Quali sono i principali ostacoli su cui si rischia di
inciampare, nel rendere abitabile un sottotetto? A rispondere è l'Ufficio
Tecnico dell'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale), l'ex-Iacp di Milano
e provincia. Non a caso: l'Aler ha infatti un'esperienza su 40 sottotetti
recuperati e ha in fase di avanzata progettazione il recupero di altri 270
sottotetti in una trentina di edifici di edilizia popolare a Milano, un piano
per cui sono già stati stanziati oltre 16 milioni e mezzo di Euro (32 miliardi
di lire) che verrà portato a termine in 3 o 4 anni. Si tratta solo della .
prima "tranche" di un più vasto progetto riguardante oltre 500
alloggi.
Secondo i tecnici dell'Aler una valutazione costi-benefici deve
tener conto di almeno quattro diversi fattori: tipologia edilizia del
fabbricato, convenienza dell'operazione, problemi statici, problemi
impiantistici.
Tipologia edilizia. Il locale sottotetto è una realtà solo quando la copertura del
palazzo è a spiovente, con una pendenza sufficiente (il 35% in media, nel Nord
Italia). Dal momento che il boom edilizio degli anni 50-70 ha prodotto palazzi
con tetto piano (il cosiddetto lastrico solare), gli edifici sfruttabili hanno
spesso un'età ragguardevole (risalgono in media fino all'inizio degli anni '40)
e sono soprattutto nei centri e semicentri di paesi e città, più al Nord che al
Sud dello Stivale. E' ben vero che le leggi di alcune regioni permettono
l'innalzamento della falda del tetto, ma in molti comuni possono esistere delle
limitazioni sul tipo (tegole in cotto, piode di pietra) e sull'inclinazione
della copertura, che rendono poco praticabile lo sfruttamento di quei
sottotetti che sono semplici camere d'aria, senza un volume interno
sufficiente. In caso di sopraelevazioni, inoltre, grande rilievo hanno i
problemi estetici: non è sempre facile assicurare l'armonia delle forme della
facciata e delle coperture. I regolamenti edilizi, il parere vincolante delle
commissioni comunali, le Asl e l'opposizione da parte degli altri condomini
possono disseminare di trabocchetti la strada del proprietario.
Calcoli di convenienza. All'Aler dicono: i costi di ristrutturazione di un sottotetto
sono in genere più elevati di quelli di costruzione di un immobile nuovo.
"Qui a Milano", afferma Angelo Botti, direttore tecnico, "se si
è costretti a rifare il tetto, anche alla stessa altezza, la spesa è pari a un
minimo di 900 euro al metro quadrato (1,8 milioni di lire), contro i 671 euro
(1,3 milioni di lire) necessari per la nuova costruzione, anche se in
quest'ultimo caso si paga anche il terreno edificabile, che può costare salato.
A questi prezzi vanno aggiunti i costi delle perizie, quelli della concessione,
quelli degli oneri di urbanizzazione e gli eventuali allacciamenti alle utenze.
Ovviamente, l'investimento per pagare i lavori e per ottenere
l'abitabilità cresce con la sopraelevazione del fabbricato. In tal caso,
occorre inoltre corrispondere ai condomini l'indennità prevista dal codice
civile pari, come recita l'articolo 1127 "al valore attuale dell'area da
occuparsi con la nuova fabbrica, diviso il numero di piani, ivi compreso quello
da edificare, e detratto l'importo della quota spettante" a chi esegue la
sopraelevazione. In soldoni, l'indennità sarà tanto più costosa quanto più
l'edificio sorge in una zona pregiata e quanto meno piani ha.
In definitiva, rendere abitabile il sottotetto è un investimento
sicuramente redditizio solo se il suo valore di mercato diverrà elevato, ossia
quando la zona e l'edificio sono di discreto pregio.
Un consiglio, in caso di sopraelevazione: vale la pena
convincere il condominio a investire immediatamente la cifra realizzata con
l'indennità in lavori di ristrutturazione (soprattutto l'intonacatura della
facciata e il rifacimento di certi impianti, come l'ascensore) . Così sia chi
sopraeleva che gli altri condomini vedranno crescere il valore dei loro
immobili. Inoltre le costose impalcature montate per i lavori nel sottotetto e
la presenza dell'impresa potranno essere sfruttate a fondo. Talvolta può anche
essere conveniente approfittare dell'occasione per aumentare di un piano le
fermate dell'ascensore o rifare impianti obsoleti. Infine va rammentato che una
sopraelevazione appena fatta, anche nel rispetto delle linee estetiche
dell'edificio e del colore degli intonaci esterni, spicca come un pugno
nell'occhio sopra un palazzo con la facciata ammalorata oppure annerita dal
tempo o dallo smog: quindi ripitturare tutta la facciata può essere una
necessità.
