Comfort termico. La coibentazione interviene sulle temperature interne senza apparecchiature

Ogni edificio ha il suo cappotto

Dal polistirene espanso al sughero: pregi e difetti per non sbagliare

 

 

 

Siamo condizionati dalla nostra civiltà, quella delle macchine. Vuoi caldo in casa? Compri una caldaia, o la sostituisci con una tecnologicamente più avanzata, magari “a condensazione”. Vuoi invece il fresco? Acquisti un condizionatore, magari ultimo modello, con “inverter” e “pompa di calore”. Sei patito della natura? Ci sono macchine anche per te: pannelli fotovoltaici, pale per il vento, tubi sotterranei per il geotermico.

E invece alla base di un corretto risparmio energetico nonché della ricerca del confort ci dovrebbero essere sempre i sistemi “passivi”, quelli che, una volta installati, non consumano né tanta né poca energia, nemmeno un briciolo. E che, spesso, costano assai meno. Parliamo del fatto di mettere un cappotto all’edificio, le coibentazioni, e, allargando un po’ il discorso, quello delle corrette tecniche costruttive degli immobili.

Lo ha riconosciuto anche il recentissimo decreto legislativo n. 115 del 2008 che nell’articolo 11, per gli edifici esistenti, ha deciso di fare eccezione alle norme sulle distanze legali minime tra le costruzioni in caso di maggiori spessore delle murature per la coibentazione e, per quelli nuovi, ha anche stabilito che non si calcolino nelle volumetrie concedibili gli stessi spessori (vedi box)

Balza infatti all’occhio che buona parte dell’energia usata in inverno per riscaldare a 20-22 gradi le nostre stanze, o di quella consumata per raffrescarle a 26 gradi, va dispersa attraverso tetto, pareti, pavimento e finestre. Meno evidente è che, nei vecchi edifici, si possono ridurre da un minimo del 20 % ad un massimo del 40% di tali consumi con un corretto isolamento, risparmiando ancor di più sulle bollette (che prevedono tariffe in crescendo). Con un giusto mix di sistemi attivi e passivi, anzi, nei nuovi fabbricati il fabbisogno di energia per il riscaldamento degli ambienti può essere ridotto fino a un decimo di quello degli edifici già esistenti..

Non è finita: il corretto isolamento ha anche altri vantaggi benefici: la riduzione del rumore, innanzitutto, poi quella dell’umidità o del “secco” eccessivo, che sono tra l’altro brodo di coltura per muffe, virus, batteri, scarafaggi e afidi.

 

Coibentazione, cosa è

Consiste essenzialmente nell’aggiunta di pannelli (o talvolta di materiale sciolto) in muri pavimenti o sotto-trave, più l’eventuale installazione di doppi o tripli vetri alle finestre.

Un piccolo dramma delle costruzioni è infatti che tutte le strutture portanti, quale più, quale meno, disperdono troppo calore (la migliore, in questo senso, è il legno). Viceversa i materiali coibentanti non hanno proprietà strutturali e non possono reggere quindi un tetto o un terremoto. Quindi occorre che strutture e isolanti lavorino in tandem. Per ottenere lo stesso effetto di tenuta calore di un coibentante standard dello spessore di 16 cm, occorrerebbe costruire un muro di cemento dello spessore di 8,4 metri (il che, evidentemente, è poco pratico!). Ecco, per curiosità, un’efficace tabella comparativa:

 

 

Pari effetto isolante con variazione di spessore di materiali

 

Cemento

8,4 metri

Mattoni pieni

4,0 metri

Mattoni porizzati

0,72 metri

Legno pieno (abete)

0,52 metri

Isolante standard

0,16 metri

 

 

A caccia di benessere

 

Il comfort termico non è affatto dato solo dalla temperatura dell’aria di un appartamento. Esso è infatti anche influenzato da diversi altri fattori: primo tra questi la temperatura di irradiamento. Essa dipende dalle temperature delle superfici degli elementi strutturali (muri, pavimenti, soffitti e vetri) che circondano la persona che vive nei locali.

Tanto più queste strutture sono fredde, tanto più tenderanno ad assorbire calore non solo dall’aria delle camere ma anche dal nostro corpo. Questa cessione continua è fonte di disagio per il nostro equilibrio psicofisico, anche qualora la nostra casa fosse riscaldata a sufficienza.

Si può quindi dettare una regola: si prova un calore piacevole quando la temperatura delle pareti circostanti sommata alla temperatura dell’aria dà poco più della nostra temperatura corporea. Per esempio, se i caloriferi ci danno la temperatura prevista per legge (20 gradi), ma le pareti sono fredde (intorno ai 16 gradi) proveremo un costante disagio. Per contrastarlo, servirà poco incrementare la temperatura a 22 o 24 gradi.

