biogas |
95 |
92 |
Geotermica |
2 |
80 |
Solare |
16 |
2 |
Rifiuti |
6 |
83 |
totale |
963 |
10.911 |
Fonte: Gestore del
servizio elettrico
Gli impianti
idroelettrici che hanno avuto diritto ai certificati verdi
predominano tra le altre fonti rinnovabili sia in numero che in potenza
erogata. Sono prevalentemente piccoli: il 75% è di taglia inferiore ad 1 MW, il
90% al di sotto dei 2,5 MW, e sono prevalentemente
diffusi in Italia Settentrionale.
Tuttavia nella metà
dei casi non si tratta di impianti nuovi, ma di
rinnovati e potenziati ed in futuro le nuove realizzazioni saranno ancora in
calo (solo il 37% del totale)
Le cifre fanno
pensare, per il futuro, a una maggiore diffusione
dell’eolico, che attualmente ha una taglia media ben più grande (12 MW), ma è
ugualmente caratterizzato da un’ ampia gamma di potenze, dai 20 kW ai 72 MW e diffuso soprattutto nel Meridione e nelle
Isole. Nel futuro ben il 30% dei progetti riguarda “pale” con potenza pari a 20
kW.
Nel settore delle
biomasse è importante fare una netta distinzione tra quelle liquide (ad esempio
l’olio di girasole) e quelle solide (la legna). Per le prime più dell’80% degli impianti hanno taglia superiore ad 1 MW, per
le seconde è esattamente vero il contrario (meno del 20% con potenza inferiore
a 1 MW).
Le biomasse sono la
fonte per la quale si nota il maggior incremento potenziale tra nuovi impianti
qualificati in esercizio ed in progetto. Se tutti i progetti andassero in porto
si
registrerebbe una notevole crescita degli impianti in esercizio: + 424% in
termini di numerosità (280 impianti), + 614% in termini di potenza (2107 MW).
Dimensioni contenute
infine per gli impianto a biogas: il 70% non supera 1
MW di potenza. Anche
gli impianti a biomasse e biogas prevalgono in Settentrione.