2° CONGRESSO NAZIONALE FNA
Federamministratori
FIRENZE - Palazzo Borghese
-28 Settembre 2002
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
USCENTE FRANCO PAGANI
1) PREMESSA:
Cari
colleghi,
In primo luogo vorrei
ringraziarVi tutti della Vs presenza, e porgere il mio saluto ed il più vivo
ringraziamento alle autorità istituzionali intervenute al nostro secondo
congresso nazionale, nonchè ai rappresentati delle professioni e delle
associazioni professionali ed a quelli legati al mondo immobiliare in generale,
che parimenti alla Fna hanno a cuore un serio mantenimento e sviluppo del
“mondo immobiliare, sia pur sotto diverse visioni delle problematiche che lo
contraddistinguono.
Oggi per
la nostra associazione è un giorno assai importante in quanto dalla giornata
odierna dovrà scaturire la nuova dirigenza nazionale che guiderà l’associazione
per il prossimo quadriennio, ma
non solo, è anche un momento importante di riflessione e di confronto per fare
il punto su quello che è stato il tragitto della Fna dal primo congresso di
Milano fino ad oggi.
Un primo
importante risultato, frutto di una fondamentale maturità associativa,
scaturita anche dall’ormai superato decennio di vita della FNA, e punto nodale
della nostra forza aggregativa con la Confappi è l’ unità sostanziale con la
quale la nostra associazione è giunta al suo secondo congresso, necessario
trampolino di lancio per ulteriori, positivi risultati; è un’unità voluta, non
imposta. Ci consentirà di affrontare seriamente questioni programmatiche; non sarà certo il futuro organigramma a
condizionare le volontà della base associativa che è, e deve rimanere il cuore
pulsante e motore della nostra associazione. Il nuovo consiglio direttivo dovrà
interpretare e gestire bene il patrimonio professionale che la Federamministratori
ha nel suo seno, fatto da tanti colleghi preparati ed onesti, che promuovono in prima persona con le
loro azioni quotidiane la capacità di una associazione e di una categoria di
elevare il prestigio della attuale professione di amministratore immobiliare.
E’ grazie alla base associativa in primis ed al costante impegno e lavoro dell’
uscente dirigenza che posso dire senza ombra di smentita che la FNA in questo
quadriennio in cui mi sono onorato di rappresentarla, non solo è cresciuta
numericamente, ma fatto ancor più importante è maturata nella concretezza di
una consolidata associazione di riferimento del panorama professionale
immobiliare italiano.
Per tutto
questo sento il preciso dovere di ringraziare tutti coloro che hanno reso
possibile l’unità dell’associazione, nelle persone dei dirigenti nazionali,
nelle dirigenze delle singole realtà Provinciali, ed in tutti i colleghi oggi
presenti, senza certamente dimenticare quelli che purtroppo ci hanno lasciato recentemente, senza però che il loro
impegno sia mai dimenticato.
Per questo
motivo, proprio per ricordare il
loro impegno associativo e la loro personale amicizia, desidero proporre un
minuto di silenzio per la commemorazione dei dirigenti nazionali Antonio Nova e Vincenzo Bresciani
delle sedi di Monza e di Milano.
Grazie.
Ma la vita
continua, ed è proprio la continuità dell’impegno profuso in questi anni, sia
nell’azione di sensibilizzazione per il riconoscimento di un nostro ruolo
professionale e sociale, sia per i continui sforzi per l’innalzamento
professionale degli associati e nella formazione di nuovi colleghi, ha creato
una coesione della nostra aggregazione
professionale che oggi costituisce il nostro nuovo ulteriore primario punto di forza per emergere
ulteriormente e consistentemente nel
panorama professionale e socio economico immobiliare italiano.
La mia
ricandidatura alla Presidenza è, da questo punto di vista, è la ricandidatura
di tutta una classe dirigente che ha creduto nel progetto della FNA, che mi ha
aiutato a realizzarlo e che oggi è ancora al mio fianco per farlo crescere e
rafforzarlo con nuovi consensi.
L’azione
della Federamministratori, all’interno del patto che la lega alla Confappi, ha
consentito ad ambedue le associazioni la possibilità di una visione unitaria,
sia pure da angolazioni diverse, del mondo immobiliare, con la capacità non
solo di promuovere azioni di categoria, ma anche con quella di saper “ascoltare” le diverse voci che animano
detto sodalizio.
