Comfort
termico. La coibentazione
interviene sulle temperature interne senza apparecchiature
Ogni
edificio ha il suo cappotto
Dal polistirene espanso al sughero:
pregi e difetti per non sbagliare
Siamo condizionati
dalla nostra civiltà, quella delle macchine. Vuoi caldo in casa? Compri una
caldaia, o la sostituisci con una tecnologicamente più avanzata, magari “a
condensazione”. Vuoi invece il fresco? Acquisti un condizionatore, magari
ultimo modello, con “inverter” e “pompa di calore”. Sei patito della natura? Ci sono macchine anche per te:
pannelli fotovoltaici, pale per il vento, tubi sotterranei per il geotermico.
E invece alla base
di un corretto risparmio energetico nonché della
ricerca del confort ci dovrebbero essere sempre i sistemi “passivi”, quelli
che, una volta installati, non consumano né tanta né poca energia, nemmeno un
briciolo. E che, spesso, costano assai meno. Parliamo
del fatto di mettere un cappotto all’edificio, le coibentazioni, e, allargando
un po’ il discorso, quello delle corrette tecniche costruttive degli immobili.
Lo ha riconosciuto
anche il recentissimo decreto legislativo n. 115 del 2008 che nell’articolo 11,
per gli edifici esistenti, ha deciso di fare eccezione alle norme sulle
distanze legali minime tra le costruzioni in caso di maggiori
spessore delle murature per la coibentazione e, per quelli nuovi, ha
anche stabilito che non si calcolino nelle volumetrie concedibili gli stessi
spessori (vedi box)
Balza infatti all’occhio che buona parte dell’energia usata in
inverno per riscaldare a 20-22 gradi le nostre stanze, o di quella consumata
per raffrescarle a 26 gradi, va dispersa attraverso
tetto, pareti, pavimento e finestre. Meno evidente è che, nei vecchi edifici, si
possono ridurre da un minimo del 20 % ad un massimo del 40% di tali consumi con
un corretto isolamento, risparmiando ancor di più sulle bollette (che prevedono
tariffe in crescendo). Con un giusto mix di sistemi attivi e passivi, anzi, nei
nuovi fabbricati il fabbisogno di energia per il
riscaldamento degli ambienti può essere ridotto fino a un decimo di quello
degli edifici già esistenti..
Non è finita: il
corretto isolamento ha anche altri vantaggi benefici: la riduzione del rumore,
innanzitutto, poi quella dell’umidità o del “secco” eccessivo, che sono tra l’altro brodo di coltura per muffe, virus, batteri,
scarafaggi e afidi.
Coibentazione, cosa è
Consiste
essenzialmente nell’aggiunta di pannelli (o talvolta di materiale sciolto) in
muri pavimenti o sotto-trave, più l’eventuale installazione di doppi o tripli
vetri alle finestre.
Un piccolo dramma
delle costruzioni è infatti che tutte le strutture
portanti, quale più, quale meno, disperdono troppo calore (la migliore, in
questo senso, è il legno). Viceversa i materiali coibentanti
non hanno proprietà strutturali e non possono reggere quindi un tetto o un
terremoto. Quindi occorre che strutture e isolanti
lavorino in tandem. Per ottenere lo stesso effetto di tenuta
calore di un coibentante standard dello
spessore di 16 cm, occorrerebbe costruire un muro di cemento dello spessore di
8,4 metri (il che, evidentemente, è poco pratico!). Ecco, per curiosità,
un’efficace tabella comparativa:
Pari
effetto isolante con variazione di spessore di materiali
Cemento |
8,4 metri |
Mattoni pieni |
4,0 metri |
Mattoni porizzati |
0,72 metri |
Legno pieno (abete) |
0,52 metri |
Isolante standard |
0,16 metri |
A caccia di benessere
Il comfort termico
non è affatto dato solo dalla temperatura dell’aria di un appartamento. Esso è infatti anche influenzato da diversi altri fattori: primo
tra questi la temperatura di irradiamento. Essa dipende dalle temperature delle
superfici degli elementi strutturali (muri, pavimenti, soffitti e vetri) che
circondano la persona che vive nei locali.
