Revisione rendite per intere microzone:
Milano, Ferrara e Casale
Monferrato i comuni capofila
Nota: il testo
qui riprodotto corrisponde solo parzialmente a quello pubblicato su Il Sole del
30/1/2006, per interventi e completamenti redazionali.
La revisione
parziale del classamento per intere microzone è resa possibile dal comma 335
della Finanziaria 2005 (Legge n. 311/2004). I provvedimenti di
attuazione sono due: la determinazione dell’agenzia del Territorio 16
febbraio 2005, che detta i criteri guida per la revisione, e la circolare 1
agosto 2005, n. 9 che ha due scopi: nel testo, regolare i rapporti tra
l’Agenzia e i Comuni, nell’allegato tecnico, chiarire i calcoli matematici necessari
per stabilire quando i valori catastali di una determinata microzona
sono sproporzionati rispetto a quelli delle altre. Le variazioni sono state
richieste e concesse, per ora a Milano
(microzone catastali 1, 2, 8 e 14), Ferrara (microzona catastale 1) e
Casale Monferrato (microzone 2 e 6) da tre determinazioni dell’Agenzia del
Territorio, tutte datate 30 novembre 2005.
I criteri della
modifica. Comè
noto, le rendite che i valori catastali hanno ben poco a che vedere con
i canoni e i valori di mercato degli immobili (per esempio, sono sottostimati
per le abitazioni). .Questa mancata coerenza non è di per sé un problema, anche
perché per l’Ici può è stata “corretta” attraverso
l’applicazione di aliquote piuttosto elevate..
Tuttavia il tentativo
di correggere le rendite catastali nelle zone delle città in cui le stime
fiscali degli immobili sono evidentemente sproporzionate rispetto ai quartieri
vicini (un fenomeno particolarmente evidente per i centri storici e in genere
per gli isolati divenuti di maggior pregio), si scontra evidentemente con
grandi difficoltà. Come fare? Sarebbe stato assurdo rapportare in queste zone i
valori catastali direttamente a quelli di mercato, perché si sarebbero create
sperequazioni con i quartieri vicini.
Ecco
perché, nell’identificare le microzone “sospette”, si deciso di analizzare
quattro differenti dati. Il primo è il valore catastale medio ai
fini Ici per un certo tipo di immobile
(abitazione, ufficio, negozio) nell’intero comune. Il secondo è lo stesso
valore nella singola microzona. Il terzo, è il valore di mercato medio nel
comune. Il quarto è il valore di mercato medio nella microzona.
I dati sui valori
catastali sono stati ovviamente tratti dagli archivi informatici del
Territorio. Fonte dei dati per i valori di mercato è stato invece decretato
(dalla Determinazione del 18/2/2005), l’Omni,
l’Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del
territorio, che ormai da anni fornisce ogni sei mesi quotazioni aggiornate, che
hanno come base territoriale di riferimento le microzone comunali (e, in
qualche caso, anche porzioni di territorio ancor più piccole). Più
precisamente, si è deciso di rapportarsi alle quotazioni del secondo semestre del 2004.
Il metodo.
In definitiva, si è deciso di mettere a paragone due rapporti. Il primo è tra i
valori medi di mercato della microzona e i valori medi catastali, sempre della
microzona. Il secondo tra i valori medi di mercato e i valori
medi catastali dell’insieme delle microzone del comune. Se risulta dal confronto questi due parametri risulta che per
una determinata microzona lo scostamento è superiore al 35%, si da luogo alla
modifica (al rialzo o al ribasso)delle rendite.
E’ evidente che nei
comuni in cui esiste una sola microzona non era
possibile un confronto con le altre. Per renderlo più credibile si è comunque deciso che ne dovessero esistere perlomeno tre,.
Potenzialmente il provvedimento riguarda quindi “solo” 1.675 comuni sugli oltre
8.100 esistenti in Italia. L’elenco è pubblicato sul sito dell’Agenzia del
Territorio. Più esattamente 790 comuni sono al Nord, 249 al Centro, 441 al Sud
e 195 sulle isole.
Metodi utilizzati:
complesse funzioni su valori dubbi
Come ha fatto l’Agenzia del Territorio per porre a confronto i valori
catastali e quelli di mercato nella singola microzona e nell’intero comune?