Per questo
motivo, sono state mantenuti e consolidati senza alcun rapporto di dominio dell’una
sull’altra, le strette relazioni che contraddistinguono la ns associazione da
tutte analoghe le altre pur rappresentative della categoria. Infatti, la
capacità di adeguare le risposte professionali ai cresciuti impegni e
diversificate necessità del cliente, consumatore, piccolo proprietario, è sempre stata una
prerogativa che ha contraddistinto la Ns. Associazione che nella tutela dei
valori professionali ha sempre prediletto la tutela del consumatore dei servizi
erogati, in sinergia con la Confappi e grazie all’importante ufficio studi
congiunto.
L’impegno
della dirigenza, che ha caratterizzato il quadriennio che ci siamo lasciati
alle spalle è stato anche, ed in particolar modo, rivolto alla implementazione
dei servizi riservati agli associati; da qui la scelta di costituire un sito web, che dopo un primo periodo
di sperimentazione è recentemente evoluto nel nuovo curato sito che oltre a
rappresentare in modo adeguato la potenzialità della nostra associazione,
consente agli associati di avere in tempo reale le informazioni necessarie per
lo svolgimento della loro attività, e di poter essere in costante collegamento
con gli organi nazionali. Le importanti risorse impiegate nell’evoluzione
telematica della FNA, sono state da me
e dall’amico Silvio Rezzonico per la Confappi, fortemente volute perché abbiamo
condiviso l’idea che l’evoluzione dovesse essere “cavalcata”
e non subita dalle nostre associazioni ed in particolare dai nostri associati.
Esiste un nuovo modo di essere professionisti, dobbiamo poter contare sullo
sviluppo e sulla crescita degli studi professionali non tramite retaggi del
passato, come la vendita delle prestazioni a basso costo per l’accaparramento
incontrollato del lavoro, ma con la capacità di essere prestatori di una
professionalità pluridisciplinare, incentrata sulla validità delle prestazioni
offerte, con la copertura del singolo da parte dell’associazione in termini di
assistenza dello stesso grazie anche alla capillarità ed immediatezza che solo
la rete telematica può offrire.
2) LE RELAZIONI SINDACALI
Nel corso
di questi anni, abbiamo avuto modo di conoscere bene anche quelle che sono le
norme di altri paesi europei, e di studiare in modo approfondito sistemi come
quello Francese, grazie alla collaborazione della SNPI con la quale ricordo che
abbiamo stretto un gemellaggio con la firma del protocollo di intesa di Parigi
del 2000; sistema quello d’oltralpe che predilige la scelta di tutela del
consumatore, con il rilascio di un apposito patentino dalla Prefettura in
relazione alle garanzie offerte dall’amministratore; sistema basato sulla
capacità professionale e sulle regole di garanzia “certe”, punto di vista
certamente condiviso anche dalla Federamminstratori
che in tal senso sta valutando
l’ipotesi di convenzioni per il rilascio di fidejussioni legate all’importanza
delle somme gestite.
In questo
senso l’attività privatistica delle associazioni potrebbe trovare un nuovo
risvolto di lavoro in sinergia anche con la nascita di una qualunque delle nuove disposizioni di legge nazionali,
sull’albo regionale o meno o sull’eventuale
ruolo camerale.
La
difficoltà nel far decollare un piano di lavoro e di possibile strategia
privatistica delle associazioni per ulteriormente selezionare il mercato
professionale nell’attesa od in concomitanza come già detto delle eventuali
ordinamenti legislativi, sta nella eccessiva frammentazione del comparto, con
la mancanza di un vero coordinamento tra le associazioni interessate, che possa
parlare esclusivamente dello specifico campo di interesse e non solo del lavoro
in genere, un campo d’azione certamente è utile e attualmente ritengo ben
rappresentato dal Colap.
Anche
durante il mio mandato si sono tentati incontri con le altre associazioni di
amministratori, in particolare ne ricordo uno a Roma, presso la sede di una di
queste per porre le eventuali basi di intesa per un interesse comune della
categoria, che ci ha visti benevoli all’iniziativa, interessati e pronti a dare
il nostro contributo. Purtroppo
l’iniziativa si è scontrata poco dopo con i soliti “intrighi di palazzo”, causati anche dal tentativo di alcune
associazioni di tagliarne fuori altre, tanto che nulla di buono è scaturito.
Noi dal
canto nostro abbiamo sempre voluto ed auspicato una unitarietà
anche se non associativa, per garantire le singole peculiarità, ma di intenti,
programmatica e costruttiva con le altre associazioni di categoria come
ANACI. E rivolgendomi proprio a questa che ha recentemente rinnovato il proprio
organigramma nazionale, desidero confermare la nostra disponibilità nei fatti e
non solo nelle belle parole di costituire un coordinamento. Al neo eletto
Presidente Membri, al quale
naturalmente vanno i miei
migliori auguri, il quale ha detto: “coordiniamoci” rispondo: “Dimmi come
intendi farlo e quando, perché noi siamo pronti!” Per noi quello è il punto
nodale e fondamentale di partenza per ogni successiva azione di interesse per
la categoria; non per nulla il nostro slogan è stato da sempre “amministratori
al passo con l’Europa”!
