Ipoteca su quota ereditata e divisione

 

 

Nel 2002 sono diventato comproprietario con una mia zia di una casa agricola e di un terreno edificabile. Dopo un po' di tempo ho deciso di spingere per sciogliere questa comunione di beni ma alla fine ho scoperto che il motivo del tergiversare di mia zia derivava dal fatto che, avendo lei messo la firma per far ottenere un fido a suo marito e non essendo lui rientrato dal fido stesso, la banca aveva iniziato una causa nei loro confronti arrivando a far iscrivere un'ipoteca giudiziale che ora grava indistintamente sull'intera proprietà. Ora la causa è ancora in corso e quindi non si è ancora arrivati alla procedura esecutiva.

Preciso che di tutta la vicenda io sono stato informato solo nove mesi fa.
La mia domanda è questa: dividendo la proprietà tra me e mia zia e dimostrando che la parte restante a lei è abbastanza capiente per tutelare il credito della banca, la banca stessa si può opporre alla divisione o può comunque rifiutarsi di far restringere l'ipoteca sulla parte assegnatale? Ho altre vie percorribili legalmente?

La ringrazio in anticipo e le porgo i miei più distinti saluti.

Luca Demeglio

 

La legislazione vigente fino al 31 dicembre 2005 sulle aste giudiziarie immobiliari farebbe salva la sua quota di comproprietà in comunione (supponiamo ereditaria). E’ assolutamente consigliabile che lei proceda alla divisione, anche perché l’articolo 2825 del codice civile recita: “L'ipoteca costituita sulla propria quota da uno dei partecipanti alla comunione  produce effetto rispetto a quei beni o a quella porzione di beni che a lui verranno assegnati nella divisione”.  Inoltre, se la parte restata alla zia è capiente per quanto attiene al debito, riteniamo che possa essere trovato un accordo con l’istituto di credito che, tutto sommato, dalla richiesta di divisione potrebbe essere avvantaggiato, perché metterebbe all’asta un bene in piena proprietà.