Semplificazioni.
Per ricavare i dati-base su cui eseguire i complicati calcoli, è stata costretta
a semplificare molto. Per esempio, ha tenuto conto dei valori nelle microzone
solo degli immobili residenziali, i negozi e laboratori, gli uffici, escludendo
ogni altro tipo di immobili (box e garage compresi).
Si sono eliminate dall’analisi le microzone con destinazioni prevalenti diverse
(per esempio, quelle industriali). Si sono poi
depennati anche gli immobili di intere categorie catastali, considerate come
“marginali” (per esempio ville, villini, case di lusso, palazzi monumentali)
qualora la loro presenza complessiva non fosse significativa, cioè se contavano
meno del 10% del numero totale di unità nella microzona. Ulteriori
semplificazioni hanno coinvolto il calcolo delle superfici, indispensabile per
il confronto con i valori di mercato. Infine si è tenuto conto nelle singole
microzone solo delle destinazioni d’uso più importanti.
I valori di mercato su
cui fare i confronti sono infine scaturiti da una media un po’ grossolana tra
le quotazioni Omini (per esempio tra quelle di abitazioni
popolari e signorili), che non tiene conto del numero di ciascun tipo di
immobili nella microzona stessa. Su questi dati semplificati si sono applicate,
infine, complesse funzioni.
Un giudizio finale.
In definitiva è possibile affermare che:
1) I metodi utilizzati
sono cervellotici, una sorta di elaborazione
matematica ad alto livello di dati sul cui valore è lecito nutrire dubbi. Di
ciò non si può dar colpa all’Agenzia del Territorio che probabilmente non
poteva fare di meglio.
2) Risulta
praticamente impossibile, non solo per il singolo contribuente, pur se
assistito da un tecnico, ma anche per le associazioni dei proprietari (che
potrebbero essere interessate a contestare variazioni in un’intera microzona),
ricostruire i motivi che hanno portato alle variazioni. Bisognerebbe poter disporre di tutte le banche dati del Territorio, su cui
eseguire i calcoli . Ciò, evidentemente, limita la possibilità di ricorsi.
Incremento valori: di
quanto?. Quello che né la legge, né tantomeno
i decreti e le circolari di attuazione chiariscono è
un dubbio fondamentale: cosa accade se in una determinata microzona i valori
catastali sono giudicati non congrui, perché superano la soglia del 35% in più
o in meno rispetto a quelli medi del comune? Di quanto, in altre parole, viene incrementata (o diminuita) la rendita catastale?
L’unico metodo
applicabile per alzare od abbassare la tariffa catastale, sta nell’attribuire
all’immobile una classe superiore o inferiore. In media tra una classe e
l’altra di tariffa esiste una differenza dl 15%. Voci affermano comunque che la variazione sarà contenuta entro una o due
classi. Se sono fondate, significa che potranno
esserci incrementi dal 15 al 30% della tariffa. Se è
il caso, resta possibile con semplice provvedimento direttoriale decidere la
creazione di nuove classi (per esempio, per consentire l’incremento della
tariffa di un immobile che è già nella classe più alta).
Quali sono i valori di
mercato a Milano per l’Agenzia del Territorio
I valori medi
dell’Osservatorio dell’Agenzia del Territorio nelle microzone di Milano soggette a variazioni catastali (in euro al
metro quadrato, primo semestre 2005)
Microzona |
Abitazioni civili |
Abitazioni economiche |
Box |
||||
Scadente |
Normale |
Ottimo |
Scadente |
Normale |
Ottimo |
||
1 (Scala, Manzoni,V. Emanuele, S. Babila) |
6550 |
8375 |
10700 |
5900 |
6450 |
8150 |
4500 |
2 (Brera, Duomo, Cordusio, Torino) |
5075 |
5500 |
7200 |
4700 |
5050 |
6400 |
4200 |
8 (Venezia, Majno, Monforte) |
5100 |
5400 |
7600 |
4300 |
5500 |
6000 |
3700 |
14 (Pagano, Monti,
Wagner) |
3700 |
4350 |
5100 |
3150 |
3850 |
4500 |
2850 |
Fonte:
elaborazione Confappi su dati Omini primo semestre 2005