SICUREZZA E IMPIANTI

 

A fine 1998 è scaduto, dopo molti rinvii, il termine per l’adeguamento degli impianti degli edifici ad abitazione e terziario alle norme di sicurezza stabilite dalla legge n. 46 del 5 marzo 1990.

Le norme riguardano praticamente tutti gli impianti, e cioè, elettrici

1. elettrici, a partire dal contatore;

2. del gas, a partire dal contatore;

3. di climatizzazione e riscaldamento;

4. idrosanitari;

5. ascensori, montacarichi, parcheggi automatici;

6. radiotelevisivi e elettronici;

7. di prevenzione anti-incendio.

Adeguamento significa conformità a certe norme tecniche, piuttosto complesse, emanate da Cei (Comitato elettrotecnico italiano) e Uni (Ente italiano di unificazione), che il comune mortale non ha la possibilità di conoscere in dettaglio . Per questo la legge n. 46 impone che ditte o artigiani che eseguono i lavori sia iscritti in particolari elenchi (registri o albi), e quindi sappiano il fatto loro. Non solo: la legge prevede anche che rilascino una "dichiarazione di conformità " con cui si assumono la responsabilità del fatto che i lavori sono eseguiti secondo le norme. Ecco comunque le principali prescrizioni previste per tre impianti cardine: quello elettrico, quello di riscaldamento e l'ascensore.

Impianto elettrico

La principale cautela prevista è l'esistenza della "messa a terra". In sostanza si tratta di una rete di conduttori di corrente collegata con una gabbia o dei picchetti metallici infissi nel terreno. Oltre all'interruttore magnetotermico (quello installato dall'azienda elettrica) ne esisterà inoltre un altro, detto "differenziale" (o più volgarmente, "salvavita", dal nome commerciale di una nota marca ) con una maggiore sensibilità alla differenza di tensione che provoca la scossa . La messa a terra si basa su un semplice principio. La corrente tende sempre a scaricarsi nel terreno con la maggiore rapidità possibile. Attraversando cioè il migliore conduttore che incontra sulla sua strada. É senza dubbio preferibile che si tratti di un filo metallico, piuttosto che del vostro corpo.

La messa a terra "a regola d'arte" è obbligatoria solo per gli impianti messi in opera dopo il 12 marzo 1990 o per quelli interamente ristrutturati, sempre dopo questa data. Per gli edifici che sono invece stati costruiti prima, il regolamento di attuazione della legge 46/90 permette uno strappo alla regola. Vi si afferma infatti che è sufficiente che ogni unità immobiliare sia collegata a un interruttore differenziale autonomo, purché il "salvavita" abbia una sensibilità di perlomeno 40 milliamphere (0,04 Amphere). Controllare se l’interruttore differenziale ha davvero questa sensibilità è facile: l’indicazione deve essere riportata infatti sulla targhetta dell’apparecchio, insieme al marchio Cei che certifica la sua rispondenza alle norme. Attenzione, comunque: l'interruttore differenziale, quando è l’unica protezione che si adotta, non è in grado di impedire certe folgorazioni, anche mortali. Per esempio non interviene quando una persona tocca contemporaneamente due elementi in tensione ed è isolata da terra (per esempio si trova su una scala di legno per avvitare una lampadina o ha scarpe con suole di para). E neanche quando non tutti gli appartamenti di uno stabile hanno adottato il salvavita e, per esempio, si crea differenza di tensione su una tubatura dell’acqua utilizzata da uno dei condomini per scaricare a terra con un collegamento improvvisato. Allora una semplice doccia ha quasi un effetto "sedia elettrica" anche per chi è orgoglioso possessore di un "salvavita".

Impianto di riscaldamento e dell'acqua calda

Aperture di ventilazione. Quando la caldaia o lo scaldabagno sono individuali deve esistere nel locale, vicina al pavimento, un’apertura di ventilazione. Tale apertura deve essere collegata con l’ambiente esterno all’edificio, non chiudibile e protetta da una griglia o una rete metallica. Le sue dimensioni sono di perlomeno 100 centimetri quadrati di grandezza e comunque di almeno 6 centimetri quadrati per ogni kilowatt di portata termica degli apparecchi ospitati.

Se è impossibile praticarla in cucina o in sala, un apertura con le stesse caratteristiche può essere ricavata anche in un locale adiacente (purché non si tratti di una camera da letto o di un locale comune). In tal caso occorrerà maggiorare la fessura tra porta e pavimento dell’infisso che separa i due locali: l’ampiezza della fessura deve essere perlomeno uguale a quella prevista per l’apertura.

Locali delle caldaie individuali o delle scaldabagni a gas. Se, come quasi sempre capita, gli apparecchi sono di tipo "B" (cioè scaricano i fumi di combustione all'esterno, ma prelevano l'aria per le fiamme dai locali), non possono essere ospitati in camera da letto e, in genere, neanche in bagno (salvo in caso di bagni assai ampi). Solo gli apparecchi di tipo C non hanno prescrizioni su dove essere disposti., se installati correttamente Essi prelevano aria dall’esterno e scaricano i fumi sempre all’esterno.

Scarichi Le caldaie devono sempre scaricare

Devono essere dotate di un dispositivo di sicurezza che interrompa l’afflusso del gas in caso di rigurgito dei fumi. Se sono costruiti per essere installati all’esterno degli edifici, devono essere protette dagli agenti atmosferici (per esempio pioggia) secondo certe regole di legge.

Va infine ricordato che lo scarico all'esterno "a parete" e non sopra il tetto è l'eccezione, non la regola. Tant'è vero che è tollerato solo se l'impianto esiste da anni e non viene ristrutturato integralmente ma viene sostituita solo la caldaietta individuale. Un'ulteriore eccezione, valida anche in caso di ristrutturazione, è quando l'edificio è vecchio e risulta assolutamente impossibile installare camini o canne fumarie o utilizzarne di preesistenti.

 

Ascensori

Per quanto, in media, si tratti di apparecchi più sicuri di altri, gli ascensori debbono avere una manutenzione perlomeno semestrale. Deve avere almeno quattro componenti certificate con un marchio di sicurezza (per esempio l’Imq): il catenaccio delle porte, il cosiddetto paracadute (il dispositivo che blocca la cabina), il limitatore di velocità e le molle ammortizzatrici sul fondo che assorbono poco probabili cadute della cabina. Deve essere dotato di una paratia che sfiori, dalla parte delle porte, le pareti del vano. Si impedisce così che il passeggero incastri malamente un piede. Devono esistere un certo numero di luci di sicurezza lungo le pareti del vano di corsa , che non deve ospitare cavi o condutture estranee (come quelli della messa a terra dell'edificio).

Gli impianti nuovi (cioè quelli commercializzati dall'1 luglio 1999 in poi) devono essere inoltre dotati di numerosi altri dispositivi di sicurezza, tra i quali i più importanti sono:

  1. Un citofono a due vie (parla e ascolta) collegato a un centro di intervento 24 ore su 24.
  2. Un apparecchio per il blocco in caso di sovraccarico.
  3. Un apparecchio "paracadute" anche per le corse in salita, per impedire urti.
  4. Ammortizzatori sul fondo della cabina.
  5. Doppie funi o catene di acciaio, indipendenti, per il sostenimento della cabina.
  6. Dispositivi limitatori di velocità eccessiva.