Norme in vigore dal prossimo anno, ma che "si applicheranno agli espropri in corso per le fasi procedimentali non ancora concluse". Queste poche parole del nuovo Testo unico delle espropriazioni sconvolgono due mondi. Quello delle centinaia di migliaia di persone (quanti siano, impossibile dirlo) che hanno in corso da anni o addirittura da decenni una procedura di esproprio, e che vedono mutate profondamente le regole del gioco, in genere a loro favore. Ma anche quello di 8.103 comuni, 103 province e 20 regioni, oltre a numerosi altri enti pubblici, che sin da subito sono costretti a rivoluzionare il loro modo di operare: in caso contrario rischiano l'accusa di atti illegittimi e dovranno sborsare fiumi di denaro.
Si è parlato ancora troppo poco del nuovo testo unico (Dpr 237/2001), forse perché comparso in Gazzetta il 16 agosto, in piena estate: eppure il Dpr non si limita a coordinare ed armonizzare norme già esistenti (fatica improba, per le evidenti contraddizioni tra legge e legge e i numerosi interventi della Corte Costituzionale), ma introduce novità radicali di cui daremo solo parzialmente conto.
In buona sostanza, il nuovo procedimento di esproprio viene rigidamente scandito in numerose tappe e in tempi prescritti, il cui mancato rispetto può creare guai a non finire sia all'espropriato che a chi promuove l'esproprio stesso. Nel corso di questo iter, sono garantiti spazi di controllo e di azione alla persona minacciata di vedersi sottratto un diritto, sia pure per motivi di pubblica utilità. Continuano purtroppo ad esistere eccezioni al procedimento ordinario, per motivi di necessità o urgenza difficili da contestare, data la loro indeterminatezza . Sono quelle eccezioni che nel passato hanno finito purtroppo per trasformarsi nella regola (prima tra tutte l'occupazione acquisitiva di aree). Tuttavia, lo spirito della nuova legge sembra quello di costringere le amministrazioni pubbliche a metter mano al portafoglio, se alla retta via preferiscono le scorciatoie.
Al di là di quanto detto negli altri articoli, vanno segnalate le novità nelle competenze. Tutti i soggetti pubblici, direttamente e senza la necessità di ricorrere al Prefetto, possono gestire le procedure di espropriazione. Possono delegare, parte delle loro funzioni a un concessionario, anche privato (in genere chi fa direttamente l'opera). I comuni sono tenuti a fondare uno specifico Ufficio Espropriazioni, anche in forma associata tra di loro. Il suo dirigente rilascia il provvedimento definitivo, aiutato dal responsabile del procedimento, da lui stesso nominato con funzioni di coordinatore. I principi, se non la lettera, del Testo Unico valgono anche per le Regioni a statuto speciale
Un'analisi a parte meriterebbero le novità urbanistiche, che modificano implicitamente lo stesso Testo Unico dell'Edilizia, già varato ma non ancora pubblicato in Gazzetta, che pure esclude cambiamenti taciti alle proprie regole. Anche in mancanza o in contrasto con il Prg, l'approvazione di un'opera da parte del Consiglio Comunale costituisce variante. La variante diventa effettiva con il silenzio-assenso della Regione entro 90 giorni, dopo un'ulteriore delibera del Consiglio Comunale. Un silenzio-assenso identico è previsto per la modifica del tipo di opera prevista dalla variante stessa. L'introduzione di questi meccanismi che cambiano profondamente i rapporti tra Comune e Regione, potrebbe sollevare polemiche.
Le principali novità del Testo Unico sugli espropri |
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Fonte: Ufficio Studi Confappi (Confederazione piccola proprietà immobiliare)