Tuttavia mi domando: “Come si può
essere al passo con l’Europa,
che ha nel suo seno visioni diverse e situazioni particolarmente più evolute
della nostra quando noi siamo ancora fermi alla Consulta delle associazioni
maggiormente rappresentative del CNEL a cui rendo senz’altro merito, ma che non
parla degli Amministratori immobiliari, parla di una realtà più macroscopica
all’interno della quale è necessario un punto fermo che potrebbe essere appunto
costituito dal ns. Coordinamento! Poi come dimenticare che l’unione fa la
forza! E solo unendo i nostri sforzi potremo davvero aiutare la nostra
categoria. La Fna invita quindi ufficialmente anche le altre associazioni a
lasciare da parte i propri interessi e porre per primi gli interessi della
categoria, che ha bisogno e merita una maggiore rappresentatività che solo un
coordinamento unitario può offrire. Per questo motivo, ritengo un obbiettivo
importante del nuovo corso direttivo dell’associazione di farsi promotrice di
un tavolo permanente di
discussione e di promozione dell’attività di amministratore immobiliare con le
associazioni di categoria che condivideranno le stesse finalità e linee
programmatiche, anche perché per affrontare meglio le sfide del prossimo futuro
che ci attenderanno, a tutela della nostra professione, dovremo necessariamente
fare fronte comune e proporre anziché discutere tardivamente e passivamente
sulle indecisioni o decisioni errate delle stanze del potere costituito, in
modo da poter se non condizionare o guidare, almeno proporre in modo unitario
le posizioni di un intera importante categoria.
Le
relazioni sindacali della FNA certamente non si fermano alle sole associazioni
degli amministratori, ma investono anche tutte le altre realtà del mondo
immobiliare. Infatti, fermo il nostro rapporto quasi viscerale con la Confappi, sono sempre stati mantenuti i
rapporti con tutte le associazioni rappresentative della proprietà immobiliare
come CONFEDILIZIA, ASPPI, UPPI, APPC, le quali giocano un ruolo assai
importante nel processo di riordino
della nostra attività in quanto paladine della tutela dei loro iscritti e
dunque concordi di fatto in quella che è la nostra prima preoccupazione la
garanzia della qualità professionale e sicurezza economica per i nostri clienti
i condomini, piccoli e grandi proprietari.
Sotto
questo profilo debbo ricordare che anche i rapporti con le associazioni dei
consumatori hanno registrato negli ultimi anni un intensificazione atteso il
loro crescente interesse mostrato verso i consumatori dei servizi condominiali
ed immobiliari in genere.
Infine devo
ricordare i contatti anche con le associazioni dell’inquilinato come SUNIA,
SICET UNIAT, UNIONE INQUILINI, che sempre più desiderano servizi qualitativi
dell’abitare, a garanzia dei diritti e tutela dei propri iscritti.
3) LA PROFESSIONE
Premesso
che il tema del congresso è volutamente dedicato alla valenza pubblica del
ruolo dell’Amministratore condominiale ed è per questo che mi soffermo sul tema
della riforma delle professioni ed in particolare su quello della professione
di amministratore condominiale.
Gli
anni che ci siamo lasciati alle spalle,
tra i quali i primi del nuovo secolo e
del nuovo millennio, hanno segnato il definitivo compimento di importanti
processi storici per la nostra categoria, processi che non ne hanno decretato
un riconoscimento professionale normativo, ma che certamente ne hanno di fatto
imposto la sua necessaria esistenza ed il suo riconoscimento sociale.
L’obbligatorietà
di taluni adempimenti fiscali, e la necessità di adempierne ad altri per il
necessario riconoscimento di sgravi fiscali, hanno sancito la nascita di una
nuova visione dell’amministratore immobiliare, visione necessariamente legata
al mondo fiscale, ma certamente maggiormente professionale rispetto al passato
nel quale in molti sostenevano che l’amministratore poteva essere un improvvisato del momento disponibile
soltanto per chiamare i fornitori degli interventi e per “fare due conti”, e
che quindi meno costava, meglio era! La parte fiscale della nostra attività,
sia pure in via incidentale, ha di
fatto portato alla luce la realtà di una categoria che da anni lotta per
un suo riconoscimento normativo professionale.