Viceversa, tendendo sempre a 20° la temperatura dell’aria e avendo a 19°quella delle pareti, l’effetto benessere è assicurato. Ecco una ragione in più per avere l’isolamento corretto: si sta meglio e si consuma meno, non solo mediante una riduzione della dispersione di calore attraverso le pareti esterne, ma anche con temperature ambiente più ridotte.

 

Comfort

a seconda della temperatura dell’aria interna, la temperature ideale delle pareti e dei vetri

 

Situazione di benessere

Ambiente

Pareti

Discretamente confortevole

16°

20°-28°

18°

18°-26°

20°

16°-18°; 22°-24°

22°

14°-16°; 20°-22°

24°

12°-20°

Confortevole

18°

20°-24°

20°

18°-22°

22°

16°-20°

 

Fonte: elaborazione Ufficio studi Confappi-Federamministratori su dati

 

Quando le pareti traspirano

 

Oltre alla capacità di far barriera al calore, ogni materiale isolante ha anche altre caratteristiche che influenzano le sue prestazioni. Una delle più importanti è la sua permeabilità, o l’impermeabilità all’umidità,detta in linguaggio tecnico “resistenza alla diffusione al vapore” e misurata con il parametro µ.Un µ uguale a 1 indica che il materiale lascia passare tanto vapore quanta aria. Esistono in effetti molti isolanti, soprattutto naturali, che hanno ottima capacità di traspirare (per esempio i pannelli di lino, canapa e lana di pecora, ma anche quelli della molto utilizzata lana di vetro e roccia, tutti con un µ pari a 1 o 2). Altri isolanti, assai diffusi, sono invece molto impermeabili (il polistirene estruso va da 8 a 200 µ, il poliuretano da 30 a 100, il vetro cellulare è infine assolutamente non permeabile).

In prima approssimazione, ciò significa per esempio, che il vetro cellulare non diminuisce le sue funzioni anche se parzialmente immerso in acqua, mentre nelle stesse condizioni la lana di vetro marcirebbe.

Una parete permeabile assorbe quindi umidità da vapore acque interno ai locali durante il periodo di riscaldamento, per poi cederla all’esterno, soprattutto d’estate. Se però la cessione è parziale sarà fonte costante di umidità, si formeranno muffe sui muri e prolifereranno parassiti. Tuttavia anche una barriera stagna contro il vapore può avere effetti indesiderabili: li hanno provati tutti coloro che, in vena di “fai da te”, hanno rivestire con il poco costoso polistirolo un muro umido: il risultato è che l’umidità non passa dove c’è il pannello, ma risale verso i soffitti e il muro al di sotto marcisce, si sgretola e diventa un nido di scarafaggi. Morale: permeabilità e impermeabilità vanno correttamente combinate a seconda di diversi fattori (esposizione della parete, a sud, a nord, aderente alla roccia, locale riscaldato o meno, e così via), e il posizionamento corretto delle barriere al vapore va fatto da qualcuno che se ne intende. L’effetto condensa è comunque tanto più spiccato quanto più la temperatura delle pareti e diversa da quella dei muri: quindi in carenza di un buon isolamento.

In definitiva, quindi, né troppa umidità né troppo poca vanno bene: l’ideale è una percentuale del 50% circa.. Sappiamo per esperienza che, a parità di temperatura dell’aria, un “freddo secco” è tollerato meglio rispetto ad un “freddo umido”. Ma sappiamo anche che in caso di carenza di acqua nell’aria andiamo incontro a secchezza della gola e delle mucose (e dobbiamo installare vaschette d’acqua sui caloriferi)..

Sia al di sopra che al di sotto della soglia del 50% proliferano virus e batteri. Le infezioni alle vie respiratorie preferiscono il secco e acari e muffe l’umido. Insomma: viva il giusto mezzo!.

 

I ponti termici

 

Inutile calzare spesse calze di lana d’inverno, se sono bucate: i piedi gelano lo stesso. Tale effetto, in edilizia, è detto “ponte termico” e capita quando il “cappotto” che avvolge la casa ha zone particolarmente critiche, in genere in corrispondenza di travi, pilastri portanti, davanzali, balconi, giunti di malta tra mattoni. I ponti termici si formano spesso negli degli angoli o nelle strutture sporgenti di una casa, soprattutto quando vi è un accostamento di materiali costruttivi diversi (per esempio ferro, cemento e legno), e talora quando le pareti hanno spessore diverso (il caso classico è il cassonetto murato per le tapparelle). Sono facilmente rilevabili da un apparecchio a raggi infrarossi ma, talora, ahimé, a denunciarne la presenza basta l’intonaco slabbrato, la muffa e, nei casi più gravi, il deteriorarsi della struttura.