Tanto
più queste strutture sono fredde, tanto più tenderanno ad
assorbire calore non solo dall’aria delle camere ma anche dal nostro corpo.
Questa cessione continua è fonte di disagio per il nostro equilibrio
psicofisico, anche qualora la nostra casa fosse
riscaldata a sufficienza.
Si può quindi
dettare una regola: si prova un calore piacevole quando la temperatura delle
pareti circostanti sommata alla temperatura dell’aria dà poco più della nostra
temperatura corporea. Per esempio, se i caloriferi ci danno la temperatura
prevista per legge (20 gradi), ma le pareti sono fredde (intorno ai 16 gradi)
proveremo un costante disagio. Per contrastarlo, servirà poco incrementare la
temperatura a 22 o 24 gradi.
Viceversa, tendendo
sempre a 20° la temperatura dell’aria e avendo a 19°quella delle pareti,
l’effetto benessere è assicurato. Ecco una ragione in più per avere
l’isolamento corretto: si sta meglio e si consuma meno, non solo mediante una
riduzione della dispersione di calore attraverso le pareti esterne, ma anche
con temperature ambiente più ridotte.
Comfort
a seconda della temperatura dell’aria
interna, la temperature ideale delle pareti e dei vetri
Situazione di
benessere |
Ambiente |
Pareti |
Discretamente
confortevole |
16° |
20°-28° |
18° |
18°-26° |
|
20° |
16°-18°; 22°-24° |
|
22° |
14°-16°; 20°-22° |
|
24° |
12°-20° |
|
Confortevole |
18° |
20°-24° |
20° |
18°-22° |
|
22° |
16°-20° |
Fonte: elaborazione
Ufficio studi Confappi-Federamministratori su dati
Quando le pareti traspirano
Oltre alla capacità
di far barriera al calore, ogni materiale isolante ha anche altre
caratteristiche che influenzano le sue prestazioni. Una delle più importanti è
la sua permeabilità, o l’impermeabilità all’umidità,detta
in linguaggio tecnico “resistenza alla diffusione al vapore” e misurata con il
parametro µ.Un µ uguale a 1 indica che il materiale lascia passare tanto
vapore quanta aria. Esistono in effetti molti
isolanti, soprattutto naturali, che hanno ottima capacità di traspirare (per
esempio i pannelli di lino, canapa e lana di pecora, ma anche quelli della
molto utilizzata lana di vetro e roccia, tutti con un µ pari a 1 o 2). Altri
isolanti, assai diffusi, sono invece molto impermeabili
(il polistirene estruso va da 8 a 200 µ, il poliuretano
da 30 a 100, il vetro cellulare è infine assolutamente non permeabile).
In prima
approssimazione, ciò significa per esempio, che il vetro cellulare non
diminuisce le sue funzioni anche se parzialmente immerso in acqua, mentre nelle
stesse condizioni la lana di vetro marcirebbe.
Una parete
permeabile assorbe quindi umidità da vapore acque interno ai locali durante il
periodo di riscaldamento, per poi cederla all’esterno, soprattutto d’estate. Se
però la cessione è parziale sarà fonte costante di umidità,
si formeranno muffe sui muri e prolifereranno parassiti. Tuttavia anche una
barriera stagna contro il vapore può avere effetti indesiderabili: li hanno
provati tutti coloro che, in vena di “fai da te”,
hanno rivestire con il poco costoso polistirolo un muro umido: il risultato è
che l’umidità non passa dove c’è il pannello, ma risale verso i soffitti e il
muro al di sotto marcisce, si sgretola e diventa un nido di scarafaggi. Morale:
permeabilità e impermeabilità vanno correttamente combinate a
seconda di diversi fattori (esposizione della parete, a sud, a nord, aderente
alla roccia, locale riscaldato o meno, e così via), e il posizionamento
corretto delle barriere al vapore va fatto da qualcuno che se ne intende.
L’effetto condensa è comunque tanto più spiccato
quanto più la temperatura delle pareti e diversa da quella dei muri: quindi in
carenza di un buon isolamento.
