Il procedimento di
esproprio, o meglio quello che definiremo "modello ordinario"
(per distinguerlo dalle sue varianti), è rigidamente scandito in
numerosissime tappe e in tempi prescritti, il cui mancato rispetto può creare
guai a non finire sia all'espropriato che a chi promuove l'esproprio stesso.
La conoscenza dei
complessi meccanismi di legge è una preziosa arma in mano a chi si vede
sottratto un diritto, sia pure per motivi di pubblica utilità. A questo scopo
la Confappi (Confederazione piccola proprietà immobiliare) ha messo a punto uno
schema (o meglio, un diagramma di flusso) che aiuta gli interessati a seguirne
le varie fasi.
Molto sinteticamente, le
tappe principali de l'esproprio "ordinario" sono:
Tuttavia l'esperienza
insegna che, nel caso degli espropri, le eccezioni possono essere più
importanti delle regole. Qui sotto ne elenchiamo le principali. (l'occupazione
senza titolo ,quella temporanee. e la determinazione urgente dell'indennità
provvisoria).
Un iter a parte,
indipendente, è quello che porta infine dall'indennità provvisoria alla
determinazione di quella definitiva. Non a caso l'indennità definitiva può
essere fissata anni dopo che il
proprietario non ha più alcun diritto su quelli che un tempo erano i suoi beni.
Principali
eccezioni al procedimento ordinario
L'occupazione
senza titolo di aree
C'é
chi ha valutato la scomparsa della occupazione d'urgenza come la principale novità del Testo Unico.
Si tratta della cattiva abitudine di molte amministrazioni di procedere ad
occupare un'area vincolata, ma non ancora espropriata, iniziando i lavori per
realizzare l'opera. Con il risultato che il decreto di esproprio arrivava ad
edificazione già avvenuta sul suolo del proprietario. Come vedremo, chi gioisce della cancellazione è un po' troppo
ottimista: nei fatti l'occupazione d'urgenza viene moralmente dequalificata a
"occupazione senza titolo" ma molti dei suoi meccanismi rimangono
invariati.
In particolare potrà
accadere, come già oggi succede, che scatti la cosiddetta "accessione
invertita", con cui la pubblica amministrazione si appropria del terreno
su cui ha illegittimamente costruito. Un principio esattamente opposto da
quello stabilito sul codice civile, secondo cui il titolare del fondo è
presunto proprietario anche di quello che vi è edificato sopra.
L'unico cambiamento certo
sta nel fatto che l'atto motivato di acquisizione dei lotti alla pubblica
amministrazione deve determinare a quanto ammonta il risarcimento del danno e disporne il pagamento, nel giro di
trenta giorni. Non sono pregiudicate le azioni legali in essere del
proprietario. Viceversa, in passato, il risarcimento era spesso rimandato per
anni .
Quanto alla misura del
risarcimento è lecito avere dubbi sull'interpretazione del testo. Per alcuni
commentatori essa sarà pari all'indennità di esproprio e sarà calcolato secondo
i suoi meccanismi . Non si applicherà solamente la riduzione del 40% sulle aree
fabbricabili. Per altri, conterebbe invece il valore venale del bene.
La prima ipotesi, testo
alla mano, sembra purtroppo la più probabile. Infatti l'articolo 43, che tratta
dell'occupazione senza titolo, non usa l'espressione "valore venale"
(sempre presente quando si fa riferimento al prezzo di mercato), bensì quella
"valore del bene utilizzato per scopo di pubblica utilità". Non è
finita: l'articolo 55, che tratta delle occupazioni senza titolo di suoli edificabili avvenute prima del 30 settembre
1996 (o con giudizio pendente al primo gennaio 1997) , nel definire l'entità
del risarcimento parla espressamente di esclusione della riduzione del 40% e
dell'incremento dell'importo nella misura del 10%. Un criterio tipico della
determinazione dell'indennità, non di quella del valore di mercato. Resta
riconfermato comunque il valore di mercato per l'occupazione senza titolo di
fabbricati, valido del resto anche per l'indennità di esproprio e imposto nel
passato dalla Corte Costituzionale.
L'occupazione
temporanea
Riconfermato il diritto
all'occupazione temporanea, per eseguire lavori necessari in caso di
"frane, alluvioni, rottura di argini e in ogni altro caso in cui si
utilizzano beni altrui per urgenti ragioni di pubblica utilità".
L'indennità è pari a un dodicesimo di quella di esproprio per ogni anno di
occupazione, e di un 144esimo per ogni mese o frazione di mese.
L'indennità
provvisoria determinata con urgenza.
In "casi di
particolare urgenza" (quali, è difficile dirlo), l'articolo 22 del Testo
Unico permettere di saltare a piè pari tutta la procedura della determinazione
dell'indennità provvisoria decretata nell'articolo 20 del T.U. (elenco dei beni
redatto dal promotore dell'esproprio, eventuale invito al proprietario a
valutare il suo bene, determinazione dell'indennità provvisoria, osservazioni
del proprietario, accettazione o rifiuto).
Senza indagini e
formalità, come recita il Dpr, nello stesso decreto di esproprio viene indicata
la misura dell'indennità provvisoria al proprietario. Questi ha 30 giorni
dall'esecuzione dell'esproprio con l'immissione definitiva in possesso da parte
dell'espropriante per obiettare e chiedere la nomina della commissione
arbitrale dei tecnici . Si seguono allora le stesse procedure previste per il
passaggio dall'indennità provvisoria a
quella definitiva, stabilite dall'articolo 21 del T.U.
L'unica disposizione più
favorevole prevista per il proprietario è la mancata applicazione della
riduzione del 40% dell'indennità per le aree edificabili. In altre parole, se
ad essere espropriati sono un'area agricola o dei fabbricati, la procedura
"urgente" prevede gli stessi indennizzi di quella ordinaria e porta quindi solo svantaggi al proprietario
(che non ha la possibilità materiale di partecipare al processo di
determinazione dell'indennità provvisoria). Inoltre un'indennità fissata
"senza indagini", come sottolinea il T.U., ha buone probabilità di
essere decretata a caso e senza solide motivazioni, più secondo una logica
levantina di ribasso del prezzo che secondo equità.