Effetti anti-estetici a parte, i ponti termici possono rappresentare fino al 30% del calore totale disperso. Il guaio è che l’isolante è sempre più difficile da mettere in opera proprio in queste zone, per una serie di motivi (angoli stretti, mancanza di spessore adatto, infiltrazioni di umidità più frequenti). Le tecniche, comunque, esistono e la capacità di saperle usare distinguono artigiani e imprese professionali da chi sa soltanto arrabattarsi alla bell’e meglio.

 

 

Coibentare: materiali

 

La gamma in commercio di sostanze isolanti è vastissima, anche perché vengono sfornati giorno dopo giorno nuovi prodotti, con caratteristiche chimiche, compattezze e accostamento di differenti componenti. In realtà però, essi possono essere raggruppati in una ventina di “famiglie” o poco più, tenendo conto dei prodotti base di cui sono costruiti.

Anche venti potrebbe parere un numero alto. Ci si potrebbe chiedere infatti perché valga la pena dannarsi ancora, una volta scovato l’elemento giusto, con un buon rapporto prezzo-qualità e magari con una posa in opera abbastanza semplice.

Purtroppo le cose non filano così lisce. Innanzitutto come vedremo, ogni materiale è magari adatto per una certa messa in opera e scarsamente valido per un’altra. Poi ogni sostanza ha caratteristiche positive, ma anche difetti. Inoltre non è detto che un isolante efficiente in Alto Adige, sia da scegliere in Puglia. Infine perché c’è un certo spazio anche per valutazioni personali, che possono dipendere da preferenze o da paure dei singoli committenti.

Nella tabella qui sotto elenchiamo i principali coibentati, con a fianco una misura in centimetri, di immediata comprensione, che abbiamo definito come “spessore equivalente”. Essa corrisponde grossomodo allo spessore necessario di ciascun materiale per raggiungere il livello di coibentazione prescritto per legge per gli edifici costruiti nel 2008 (posta una media struttura portante). Si noterà., per esempio, che 1 cm di pannelli sottovuoto ha le stesse prestazioni di 13 cm di perlite espansa. Le altre colonne a fianco elencano gli usi a cui il singolo materiale è adatto e avvertono contro facili entusiasmi: ogni coibentante.è adatto solo a certi usi.

 

Pregi e difetti di ogni materiale

 

Tipo di isolante

Spessore equivantente

Ultimo solaio

Sopra travi portanti a vista

Tra le travi portanti

Esterno pareti

Intercapedine

Anti calpestio

Esterno parete scantinato

Tubazioni

Interno della parete

Scantinato

Pannelli di silicato di calcio

12-17 cm

 

 

 

 

 

 

 

 

x

 

Perlite espansa

10-15 cm

x

 

 

 

x

x

 

 

 

 

Polistirene espanso

9-10 cm

x

x

x

x

x

x

x

 

 

x

Polistirene estruso

9-10 cm

x

x

 

x

x

 

x

 

 

x

Lino

10 cm

x

 

x

 

x

x

 

 

 

 

Lana di vetro o roccia

9-10 cm

x

x

x

x

x

x

 

x

 

 

Canapa

10 cm

x

x

x

x

x

x

 

 

 

 

Fibra di legno

10 cm

x

x

x

x

x

x

 

 

 

 

Sughero

10 cm

x

x

 

x

x

x

 

 

 

 

Minerale espanso

11 cm

x

 

 

x

x

 

 

 

 

 

Poliuretano espanso

6-8 cm

 

x

 

 

 

 

 

x

x

 

Lana di pecora

10-11 cm

x

 

 

 

 

x

 

 

 

 

Vetro cellulare

10-12 cm

x

x

x

x

x

 

x

x

x

x

Pannelli di isolamento sottovuoto

1 cm

 

 

 

 

 

x

 

 

 

x

Cellulosa

10 cm

x

 

x

 

x

 

 

 

x

 

 

Fonte: elaborazione Confappi-Federamministratori su studi vari

 