In definitiva, quindi, né troppa umidità né
troppo poca vanno bene: l’ideale è una percentuale del 50% circa.. Sappiamo per esperienza che, a parità di temperatura
dell’aria, un “freddo secco” è tollerato meglio rispetto ad un “freddo umido”.
Ma sappiamo anche che in caso di carenza di acqua
nell’aria andiamo incontro a secchezza della gola e delle mucose (e dobbiamo
installare vaschette d’acqua sui caloriferi)..
Sia al di sopra che al di sotto della soglia del 50% proliferano virus e
batteri. Le infezioni alle vie respiratorie preferiscono il secco e acari e
muffe l’umido. Insomma: viva il giusto mezzo!.
I ponti termici
Inutile
calzare spesse calze di lana d’inverno, se sono bucate: i piedi gelano lo
stesso. Tale effetto, in edilizia, è detto “ponte
termico” e capita quando il “cappotto” che avvolge la casa ha zone
particolarmente critiche, in genere in corrispondenza di travi, pilastri
portanti, davanzali, balconi, giunti di malta tra mattoni. I ponti termici si
formano spesso negli degli angoli o nelle strutture
sporgenti di una casa, soprattutto quando vi è un accostamento di materiali
costruttivi diversi (per esempio ferro, cemento e legno), e talora quando le
pareti hanno spessore diverso (il caso classico è il cassonetto murato per le
tapparelle). Sono facilmente rilevabili da un apparecchio a raggi infrarossi
ma, talora, ahimé, a denunciarne la presenza basta
l’intonaco slabbrato, la muffa e, nei casi più gravi, il deteriorarsi della
struttura.
Effetti
anti-estetici a parte, i ponti termici possono rappresentare fino al 30% del
calore totale disperso. Il guaio è che l’isolante è sempre più difficile da mettere
in opera proprio in queste zone, per una serie di motivi (angoli stretti,
mancanza di spessore adatto, infiltrazioni di umidità
più frequenti). Le tecniche, comunque, esistono e la
capacità di saperle usare distinguono artigiani e imprese professionali da chi
sa soltanto arrabattarsi alla bell’e meglio.
Coibentare: materiali
La gamma in commercio
di sostanze isolanti è vastissima, anche perché vengono
sfornati giorno dopo giorno nuovi prodotti, con caratteristiche chimiche,
compattezze e accostamento di differenti componenti. In realtà però, essi
possono essere raggruppati in una ventina di “famiglie” o poco più, tenendo
conto dei prodotti base di cui sono costruiti.
Anche venti potrebbe parere un numero alto. Ci si potrebbe chiedere infatti perché valga la pena dannarsi ancora, una volta
scovato l’elemento giusto, con un buon rapporto prezzo-qualità e magari con una
posa in opera abbastanza semplice.
Purtroppo le cose
non filano così lisce. Innanzitutto come vedremo, ogni materiale è magari
adatto per una certa messa in opera e scarsamente valido per un’altra. Poi ogni
sostanza ha caratteristiche positive, ma anche
difetti. Inoltre non è detto che un isolante
efficiente in Alto Adige, sia da scegliere in Puglia. Infine perché c’è un
certo spazio anche per valutazioni personali, che possono dipendere da
preferenze o da paure dei singoli committenti.
Nella tabella qui
sotto elenchiamo i principali coibentati, con a fianco una misura in centimetri, di immediata
comprensione, che abbiamo definito come “spessore equivalente”. Essa
corrisponde grossomodo allo spessore necessario di ciascun materiale per
raggiungere il livello di coibentazione prescritto per legge per gli edifici
costruiti nel 2008 (posta una media struttura portante).
Si noterà., per esempio, che 1 cm di pannelli
sottovuoto ha le stesse prestazioni di 13 cm di perlite
espansa. Le altre colonne a fianco elencano gli usi a cui il singolo materiale
è adatto e avvertono contro facili entusiasmi: ogni coibentante.è
adatto solo a certi usi.
