Le stufe a pellets sono un alternativa anche
per le grandi città
Il riscaldamento a legna vince la gara della convenienza
L’energia solare e quella eolica sono da considerarsi, salvo rare eccezioni,
non sostitutive ma integrative alle altre fonti energetiche, quando è in ballo
il riscaldamento invernale in zona fredda. Il gas propano liquido
(Gpl) non è una scelta, ma un’imposizione, laddove il
comune non è metanizzato e i rifornimenti di gasolio non sono convenienti o
inesistenti, perché la località è isolata. Il carbone non è una risorsa
mineraria importante in Italia. Quindi la vera alternativa valida per tutta la
penisola per il riscaldamento invernale è il ritorno all’antico, cioè al legno (o, più esattamente, alle biomasse).
Ed è proprio la combustione dei prodotti naturali che riserva la più grande
delle sorprese: è la più conveniente sul lungo periodo, nonostante costi
iniziali di installazione elevati.
Tra tutti i carburanti,
è il legno a vincere. Naturalmente la combustione non deve avvenire nel
caminetto, che ha un’altissima dispersione di calore, ma in stufe costruite
secondo le tecnologie più avanzate. Condizione perché il
tradizionali ceppi possano vincere ogni confronto è però disporre di
rifornimenti vicini, altrimenti i costi del trasporto divengono proibitivi. Quindi l’alternativa-legno resta, per i più, un sogno.
Non per questo il
riscaldamento a biomassa è una chimera: se il legno
non è disponibile vicino e a basso costo, si può ricorrere alle stufe a “pellets”.
Si tratta di piccoli
tronchetti legnosi costituiti da segatura compressa e scarti della lavorazione
del legno, di lunghezza variabile da 5 millimetri a 4 centimetri e di diametro
di 4-10 millimetri. La forte compressione cui sono
sottoposti fa sì che mantengano la loro forma e possano essere trasportati
comodamente con autocisterne. Hanno una percentuale di umidità
molto più bassa rispetto alla legna tradizionale, quindi una maggiore resa
termica con un basso residuo di cenere. Il loro potere calorifico è pari a
circa 4,9 kWh/kg; il valore
energetico di un chilogrammo di pellets equivale
all’incirca a mezzo litro di gasolio da riscaldamento o a mezzo metro cubo di
metano. I pellets sono in vendita ormai anche nelle
grandi città, anche se occorre pur sempre fare attenzione alla loro qualità.
Gli apparecchia pellets assomiglia a una normale
stufa o camino ad incastro. Sono utilizzabili sia per riscaldamento
centralizzato che singolo e sono in genere automatici, quanto ad accensione,
regolazione , quantità di aria o acqua calda da
utilizzare . Si autoalimentano da appositi serbatoi.
Se manca la corrente elettrica la stufa si ferma e
riprende a funzionare automaticamente quando torna.
Le stufe a pellets si possono anche alimentare con diversi tipi di biomasse legnose, purchè
opportunamente tritate e sminuzzate, come per esempio gusci di nocciole, di
noci, di pesche, di mandorle, tralci d'uve, cippato,
ramaglia di potature, ecc.
Una sottocategoria di
questo tipo di apparecchi è rappresentata dalle stufe
a mais, alimentate, appunto, da normale mais in grani, abbastanza facilmente
reperibile, a prezzi tra i più bassi in fatto di combustibili. In genere le
stufe a mais bruciano anche pellets. La resa è di
oltre 6000 kcal/h al kg, vengono emanati pochissimi
fumi ed la quantità di ceneri è circa uguale a quella dei pellets.
Corrispondenze di resa di
biomasse a confronto con i combustibili tradizionali
(con
caldaie ad alta resa energetica)
Gasolio |
Metano |
Gpl |
Legna |
Pellets |
Gusci (nocciole eccetera) |
Mais |
1 litro |
0,995 mc |
1,38 litri |
3,2 kg |
2 kg |
2,3 kg |
1,7 kg |
Fonte:
Casa Felice (Asti)
Costi di quattro tipi di
riscaldamento a confronto
(caldaie con
potenza di 100 kw, 1.500 ore di esercizio,
comprensivi di ammortamento in 14 anni d’esercizio)
|
legna |
pellets |
gasolio |
metano |
Costo caldaia e installazione |
12500 € |
12.500 |
5.500 |
4.500 |
Costo opere civili |
10.000 |
8.500 |
4.500 |
4.000 |
Totale investimento |
22.500 |
21.000 |
10.000 |
8.500 |
costo del capitale |
2.273 |
2.122 |
1.010 |
859 |
costi totali combustibile |
5.102 |
6.192 |
15.028 |
11.713 |
altri costi d'esercizio |
2.075 |
1.718 |
528 |
445 |
Totale costi esercizio |
9.450 |
10.032 |
16.566 |
13.017 |
costo per MWh |
0,063 |
0,067 |
0,110 |
0,087 |
Fonte:
Provincia di Bologna
La scelta del tipo di
caldaia (per impianti centralizzati e non) ha un senso esclusivamente se
l’impianto è a metano, perché se funziona a gasolio è ristretta al tipo “con
bruciatore ad aria soffiata”. Vediamo i
pro e i contro di ogni apparecchio.
Tutti i tipi di
riscaldamento a confronto
Edificio che necessita di un impianto da 15 kW
ed ha un fabbisogno calorifico annuo di 15.000 kWh,.
Tipo di impianto |
Confronto del prezzo |
a gasolio |
100% |
a metano |
72% |
a GPL |
122% |
a legna |
50% |
a minuzzoli di legna |
72% |
a pellets |
70% |
stufa centralizzata |
65% |
teleriscaldamento |
93% |
pompa di calore |
74% |
pompa di calore geotermica
|
74% |
I costi di investimento includono il prezzo di
acquisto della caldaia, della cisterna, degli allacciamenti alla rete del gas,
della distribuzione calore, del silo (per lo stoccaggio del combustibile
legnoso) e del trasporto del combustibile (minuzzoli, pellets
ecc.). Da questo importo è stato detratto il 30% di
contributo provinciale (Alto Adige) sui
nuovi impianti.
I costi del combustibile sono stati calcolati per un periodo di 20 anni
basandosi sui costi praticati attualmente in Alto
Adige e senza considerare il loro andamento futuro, poiché a questo riguardo si
possono fare solo delle ipotesi.
I costi di manutenzione includono le spese per la canna fumaria, lo
spazzacamino, la corrente e il tecnico della ditta di assistenza.
I prezzi sono comprensivi di IVA del 4%.
Fonte: Centro
Consumatori, dicembre 2004
Fonte:
Centro Consumatori, dicembre 2004