Nella tabella non sono elencati altri vantaggi e svantaggidelle singole sostanze. Ne diamo alcuni esempi, senza la pretesa di essere esaustivi. Alcuni materiali hanno una tradizione d’uso molto radicata nel tempo: il polistirene espanso ed estruso e la lana di vetro e di roccia. Non è, in effetti, un caso: hanno prezzi bassi e caratteristiche di barriera al calore particolarmente buone. Ma hanno anche dei difetti. Per esempio il polistirene espanso ha prestazioni abbastanza basse sia sotto il profilo dell’isolamento al rumore che sotto quello della protezione termica estiva: è poco adatto quindi a isolare una casa a Palermo in una via trafficata del centro. Inoltre, pur essendo poco infiammabile, in caso di incendio sprigiona fumi tossici e ha costi ambientali alti al momento della sua produzione industriale. Le lane di vetro e roccia sono molto permeabili all’umidità, così come il sughero, materiale molto amato dagli ecologisti ma non privo di handicap: costi elevati (soprattutto se è di grana fine), variazioni dimensionali sensibili in relazione a sbalzi termici e idrometrici, scarsa difesa contro roditori e animaletti (soprattutto se mal trattato). Al poliuretano espanso, sostanza chimica di più recente diffusione con caratteristiche però abbastanza ecologiche, sembra di poter invece imputare, oltre ai costi, anche un certo calo di prestazioni nel tempo. Gli efficientissimi pannelli sottovuoto (composti da acido silicio microporoso rivestito con una pellicola di plastica metallizzata che consente di mantenere il vuoto d’aria) sono infine di utilizzo assai complesso: devono essere prodotti del formato necessario (non possono essere tagliati), non tollerano fughe tra le loro giunzioni, vanno posizionati protetti, in modo da evitare ogni possibile danneggiamento..

 

 

Dove isolare

 

Nel rapporto costi-benefici i vari interventi di isolamento possibili non hanno tutti la stessa efficacia o lo stesso prezzo: ci sono senz’altro quelli da privilegiare e quelli di cui tener conto solo in seguito o quando si può investire di più..

 

Tipo di interventi

 

Zona e tipo

Costi medi

Isolamento a cappotto esterno delle pareti

Isolamento interno delle pareti*

Isolamento tetto

Isolamento solaio non riscaldato

Finestre e serramenti a doppi vetri

Villetta al Sud

Materiale

15-25 €/mq

11-15 €/mq

18-40 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

15-25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

20-25%

15-20%

35-40%

10-15%

5-10%

Villetta al centro

Materiale

15-25 €/mq

11-15 €/mq

18-40 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

15-25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

20-25%

15-20%

35-40%

10-15%

5-10%

Villetta al nord

Materiale

20-30 €/mq

11-15 €/mq

21-51 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

15-25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

15-20%

15-20%

40-45%

10-15%

3-5%

Villetta in montagna

Materiale

20-30 €/mq

15-20 €/mq

21-51 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

15-25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

25-30%

25-30%

30-35%

15-20%

3-5%

Condominio al sud

Materiale

15-25 €/mq

n.d.*

18-40 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

30-35%

10-15%

10-15%

10-15%

Condominio al centro

Materiale

15-25 €/mq

18-40 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

30-35%

10-15%

10-15%

10-15%

Condominio al nord

Materiale

20-30 €/mq

21-51 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

30-35%

10-15%

10-15%

10-15%

Condominio in montagna

Materiale

20-30 €/mq

21-51 €/mq

24 €/mq

300 €/mq

Manodopera

25 €/mq

5-20 €/mq

25 €/mq

20-30 €/mq

Risparmio energetico ottenibile

30-35%

10-15%

10-15%

8-10%

 

* Non si tratta di un intervento condominiale

Fonte: Enea

Tetto

 

Tra tutte le superfici esterne di un edificio, il tetto è l’elemento che disperde più calore durante la stagione invernale e provoca surriscaldamento nei mesi estivi

Se la copertura è inclinata, è’ il primo e, tecnicamente, il più semplice degli interventi da eseguire, soprattutto se non è mai stata coibentata bene. Basta un po’ di buon senso per capire che l’opera più logica da eseguire dipende da una variabile-chiave: l’uso del sottotetto. Se esso non è praticabile o serve come semplice deposito di roba vecchia, foderare con pannelli la copertura inclinata è uno spreco: il risultato sarebbe riscaldare inutilmente il volume del sottotetto con il calore che sale dagli ambienti sottostanti.. Inoltre i pannelli sarebbero più facilmente sottoposti ad infiltrazioni d’acqua tra le tegole e in corrispondenza delle canne fumarie. Quindi è il pavimento da isolare, meglio se nella sua intercapedine.

Viceversa il sottotetto abitabile va protetto lungo le coperture inclinate. Farlo all’interno del locale è più semplice, ma talora è meglio l’esterno, sotto i coppi, per non ridurre le altezze del locale. Attenti ovviamente al materiale impiegato, che deve avere un indice di permeabilità molto basso.

Anche i tetti piani possono essere coibentati internamente ed esternamente. La prima scelta è quella ovvia quando la copertura è abbastanza recente e priva di infiltrazioni. La seconda è molto costosa perché prevede il rifacimento dell’impermeabilizzazione e, se il tetto è praticabile, anche della pavimentazione. Quindi solo se la ricostruzione è da prevedersi in tempi ragionevolmente brevi, vale la spesa di investirci.