Problemi strutturali. La soletta del sottotetto è spesso sottile (18-22 centimetri
in media) , perché costruita per sopportare carichi relativamente lievi (per
esempio 200 kg al metro quadrato).Per portarla a tenere il doppio, si può
consolidarla, aggiungendo spessore attraverso particolari accorgimenti
(tasselli collegati da una rete metallica, uso di resine collanti, eccetera).
Oppure si può costruire una nuova soletta che si regga autonomamente sui muri,
sopra quella esistente, provvedendo poi a legare i due manufatti insieme,
sempre attraverso resine sintetiche.
La prima soluzione è la meno costosa (circa100 mila lire al
metro quadrato), ed è da preferire se si ha libero accesso ai locali
sottostanti, perché, ad esempio, è il proprietario dell'ultimo piano che
allarga l'appartamento al sottotetto. La seconda raddoppia l'investimento
necessario, ma è una strada obbligata, se il sottotetto diviene un appartamento
autonomo e l'inquilino del piano di sotto non va disturbato.
La nuova soletta viene poi ricoperta da una guaina, che la rende
impermeabile. Solo a questo punto, se è necessario, si rifà il tetto: così in
caso di pioggia non c'è pericolo di infiltrazioni.
E' evidente che la soletta così ricostruita ha un peso superiore
di quella preesistente. Se poi c'è sopraelevazione, vi è un ulteriore carico
statico sulle fondamenta. Quindi è necessario eseguire indagini sul loro
perimetro e sulla loro tenuta, nonché sulla consistenza del terreno che le
regge. Un impegno da cui non è possibile sottrarsi, soprattutto se il
rifacimento riguarda tutto l'ultimo livello di un edificio, e non solo una
porzione, anche se raramente si presentano grossi problemi. Il costo e il
numero dei sondaggi possono calare se si rintraccia il progetto
particolareggiato dell'edificio, che permette di fare valutazioni credibili. Se
il palazzo è in cemento armato, e non è abusivo, è probabile che il progetto
sia reperibile, perché da decenni la legge prevede che sia depositato in un
apposito archivio, presso il Genio Civile.
Impianti.
La regola è: non caricare inutilmente gli impianti condominiali dell'edificio.
Meglio predisporre allacciamenti autonomi. Quindi, anche se il palazzo ha il
riscaldamento centralizzato, il sottotetto va reso termo-autonomo. Le tubature
dell'acqua, i collegamenti della luce e del gas vanno predisposti in proprio,
se è possibile connettendoli a valle dei contatori condominiali (altrimenti
bisognerà pagare anche l'allacciamento alla rete comunale). Così si eviterà di
por mano agli impianti condominiali, che possono essere in cattive condizioni o
sotto-dimensionati rispetto ai nuovi bisogni (acqua con pressione insufficiente
nei rubinetti, caldaia che va tarata ai nuovi consumi energetici, eccetera).
Con l'ulteriore vantaggio di minori occasioni di litigio con i vicini, anche
per stabilire nuove suddivisioni dei millesimi condominiali. L'unico impianto
condominiale di cui in genere non si può fare a meno è quello fognario, che
andrà prolungato con aggiunte di nuove di tubazioni.
Se si vuole innalzare del tetto, i problemi si complicano,
soprattutto perché occorrerà prolungare camini e canne fumarie condominiali
esistenti. Se tutti gli appartamenti del palazzo sono termoautonomi, con
scarichi individuali oltre il colmo del tetto, la sopraelevazione può essere un
gran brutto affare. Se invece la caldaia è centralizzata, con un unico scarico,
il guaio è minore. Quando l'acqua calda è però assicurata non dall'impianto centrale
ma da scaldabagni autonomi, con scarichi sul tetto, il problema di complica di
nuovo, anche se c'è da dire che l'elevazione dei camini porta a un tiraggio più
efficiente.