Tramontata
l’iniziativa della riforma cosiddetta
“Mirone” dal nome del suo promotore, per una riforma organica delle
professioni, dove da una parte far continuare sia pur in modo diverso ed
assottigliato le competenze riservate agli attuali iscritti agli Albi
professionali e dall’altra far nascere una sistema di certificazione
privatistica delle associazioni professionali dei propri iscritti, preceduta da
una valutazione della associazione stessa da parte di un organo statale quale
il CNEL, il quale ha censito le associazioni maggiormente rappresentative delle
varie categorie professionali, con la costituzione di una consulta Nazionale
delle professioni emergenti, della quale la Fna fa parte sin dal primo momento,
si sono rincorse le iniziative più varie, con impegno della varie forze
politiche dall’una all’altra
soluzione, e con particolare spreco di risorse da parte delle associazioni e
degli Ordini delle professioni “regolamentate” tale da far trascorrere
inutilmente tutto questo tempo, senza alcun risultato se non quello della
frammentazione delle proposte e delle iniziative, nonché con il rischio
addirittura di un accavallamento normativo nella materia.
L’influenza
sul campo della riforma delle professioni è molto vasto, e questo fa sì che
ogni eventuale buona possibile soluzione contrasti con gli interessi o le
finalità di qualche altra categoria o settore pubblico. Per capire l’importanza
che riveste il settore professionale ed in particolare quello al quale noi ci
riconduciamo, delle attività professionali non regolamentate, basti sapere che
secondo i dati del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL),i
professionisti operanti nei settori di attività non regolamentate ammontano a
più di due milioni e settecentomila, numero già assai rilevante e destinato
sicuramente a crescere nei prossimi anni. Un numero imponente di professionisti
che rappresentano e quantificano,
l’espressione del cambiamento epocale in atto nel mondo dei servizi
professionali, che attendono risposte chiare ai loro problemi, primo fra tutti
la regolamentazione e cioè l’emanazione di norme di tutela che rispondano in
primo luogo all'esigenza di tutelare i consumatori ed allo stesso tempo i professionisti seri e capaci. Ciò non deve
togliere la valenza sicuramente di tutto rispetto rappresentata dai
professionisti regolamentati (per meglio capirsi, gli iscritti agli albi) che dagli
ultimi rapporti del Centro studi investimenti sociali (CENSIS) risultano più di
1,5 milioni di professionisti.
Il Colap
coordinamento delle libere professioni, costituito nel periodo della mia
Presidenza del quale è parte anche la Fna, organismo fortemente da noi voluto e
sostenuto anche dall’importante apporto di FITA alla quale aderiamo, che
raccoglie al suo interno molte associazioni di varia natura, è di fatto ad oggi l’unico referente che
dialoga al tavolo del governo con il Cup comitato unitario delle professioni,
anche se a questo è riservata una via privilegiata, basti pensare che e’ in
atto una verifica del consenso proprio sulla base della proposta di legge elaborata dal CUP comitato
unitario delle professioni, da parte del sottosegretario alla Giustizia,
Michele Vietti!
Siamo in
attesa di vedere definito uno degli impegni prioritari di questa legislatura,
quello di varare finalmente una riforma di grande rilievo per la società
italiana, nella quale le attività professionali abbiano riconosciuto il loro
ruolo di primo piano, portatrici come sono di valori e di servizi essenziali
per lo sviluppo della società moderna. Se da una parte è ormai molto sentita
l’esigenza di modernizzare l’ordinamento delle professioni intellettuali,
avendo ben chiaro il principio che la tutela degli interessi degli utenti si
realizza nell’ambito del libero mercato,
anche se sulla base di regole e di parametri diversi rispetto a quelli
propri del sistema delle imprese, dall’altra ancora si registrano posizioni di
duro attaccamento alle
tradizioni prettamente Italiane, senza la capacità di valutarne le parti ancora
di interesse da quelle ormai nettamente anacronistiche. Deve essere ben chiaro
che l’Italia quale membro dell’unione europea deve accelerare i tempi di adeguamento specialmente su temi di così
grande rilevanza, cosicché tenendo
presenti le diversità presenti negli ordinamenti degli Stati membri occorre
cercare di individuare gli strumenti normativi più competitivi.