 

Pareti

 

L’isolamento dei muti può essere fatto all’esterno (a cappotto o a parete ventilata), in intercapedine o all’interno. L’isolamento a cappotto è, per gli edifici esistenti, il più efficace. Ha infatti il vantaggio di evitare i cosiddetti “ponti termici”, cioè di foderare armonicamente l’edificio in tutte le sue parti. Inoltre evita la maggioranza dei disagi agli occupanti le abitazioni durante i lavori. Si tratta in sostanza di incollare i pannelli più idonei sulle superfici, rifinire con intonaco rasante a due strati con interposta fibra di vetro, dipingere sopra. Il difetto sta nella non eccessiva resistenza agli urti (ma resta possibile riparare i danni). Una variante più efficace ed esteticamente più valida è l’isolamento a parete ventilata: in soldoni, invece di applicare direttamente l’intonaco si crea un’intercapedine, di 2-4 cm, aperta alla base e alla sommità della facciata, che permette la ventilazione dell’isolante, disperdendo il vapor acqueo proveniente dall’interno dei locali. Nell’intercapedine si inserisce una struttura che ha la funzione di sostenere il rivestimento esterno. Quest’ultimo può essere fatto di materiale a scelta (mattoni, legno, pietra, intonaco armato eccetera). Ovviamente si incrementa la volumetria dell’immobile (ma leggi nazionali e regionali in genere lo permettono)e si spende molto di più.

L’isolamento in intercapedine è la norma, in edilizia nuova, con appositi pannelli. Anche negli stabili esistenti, però, viene utilizzata (.quando esista un’intercapedine vuota nei muri, ovviamente). Si praticano piccoli fori (diametro 35 mm) a un massimo di 2 metri uno dall’altro. All’interno dei fori vengono insufflate a forza resine poliuretaniche, oppure resine ureiche (meno costose) o infine materiali inerti come l'argilla espansa in granuli, la vermiculite o la perlite. I costi dell’opera sono bassi, ma occorre che il personale che la esegue sia tecnicamente preparato. Il difetto, difficile da eliminare, sta nell’incremento dei ponti termici, cioè di zone meno protette delle altre.

Infine l’isolamento interno. Qui il guaio è che le pareti interne sono spesso utilizzate in maniera tale essere di grave intralcio. Pensiamo agli attacchi idrici e agli scarichi dell’acqua, alle prese elettriche, alle cucine all’americana incastrate a filo negli spazi, agli armadi a muro, ai cassonetti delle tapparelle. Si è quindi troppo spesso costretti a lavorare “a macchia di leopardo”, a rifare parte delle reti di servizio alle case, ed a creare a breve distanza zona fredde e calde, con tutti gli effetti tipici dei ponti termici. Talora però ci si limita ad eliminare i ponti termici già preesistenti con effetti che non saranno ideali ma che comunque vanno ad abbattere i costi energetici con spesa assai ridotta. I casi classici sono la parete volta a nord, il cassonetto delle tapparelle, lo spazio del sottofinestra (spesso più sottile, anche per accogliere i caloriferi), l’angolo in corrispondenza di un pilastro portante esposto.

 

I termointonaci

 

Benchè abbiamo effetti non paragonabili agli isolanti, gli intonaci termici hanno una loro utilità: possono essere applicati fino a uno spessore di 5 cm purché al di sopra vengano utilizzate vernici traspiranti, in genere con aggiunte di tipo minerale (mica) ma talora anche naturali (sughero).

Restano difficilmente utilizzabili nel caso di climi rigidi a meno che non vengano applicati su pareti già caratterizzate da ottime prestazioni termiche.

 

 

Pavimenti e soffitti

 

Tra essi i principali indiziati del malessere sono i pavimenti sovrastanti un porticato, una cantina o un garage non riscaldati. Vale la pena ricordare che per creare barriere efficaci all’umidità in scantinati molto umidi il vetro cellulare ha effetti miracolosi (se correttamente posato). Sorvoliamo sulle tecniche di isolamento delle superfici piane, che sono tra le più varie: oltre alle solite distinzioni tra sopra, sotto e in mezzo alla struttura, occorrerebbe affrontare il discorso dell’isolamento delle travature (che varia se le travi sono a vista o no e in ques’ultimo caso, è ottenuto anche con l’introduzione di materiali inerti negli interstizi.

 

Vetri e infissi

 

Di per sé il vetro, pur non essendo un materiale isolante, non conduce molto bene il calore. Purtroppo, però, le lastre tradizionalmente inserite negli infissi delle finestre sono di spessore limitatissimo (3 millimetri) e quindi la dispersione del calore è molto elevata.

