Il punto sui contributi per
la conversione degli impianti termici
Se si eccettua la detrazione del 36% sulle opere di recupero, le norme nazionali non hanno mai previsto
agevolazioni fiscali o contributi per la trasformazione da centralizzato a
singolo dell’impianto di riscaldamento, anche se in anni passati (ma oggi non
più) alcune delle spese necessarie erano state dichiarate deducibili (dall'art. 29 della legge 9 gennaio 1991, n.9).
In compenso fino a poco tempo fa molte
aziende di distribuzione del metano erogavano finanziamenti, anche notevoli,
per la conversione da gasolio a metano degli impianti centralizzati.
Oggi la situazione è mutata, almeno secondo
l’indagine condotta dalla Confappi (confederazione piccola proprietà
immobiliare), presso Italgas, Camuzzi e Aem, tre delle principali società di
distribuzione.
L’Italgas, che serve molte grandi città italiane (tra cui Roma, Torino, Venezia e Catanzaro), e l’Aem , che rifornisce Milano, l’hinterland e parte del Triveneto (attraverso consociate), hanno entrambe interrotto la tradizionale politica degli sconti o dei contributi/finanziamenti alla trasformazione da gasolio a metano. Probabilmente, per due motivi: buona parte degli impianti sono stati già convertiti e in secondo luogo perché prima o poi, con la liberalizzazione del mercato del gas, finirà il monopolio locale delle società di distribuzione. Quindi un cliente,aiutato a scegliere il metano, potrebbe passare a un concorrente. In sostituzione, l’Italgas propone contratti pluriennali di Servizio Energia (in cui viene venduto non il combustibile ma l’impegno a garantire una certa temperatura nei locali) connessi a interventi agevolati di riqualificazione degli impianti, della loro messa a norma e della loro trasformazione per il funzionamento con i combustibili economicamente più convenienti.
La Camuzzi gas, recentemente assorbita dall’Enel e che serve oltre
500 comuni in Italia, non ha politiche di finanziamenti in corso, ma prevede
che vengano approvate ad autunno, per la stagione di riscaldamento successiva
(2003-2004).
A caccia di altri
contributi, occorre spulciare le leggi e le delibere regionali e
informarsi dell’effettiva disponibilità di fondi. Per esempio le leggi
regionali della Liguria n. 48/1996 e del Veneto n. 25/2000. Oppure la legge
provinciale di Bolzano n. 4 del 1993 e la Legge della Val d’Aosta n. 62/1993, che agevolano la trasformazione
da centralizzato a singolo e la legge regionale Toscana 45/1997 (che dà
autonomia ai comuni su come spendere contributi per il risparmio energetico),
Silvio Rezzonico