Sotto
questo profilo, nella scorsa XIII legislatura il Governo ha perso l’occasione
per normare definitivamente con una legge quadro l’intero mondo professionale e
nella nuova stagione legislativa dobbiamo registrare svariate nuove proposte
che ritengo utile brevemente riassumere:
1) Come
già detto, è attualmente in atto una verifica del consenso sulla proposta di
legge elaborata dal CUP comitato unitario delle professioni, da parte del
sottosegretario alla Giustizia, Michele Vietti; Proposta che in larga parte non
condividiamo anche per effetto della pretestuosa volontà di controllo da parte
degli ordini professionali delle attività concesse alle professioni non
regolamentate, in netto contrasto delle norme comunitarie e con i principi
democratici e di liberalismo a cui invece il mondo professionale deve
necessariamente ispirarsi.
2) Al
Senato la commissione Giustizia presieduta da Antonino Caruso, ha istituito un
comitato ristretto per arrivare a un testo unico che recepisca le linee delle
proposte sul tappeto: il Ddl 691 (primo firmatario Sen. Domenico Nania, An) e
il Ddl 804 (primo firmatario Sen. Andrea Pastore, Fi).
Proposte
di legge che si propongono ambedue di disciplinare le professioni
intellettuali, partendo dal concetto di salvaguardare il sistema ordinistico
attuale, cercando, come sostiene il disegno di legge Pastore“di dare una
soluzione alle esigenze sopra rappresentate, coniugando l’apertura verso nuove
forme di esercizio delle professioni e verso nuovi compiti degli ordini
professionali, con il rispetto per il sistema ordinistico che va sì riformato,
ma va preservato nelle sue caratteristiche essenziali. (PASTORE)”.
Il disegno di legge Pastore riconosce
l’opportunità e l’utilità dello svolgimento delle professioni in forma
societaria, ma propone una disciplina specifica per le professioni, con
diversificazioni anche significative tra i diversi settori professionali. A tal
fine opta per la creazione di modelli speciali per le professioni, rinviando
l’ammissibilità delle società multiprofessionali e di società con soci
finanziatori (limitatamente alle professioni tecniche) a regolamenti
diversificati per professioni e strutturati in modo da garantire trasparenza,
controllo parlamentare, partecipazione degli ordini e coerenza con il sistema
vigente. Il Ddl Nania sul punto sostiene anch’esso la costituzione di società
fra professionisti, con esclusione del socio di puro capitale per evitare uno
snaturamento degli studi in erogatori di servizi di massa a un utente non
garantita.
La
possibilità di costituzione di società con professionisti non iscritti negli
albi tradizionali sembrerebbe quindi inspiegabilmente esclusa, se non, in
parte, tramite il passaggio previsto dal Ddl Pastore dei soci finanziatori, ai
quali certamente i professionisti non regolamentati non si possono ricondurre,
atteso il loro apporto prettamente intellettuale alle eventuali società
multidisciplinari.
L’On.
Nania sostiene che “La riforma rispetta le caratteristiche essenziali delle
attività professionali che hanno natura intellettuale, anziché meramente
tecnica e pertanto si distinguono da altri servizi per il contenuto creativo e
inventivo fondato sulla detenzione «del sapere e della conoscenza
specializzata».
La FNA si
riconosce nella prima parte della dizione citata in quanto i propri iscritti,
attesa la complessità delle proprie prestazioni ritengono di dare
essenzialmente servizi di natura intellettuale e non meramente tecnica e non
vedono quindi perché essere rilegati ad attività ritenuta servizio sia pure dal
contenuto creativo e inventivo fondato sulla detenzione «del sapere e della
conoscenza specializzata» che dovrebbe contraddistinguere i non collegiati.
Per quanto
riguarda il nostro specifico ambito di interesse è l’articolo articolo 3 della
proposta di legge Nania a trattare i
professionisti che esercitano attività non riservate in esclusiva dalla legge.
Cito dallo stesso Nania “Sono in genere professioni nuove, emergenti,
organizzate in varie associazioni, e sono state oggetto di studio da parte del
Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL). Occorre dare
riconoscimento alle loro organizzazioni, al fine di tutelare la qualità della
professione nell’interesse degli utenti. Si ritiene opportuno affidare al
Governo il compito di regolamentare la formazione di un registro presso il
competente Ministero e le modalità della verifica e della certificazione dei
requisiti formativi e professionali richiesti.”
Dunque una
delega al governo per la regolamentazione di un registro delle associazioni che
possano poi certificare i requisiti formativi e professionali dei propri
iscritti.