Le soluzioni possibili sono numerose, in ordine di costo ed efficacia.

La più conveniente è senz’altro l’eliminazione degli spifferi e comunque della cattiva chiusura del telaio (esistono strisce lamellari e gommate apposite), e l’applicazione di una pellicola solare riflettente a specchio sulle superfici dei vetri. Fa stare più caldi in inverno e più freschi in estate, garantisce la privacy durante le ore diurne, trattiene le schegge in caso di rottura del vetro, ed evita il passaggio della radiazione ultravioletta. Ha però il difetto di far passare meno la luce e a molti, esteticamente, non piace.

In ordine di costo viene poi l’applicazione di un doppio vetro sul telaio esistente: spesso non è possibile, però, e l’efficacia è ridotta, anche perché anche i telai schermano poco il calore..

La sostituzione dell’intero infisso è senz’altro l’ideale, possibilmente con retrocamere: cioè coppie di lastre con interposta un’intercapedine riempita di gas con bassa conducibilità: anche l’aria va bene, ma l’argon, lo xenon e il kripton sono ancora meglio. A sua volta le camere possono essere due o tre. Per i telai, il rapporto migliore tra spessore e prestazioni è dato da quelli in Pvc a profilo vuoto, poi da quelli in poliuretano. Il legno va ancora bene, mentre è sconsigliabile l’alluminio.

Ricordiamo poi che nelle nuove costruzioni i vetri doppi sono di fatto già un obbligo, perché sono prescritte trasmittanze basse, soprattutto nelle zone più fredde della penisola (i parametri sono destinati a diventare molto rigidi soprattutto dal 2010 in poi).

E ora, però, una considerazione: nel rapporto costi-benefici l’intervento sugli infissi è il peggiore, perché ha prezzi piuttosto elevati (vedi tabella dell’Enea). Quindi, negli edifici già esistenti, la convenienza a sceglierlo,che pure esiste, è un po’ minore. Tutto ciò a meno che tra le priorità ci sia non solo quella della coibentazione, ma anche quella della riduzione del rumore: le finestre sono infatti la principale via di accesso per il fracasso, o almeno di quello proveniente dalla strada (traffico, lavorazioni nelle officine, linee ferroviarie, eccetera). Contro il vicino del piano di sopra o di sotto, ci si difende invece meglio lavorando su pavimenti e soffitti.

 

 

 

Agevolazioni fiscali

 

Due diverse agevolazioni fiscali, applicabili l’una in alternativa con l’altra, aiutano chi intende isolare la propria casa: la detrazione del 36% e quella più interessante, ma conseguibile solo se si raggiungono certi livelli di risparmio energetico, del 55%.

Le regole della detrazione del 36% sono ormai abbastanza note. Il limite di spesa è di 48 mila euro (che corrispondono a uno sconto reale di massimo di 17.280 euro). La detrazione è applicabile a ogni ciclo di lavori e per ogni immobile, a prescindere dal numero di proprietari (se sono più di uno, va spartita). Si gode in 10 rate annuali (volendo, 5 per gli ultrasettacinquenni, 3 per gli ultraottantenni).

L’agevolazione del 55% va invece “spezzata” in due tipi di interventi diversi, entrambi però con rimborsi rateizzabili a scelta tra i 3 e i 10 anni. Per la riqualificazione energetica totale dell’edificio la spesa massima è di 181.818 euro, pari a una detrazione di 100.000 euro per unità immobiliare (ivi comprese anche le pertinenze accatastate autonomamente). La seconda agevolazione è limitata alla sola coibentazione di pavimenti, pareti e infissi, raggiungendo certi obiettivi di "trasmittanza termica" prefissati (la trasmittanza è una misura del flusso di calore che passa attraverso una parete per metro quadrato di superficie). In tal caso il 55%di detrazione è applicabile a un tetto massimo di 109.091 euro di spesa (60 mila euro di sconto massimo).

Sia per il primo che per il secondo intervento i livelli di risparmio da raggiungere sono stabiliti dal Decreto Sviluppo 11 marzo 2008.

Va chiarito subito però che l’opera che apparentemente offre i maggiori risparmi, la riqualificazione totale dell’edificio, è meno attraente nel calcolo costi/benefici di quel che pare. Per due motivi. Innanzitutto perché prevede una serie di interventi davvero notevoli, che coinvolgono sia le strutture che gli impianti, per poter raggiungere i parametri di legge. Poi perché vieta a ciascuno dei condomini, in caso di lavori in palazzi con due o più unità abitative, di per poter ricevere la detrazione per intero (il limite di 100 mila euro vale per tutto l’edificio).

