Occupazione abusiva di area usucapita
Mi
riferisco a un vostro precedente articolo apparso sul
numero di ottobre 2005 dal titolo “La facciata va rifatta da tutti“.
Gradirei,
ampliando il discorso sul tema, un vostro parere tecnico legale su un ulteriore aspetto di tale argomento che coinvolge,
attualmente, una mia proprietà.
È
accluso alla presente uno schizzo riproducente uno stabile, costruito dalla mia
famiglia nel 1772 sito in Piazza Umberto I di Sant’Agata dei Goti (BN).
Negli
ultimi 50 anni quattro diversi acquirenti-concittadini hanno acquistato, in
tempi diversi, la parte dello stabile segnata in giallo.
La
quota in bianco del rimanente edificio è abitata da noi eredi e proprietari
(famiglie Viparelli e Lombardi) . L’intero complesso è
dotato di due ingressi autonomi, per ciascuna delle due parti colorate.
Alcuni
dei recenti 4 proprietari, e in particolare quelli al pian terreno, e mi riferisco sempre alla zona in giallo, hanno improvvisamente
agli inizi di quest’anno, sbarrato l’accesso all’area antistante al fabbricato
da sempre considerata pubblica (anche dalle attuali mappe catastali), con una
barra elettronica e l’apposizione di un cartello indicativo di proprietà
privata. Tutto ciò senza consultarci, ma limitandosi a
esibire al Comune un atto notorio (peraltro considerato di discutibile
validità, per diverse motivazioni, da un nostro consulente legale) nel quale si
fa riferimento a un vecchio canone- enfiteusi, da essi pagato, e poi affrancato
da uno degli antichi proprietari della sola quota in giallo dello stabile,
nostro familiare defunto.
Atto
notorio che prevedeva il diritto all’area antistante
l’abitazione, ma ignorava totalmente eguali diritti di ben sei altri fratelli,
egualmente proprietari della parte in bianco del palazzo, di cui noi siamo
rimasti eredi.
Avendo
noi da sempre, unitamente alle nostre precedenti generazioni, utilizzato tale
area per la sosta di calessi e auto di famiglia, anche per presumibile diritto
“capione” etc.. alla nostra richiesta di chiarimento
su tale arbitraria esclusione dall’accesso all’area antistante lo stabile,
sempre ritenuto CONDOMINIALE (o almeno pubblico) ci è stato risposto con
lettera raccomandata che essi ignorano l’esistenza di un condominio, che
trattasi di una loro area privata, riconosciuta come tale (stranamente!) dallo
stesso Comune.
Sulla
base del vostro articolo, e considerando che le nostre reciproche proprietà
(bianca e gialla) sono unità immobiliari singole, ma che condividono facciata,
tettoia, solai fra primo e secondo piano, mura divisorie e mura portanti vi
pongo il quesito: si tratta o no di un CONDOMINIO?
In
caso affermativo quali sono le procedure legali per ottenere il riconoscimento?
Gradita
risposta privata. Viparelli
L’affrancamento dell’enfiteusi
ai sensi dell’articolo 971 del codice civile ha ben
poco a che vedere con le pretese dei vicini. Occorre agire con rapidità in
giudizio, con un’azione di reintegrazione del possesso sull’area in oggetto,
per non far scadere il termine annuale dallo spoglio del possesso stesso,
facendo valere nel contempo il diritto di usucapione.