L’ articolo, 17, del Ddl Pastore, l’unico previsto a trattare il nostro
specifico ambito, prevede la disciplina delle associazioni professionali, cito
“cioè libere associazioni di esercenti professioni non protette ben distinte
per natura, iscritti e funzioni dagli ordini e che avranno il compito
essenziale di assicurare una struttura organizzativa agile e privatistica alle
professioni cosiddette «emergenti». La norma si limita a disciplinare il
riconoscimento delle associazioni professionali, sia in ordine ai presupposti
(rispetto del principio di libera concorrenza negazione di diritti di esclusiva
dal riconoscimento e garanzia di pluralismo associativo) sia in ordine alle
procedure (istituzione di un registro presso il Ministro della giustizia;
riconoscimento da parte dello stesso Ministro, sentiti il CNEL e gli ordini
professionali operanti nello stesso campo di attività; revoca del
riconoscimento; istruttoria legale e di opportunità da parte del CNEL).”
Quindi,
come per Il Ddl Nania, molto per gli ordini, e poco per le associazioni! Ed in
ogni caso risulta per noi inaccettabile il comma 3 dell’art. 17 dove prevede
che il riconoscimento è effettuato sentito, oltre il CNEL, i consigli nazionali
degli ordini professionali operanti nel medesimo campo di attività, consentendo
quindi una prevaricazione degli ordini del tutto anti democratica e fuori da
ogni ragione, se non solamente di salvaguardia corporativa!! Ed in netto contrasto come principio
ispiratore di terzietà della norma di cui al comma 8 che tende a limitare il
potere delle rappresentative professionali, quando concede alle associazioni il
rilascio degli attestati di competenza professionali purché esse provengano da
soggetti terzi professionalmente qualificati. Quindi non solo una conferma del
potere degli attuali ordini professionali ma anche nuove attribuzioni agli
stessi e forte limitazione del sistema di tipo anglosassone (nel Ddl a dire il
vero molto mortificato) della certificazione delle associazioni professionali.
3) Alla
Camera la commissione Attività produttive ha all’esame le proposte presentate
dall’On. Piero Ruzzante (la n. 1048) e quella elaborata dall’On. Pierluigi
Mantini (la n. 2488).
La
proposta Ruzzante per l’ Istituzione del "certificato professionale
controllato" e delega al Governo per la disciplina delle professioni non
regolamentate, che partendo da un indagine dell’autorità garante della
concorrenza la quale è giunta a dire che “in nessun caso si giustifica
l'adozione di una regolamentazione che limiti sia la libertà di iniziativa
economica privata dei soggetti che attualmente operano in piena autonomia, sia
la libertà di scelta del consumatore" e come, non essendosi prodotti, nel
nostro Paese, sistemi alternativi a quello tradizionale degli Albi si profili
"l'esigenza di organizzare dei sistemi di certificazione che rappresentino
un marchio di qualità per il consumatore", ha analizzato l’attuale lavoro
già svolto dalle associazioni non regolamentate come la Fna, ed al modello di
certificazione qualitativa di tipo prettamente privatistico di fatto già
attuato dalle stesse. E’ riproponendo per ampie linee il modello di dette
associazioni, che il Ddl Ruzzante, cito “si prefigge lo scopo di avviare, anche
in tale campo, un rapido adeguamento alla normativa e agli orientamenti
europei, di salvaguardare le regole della libera concorrenza e del mercato, di
tutelare gli interessi degli utenti, di favorire lo sviluppo libero delle
professioni ripudiando ogni sistema di riconoscimento che porti alla
sclerotizzazione e alla formazione di nicchie di privilegio, ma al contrario
perseguendo sistemi che favoriscano l'adeguamento continuo delle professioni
alle esigenze imposte dal rapido divenire dei rapporti economico-sociali e del
progresso scientifico, infine di favorire in tale modo la creazione di nuove
opportunità occupazionali”
Questo è un disegno di legge da noi maggiormente condiviso, primo perché
concentra l’attenzione sulla problematica del nuovo assetto professionale
Italiano nell’ottica europea, secondo perché non concede nuove prerogative al
sistema ordinistico, privilegiando invece una regolamentazione del sistema
qualitativo professionale con l’istituzione di un "certificato
professionale controllato", con il quale si attestano l'esercizio abituale
della professione, il costante aggiornamento del professionista ed un
comportamento conforme alle norme di corretto svolgimento della professione, il
cui rilascio è delegato alle stesse associazioni professionali.
Anche il
disegno di legge Mantini che detta “Disposizioni per la regolamentazione delle
nuove attività professionali”, incentra il problema sulle nuove professioni, anche esse, come quelle
regolamentate, prevalentemente basate sui requisiti della conoscenza
intellettuale o tecnico-specialistica e su quelli dell'indipendenza, della
responsabilità e del rapporto fiduciario con il cliente.