Molto più pratico è invece avvalersi della detrazione prevista per le sole coibentazioni. Anche perché ciascun singolo intervento (per esempio solo su un tetto, su una vetrata, su un pavimento) è premiato dalla detrazione, a patto che si raggiunga la trasmittanza prevista. Non solo: ciascun abitante in condominio può risparmiare fino a 60 mila euro. Se poi si intende anche sostituire la caldaia con un modello a condensazione, il tetto si alza a 90 mila euro (60 mila + 30 mila). Facendo un po’ di filosofia, si potrebbe affermare che questi meccanismi di detrazione non piacerebbero troppo a un termotecnico “puro”: che senso ha agevolare un intervento singolo, per esempio su una vetrata, quando le pareti attorno, il tetto e il pavimento sono dei colabrodi, anziché delle barriere contro la dispersione? Ma questo è un altro discorso..

Infine, tre avvertenze. La prima è:: tanto prima ci si muove, tanto meglio è. Infatti dal 2010 i parametri di trasmittanza termica sono incrementati e quindi più difficili da raggiungere (vedi tabella). La seconda è: informatevi se la vostra regione (o il vostro comune) non prevede ulteriori agevolazioni o contributi per il risparmio energetico, che potrebbero essere cumulabili. La terza è: sebbene la detrazione del 36% e quella del 55% siano alternative (o l’una o l’altra, per lo stesso intervento), le opere che non attengano direttamente al risparmio energetico, e che siano però previste nell’ambito dello stesso capitolato lavori, possono godere comunque della detrazione del 36%.

 

 

 

Valori limite della trasmittanza termica utile U delle strutture componenti l’involucro edilizio espressa in W/m2K

In tondo, i valori applicabili fino al 31 dicembre 2009

Tra parentesi, in corsivo, quelle da applicare dallì1 gennaio 2010

 

 

Zona climatica

 

Strutture opache verticali

Strutture opache orizzontali o inclinate

Finestre comprensive di infissi

Coperture

Pavimenti*

A

0,62 (0,56)

0,38 (0,34)

0,65 (0,59)

4,6 (3;9)

B

0,48 (0,43)

0,38 (0,34)

0,49 (0,44)

3,0 (2,6)

C

0,40 (0,36)

0.38 (0,34)

0.42 (0,38)

2.6 (2,1)

D

0,36 (0,30)

0,32 (0,28)

0,36 (0,30)

2,4 (2,0)

E

0,34 (0,28)

0,30 (0,24)

0,33 (0,27)

2,2 (1,6)

F

0,33 (0,27)

0,29 (0,23)

0,32 (0,26)

2,0 (1,4)

 

Fonte: Allegati Dm Sviluppo 11 marzo 2008

 

Le novità del decreto legislativo n. 115/2008

Consentiti i muri più spessi

 

Per gli edifici nuovi, non rientrano nel calcolo delle volumetrie gli spessori delle murature esterne, delle tamponature o dei muri portanti superiori ai 30 centimetri (per la sola parte eccedente, fino ad un massimo di 25 cm), nonché il maggiore spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e superfici necessari all'esclusivo miglioramento dei livelli di isolamento termico o di inerzia termica degli edifici (fino ad un massimo di 15 cm per i solai intermedi).

Sempre negli stessi limiti si può fare eccezione alle distanze minime tra gli edifici e tra edificio e strada, nonché alle altezze massime dei fabbricati (ricordiamo che le distanze tra palazzi sono fissate in 3 metri dal codice civile, ma sono quasi sempre notevolmente aumentate dalle norme locali).

Negli edifici esistenti sui quali si intende realizzare interventi di riqualificazione energetica, le deroghe riguardano solo distanze ed altezze, in 20 cm al massimo per le spessore delle pareti verticali esterne e delle altezze massime degli edifici e in 25 cm per il maggior spessore degli elementi di copertura.

Tuttavia occorre raggiungere in entrambi i casi un livello di prestazioni energetiche pari al 10% in meno di quella prevista dal Dlgs 19 agosto 2005, n. 192. Non è necessario raggiungere quindi l’efficienza richiesta per ottenere la detrazione del 55% sul risparmio energetico (che è il 20% in meno), ma quasi. Tale requisito è stato introdotto in sede di modifiche al decreto legislativo, peggiorative rispetto al testo previsto dal Consiglio dei Ministri.