La
proposta di legge Mantini fa
esplicito riferimento al ritardo italiano nel recepimento della direttiva
92/51/CEE, parzialmente integrata dalla direttiva 2001/19/CE, relativamente
alla parte in cui, nell'ambito di disposizioni per il riconoscimento della
formazione professionale e l'integrazione in sede europea, introduce "l'attestato
di competenza" in specie per le professioni non regolamentate "considerando
che in taluni Stati membri le professioni regolamentate sono relativamente
poche; che tuttavia le professioni non regolamentate possono essere oggetto di
una formazione specificamente orientata verso l'esercizio della professione, la
cui struttura e il cui livello sono determinati o controllati dalle autorità
competenti dello Stato membro in questione (...)".
Essa si basa appunto su un doppio livello di controlli necessari per favorire
la piena legittimazione, anche in sede europea, delle nuove professioni e per
assicurare, nel contempo, qualità e responsabilità nei confronti dei cittadini
utenti dei servizi, ossia nella verifica dei requisiti delle associazioni
certificatrici iscritte presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ove è
dovrebbe essere istituito il
Dipartimento delle associazioni professionali,
e delle stesse sui propri iscritti “certificati” con sistemi di
valutazione qualitativa e morale dei singoli.
4) Nel
contempo si sta facendo strada
una iniziativa di istituzione dei ruoli Camerali specifica per gli
amministratori condominiali, che “staccando” tale segmento professionale dal
più generale problema di riordino delle professioni, .....
In tale
proposta si attuerebbe esclusivamente
un mero riconoscimento di qualità professionale come può esserlo quello del
ruolo dei periti ed esperti, creando un elenco di professionisti
qualitativamente selezionati. Nulla da obiettare se questo è il massimo che lo Stato può offrire al momento, ma certo
che non può essere la soluzione finale di un problema molto più vasto che non
può certamente essere risolto con la semplice delega alle Camere di commercio
che già si occupano di misure e pesi, di commercio estero, di attività
produttive, di norme e consuetudini
e di mille altre problematiche legate principalmente
al mondo del commercio e non delle professioni
intellettuali al quale la Fna predilige riconoscersi. Inoltre in questa proposta di legge si legge la
locuzione “amministratore condominiale” e non amministratore immobiliare, e
dunque un ulteriore problema potrebbe essere rappresentato tra le attività
legate all’iscrizione all’albo e quelle libere come ad esempio
l’amministrazione di beni di singoli proprietari, sia pur in assenza di una
esclusiva per gli iscritti.
5) infine,
di non poco conto la modifica del titolo V della Costituzione nel frattempo sta
producendo nuovi scenari per il modo professionale. Ci risultano siano state presentate diverse proposte di leggi
Regionali come ad esempio la Regione Lazio
la quale sta per varare il Ruolo degli
amministratori condominiali mentre in Calabria esiste già da
prima una legge Regionale (27/2001)
che si intende di regolamentare le professioni con l'istituzione di una Consulta delle professioni aperta ai
rappresentanti sia degli Ordini che delle associazioni.
La nostra
posizione, sia pur benevola all’istituzione di albi per la nostra professione,
non può che lasciarci perplessi dal punto di vista pratico sia per gli
amministratori che per i consumatori. Ritengo infatti che una disordinata
creazione di albi professionali regionali possa comportare soltanto confusione pericolosa per il prestigio e la
elevazione della nostra attività. Infatti, la mancanza di certezza da parte del
cittadino crea inevitabilmente una caduta di credibilità della norma che si
intende far rispettare.
D’altro canto, è comprensibile
la posizione delle Regioni che, nell’inerzia dei principi generali si sono
mosse. Tuttavia se una regolamentazione
nazionale tardasse ancora, il rischio sarebbe quello di avere scelte legislative disorganiche su di
un tema così importante e delicato, tanto da consigliare poi al legislatore
statale ad effettuare un doveroso
raccordo tra le varie normative al fine di armonizzarne quanto meno le linee
generali. Certamente non sarebbe
il primo caso in cui la norma statale si troverebbe a fare i conti con la
legislazione Regionale già attuata come per esempio con la normativa di
edilizia in materia di DIA, (denuncia
inizio attività), tanto da far salve le precedenti legislazioni della Regione
Toscana e Lombardia rispetto
alla tardiva norma nazionale, con tutte le conseguenti diverse visioni ed
applicazioni della normativa regionale in disarmonia con quella statale, con addirittura conseguenti situazioni di dubbia
liceità delle norme di quelle Regioni che hanno legiferato nel periodo
transitorio.
E’ auspicabile
quindi che il processo di modernizzazione del settore professionale Italiano
sia adeguato e regolamentato in modo organico a livello nazionale entro breve
tempo, o perlomeno che sia garantita una regolamentazione certa e seria delle
attività attualmente non regolamentate entro un ragionevole tempo che potrebbe
essere quello della fine del corrente anno, al fine di non rendere
ulteriormente difficile il percorso naturale di specializzazione e emersione
delle nuove professioni italiane che
già hanno subito un ingiusta penalizzazione rispetto alle rispettive
categorie professionali europee.
In poche
parole, per citare Tito Livio,
mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata!
In ogni
casole proposte di legge di cui abbiamo parlato contengono norme in materia di
recepimento delle direttive europee relative al sistema generale di
riconoscimento delle qualifiche professionali. Quindi, a mio modesto parere, risulta incontrovertibile la competenza
legislativa statale in materia, anche in relazione al nuovo titolo V della
parte seconda della Costituzione, fatto salve le norme di carattere particolare
che le Regioni potrebbero legiferare in attuazione della norma generale.
Comunque, vista anche la gradita rappresentanza di amici e colleghi della maggiore associazione di categoria
Francese, riaffermo: “ben vengano i colleghi di tutta l’Europa a prestare le
loro professionalità nel nostro Paese,
ma che almeno sia consentito anche ai professionisti italiani di poter competere sullo stesso piano!” Vi garantisco che
questo è un obiettivo che la Fna non smetterà mai di perseguire e di attuare
per quanto ci sarà possibile in tutte le sedi opportune e con tutti i partner
seri e credibili, come il Colap.
Ponendo
l’attenzione sul tema voluto per questa nostra giornata dell’interesse pubblico
che riveste la nostra attività, devo ancora una volta sottolineare che questo è
preminente e deve essere giustamente valutato dai competenti organi istituzionali, i quali devono
prendere atto che l’attività di amministratore immobiliare è un attività che
non attrae solo la sfera prettamente privatistica, ma anche quella
dell’interesse pubblico. Infatti è l’amministratore il responsabile di immensi
patrimoni immobiliari anche di particolare pregio architettonico e storico che
costituiscono le nostre città, è lui il soggetto di riferimento tra i singoli e
le pubbliche amministrazioni di ogni ordine e grado, è colui che può
capillararmente far attuare una normativa per la sicurezza che diversamente
resterebbe solo sulla carta, è insomma il referente dell’interesse di singole
collettività nel contesto cittadino, ed allo stesso tempo il referente
dell’interesse pubblico all’interno delle singole realtà anche di taluni interi
quartieri. Per questo il tema dell’odierna tavola rotonda ha il titolo “la
professionalità dell’amministratore al servizio della città”, proprio per porre
quelle basi sulle quali potremo lavorare anche con le altre associazioni di
amministratori.
Bisogna
diffidare da chi vuole concedere agli amministratori immobiliari soltanto un
posto di spettatore, in quanto soggetto portatore di interessi non
fondamentali. In questo senso mi sono chiesto e voglio porvi pongo lo stesso
interrogativo: come si può sostenere la necessità di esistenza di un albo
professionale per le attività contabili (alle quali và tutto il mio personale
rispetto), sostenendo che garantisce interessi pubblici rilevanti, quando
esistono attività come quella di amministratore immobiliare che veramente
garantiscono interessi pubblici generali che non sono allo stato neanche regolamentate?!
Come
potremo continuare a credere a questa barzelletta inventata soltanto per
cercare di difendere alcune posizioni anacronistiche del sistema ordinistico?
Diversamente
da chi valuta la possibile riforma del mondo professionale dall’alto delle sue
posizioni da “difendere a tutti i costi” noi della FNA chiediamo soltanto di
non contrastare il giusto spazio necessario anche alle realtà emergenti come la
nostra che viene definita sempre come nuova professione ma che in realtà è anche più “vecchia” di tante altre che
diversamente hanno avuto maggiore fortuna nel riconoscimento normativo.
Tornando
al dibattito che seguirà grazie
alle importanti presenze alla tavola
rotonda dei relatori , che ringrazio della presenza, invio questo
messaggio: La Fna tramite la professionalità dei propri amministratori associati, si propone sempre più di essere
parte attiva nei processi di mantenimento in efficienza delle città, in quanto
organizzazione che raggruppa gli amministratori immobiliari professionisti e
dunque i soggetti fondamentali che rappresentano chi vive e chi lavora e dà
identità e caratterizzazione alle nostre realtà urbane. Tale ruolo sociale non deriva certo dalle norme sin qui emanate,
ma da meriti acquisiti da soli sul campo. Questo certamente non potrà
togliercelo nessuno!