La nuova norma nazionale è del resto meno vantaggiosa da quelle approvate in talune regioni.ne diamo un elenco:

 

 

Val d’Aosta, legge 3/1/2006, n. 3

Previsti contributi fino al 70% della spesa ammissibile per l’aumento dell’efficienza energetica degli edifici (art. 5)

Piemonte, legge 28/5/07, n. 13, art. 8

Non considerati nei computi volumetrici, delle altezze massime, delle le distanze dai confini e dalle sedi stradali Lo spessore delle murature esterne, tamponature o muri portanti, superiore ai 30 centimetri, il maggior spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e superfici necessari all'esclusivo miglioramento dei livelli di isolamento termico ed acustico.

Liguria, legge 6/6/2008, n. 216. art. 67

Non considerate nei computi per l’indice edificatorio le strutture perimetrali portanti e non, nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai intermedi che comportino spessori complessivi, sia per gli elementi strutturali che sovrastrutturali, superiori a 30 centimetri, per la sola parte eccedente i centimetri 30 e fino ad un massimo di ulteriori centimetri 25 per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per quelli orizzontali intermedi.

Lombardia, legge 11/3/2005, n. 12

Il documento di piano comunale può prevedere incentivazione, in misura non superiore al 15 per cento della volumetria ammessa per dell’edilizia bioclimatica e risparmio energetico. (art. 11). I comuni possono prevedere l’applicazione di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. (art. 44). Non sono comunque da considerarsi variazioni essenziali quelle che incidono sull’entità delle cubature dei volumi tecnici ed impianti tecnologici, sulla distribuzione interna delle singole unità abitative e produttive, per l’adeguamento alle norme di risparmio energetico. (art. 54)

Lombardia, legge 20 04 95 n 26

Non è considerato nei computi per la determinazione dei volumi, l’aumento di volume prodotto dagli aumenti di spessore di murature esterne per la realizzazione di pareti ventilate.

Lombardia legge 21/12/2004, n. 39

Le serre bioclimatiche e le logge addossate o integrate all’edificio, chiuse e trasformate per essere utilizzate come serre per lo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici purchè progettate in modo da integrarsi nell’organismo edilizio nuovo o esistente (art. 4)

Bolzano (prov) legge 19/2/1993, n. 4

Previsti contributi per interventi di coibentazione negli edifici esistenti i da almeno dieci anni che raggiungano determinati parametri nonché per i doppi vetri (art. 4).

 

Friuli, legge 23/2/2007 n. 5, art. 39

Gli interventi finalizzati al perseguimento di obiettivi di risparmio energetico e che necessitano anche di limitate modifiche volumetriche possono essere realizzati anche in deroga agli indici urbanistico-edilizi previsti dagli strumenti urbanistici e dai regolamenti edilizi. I Comuni stabiliscono una riduzione del contributo di costruzione, se dovuto, in misura non inferiore al 5 per cento dell’importo.

Emilia Romagna, legge 25/11/2002, n. 31

Non sono variazioni essenziali al progetto gli aumenti della cubatura del 10 per cento e comunque superiori a 300 mc, se dovuti a interventi di risparmio energetico (art. 23). Prevedibili di comuni riduzioni del contributo di costruzione (art. 30).

Toscana legge 3/1/20095, n. 1

Possibile riduzione fino al 70% degli oneri di urbanizzazione secondaria in misura proporzionale ai livelli di risparmio energetico. Non rientrano nelle volumetrie gli spessori delle murature esterne superiori ai minimi fissati dai regolamenti edilizi e comunque superiori ai 30 cm, quello dei solai per un ottimale isolamento termico e acustico, le serre solari. Prevedibili incentivi fino al 10% della superficie utile per l’edilizia sostenibile, nonché altri contributi. (art. 145-147).

Umbria, legge n. 1 del 18-02-2004

Esclusi dal computo volumetrico superfici e volumi finalizzati all’ottenimento di comfort ambientale e risparmio energetico (art. 34).

Lazio legge 27 maggio 2008, n. 6

Nel calcolo degli indici di fabbricabilità non sono computati i maggior spessori per la parte eccedente 30 centimetri, fino a un massimo di 25 cm per murature e solai di copertura e un massimo di 15 cm per i solai intermedi. Escluse anche le serre a servizio di abitazioni, di dimensioni non superiori al 15 per cento della superficie utile. Riduzione fino al 50% degli oneri di urbanizzazione e possibili contributi. (art. 12-14).

Basilicata, legge n. 28 del 28-12-2007

Non considerati nei volumi, nelle superfici e nei rapporti di copertura lo spessore delle murature esterne, tamponature o muri portanti, anche rispetto al recupero degli edifici esistenti, per la sola parte eccedente i 30 cm e fino ad un massimo di ulteriori 25 cm per gli elementi verticali e di copertura e di 15 cm per quelli orizzontali intermedi. (art. 11),

 

Fonte: Ufficio Studi Confappi-Federamministratori