Pregi e difetti di ogni materiale
Tipo di isolante |
Spessore equivantente |
Ultimo solaio |
Sopra travi portanti
a vista |
Tra le travi portanti |
Esterno pareti |
Intercapedine |
Anti calpestio |
Esterno parete
scantinato |
Tubazioni |
Interno della parete |
Scantinato |
Pannelli di silicato di calcio |
12-17 cm |
|
|
|
|
|
|
|
|
x |
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Perlite espansa |
10-15 cm |
x |
|
|
|
x |
x |
|
|
|
|
Polistirene espanso |
9-10 cm |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
x |
Polistirene estruso |
9-10 cm |
x |
x |
|
x |
x |
|
x |
|
|
x |
Lino |
10 cm |
x |
|
x |
|
x |
x |
|
|
|
|
Lana di vetro o roccia |
9-10 cm |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
x |
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|
Canapa |
10 cm |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
|
|
Fibra di legno |
10 cm |
x |
x |
x |
x |
x |
x |
|
|
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|
Sughero |
10 cm |
x |
x |
|
x |
x |
x |
|
|
|
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Minerale espanso |
11 cm |
x |
|
|
x |
x |
|
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Poliuretano espanso |
6-8 cm |
|
x |
|
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x |
x |
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Lana di pecora |
10-11 cm |
x |
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|
x |
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Vetro cellulare |
10-12 cm |
x |
x |
x |
x |
x |
|
x |
x |
x |
x |
Pannelli di isolamento
sottovuoto |
1 cm |
|
|
|
|
|
x |
|
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|
x |
Cellulosa |
10 cm |
x |
|
x |
|
x |
|
|
|
x |
|
Fonte: elaborazione Confappi-Federamministratori su studi vari
Nella tabella non sono elencati altri vantaggi
e svantaggidelle singole sostanze. Ne diamo alcuni
esempi, senza la pretesa di essere esaustivi. Alcuni
materiali hanno una tradizione d’uso molto radicata nel tempo: il polistirene espanso ed estruso e la lana di vetro e di
roccia. Non è, in effetti, un caso: hanno prezzi bassi e
caratteristiche di barriera al calore particolarmente buone. Ma hanno anche dei difetti. Per esempio il polistirene espanso ha prestazioni abbastanza basse sia
sotto il profilo dell’isolamento al rumore che sotto quello della protezione
termica estiva: è poco adatto quindi a isolare una
casa a Palermo in una via trafficata del centro. Inoltre, pur essendo poco
infiammabile, in caso di incendio sprigiona fumi
tossici e ha costi ambientali alti al momento della sua produzione industriale.
Le lane di vetro e roccia sono molto permeabili all’umidità, così come il
sughero, materiale molto amato dagli ecologisti ma non privo di handicap: costi
elevati (soprattutto se è di grana fine), variazioni dimensionali sensibili in relazione a sbalzi termici e idrometrici, scarsa difesa
contro roditori e animaletti (soprattutto se mal trattato). Al poliuretano
espanso, sostanza chimica di più recente diffusione con caratteristiche però
abbastanza ecologiche, sembra di poter invece imputare, oltre ai costi, anche
un certo calo di prestazioni nel tempo. Gli efficientissimi pannelli sottovuoto
(composti da acido silicio microporoso
rivestito con una pellicola di plastica metallizzata che consente di mantenere
il vuoto d’aria) sono infine di utilizzo assai complesso: devono essere
prodotti del formato necessario (non possono essere tagliati), non tollerano
fughe tra le loro giunzioni, vanno posizionati protetti, in modo da evitare
ogni possibile danneggiamento..
Dove isolare
Nel rapporto
costi-benefici i vari interventi di isolamento
possibili non hanno tutti la stessa efficacia o lo stesso prezzo: ci sono
senz’altro quelli da privilegiare e quelli di cui tener conto solo in seguito o
quando si può investire di più..
Tipo di interventi
Zona e tipo |
Costi medi |
Isolamento a cappotto esterno delle pareti |
Isolamento interno delle pareti* |
Isolamento tetto |
Isolamento solaio non riscaldato |
Finestre e serramenti a doppi vetri |
Villetta al Sud |
Materiale |
15-25 €/mq |
11-15 €/mq |
18-40 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
Manodopera |
25 €/mq |
15-25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
|
Risparmio
energetico ottenibile |
20-25% |
15-20% |
35-40% |
10-15% |
5-10% |
|
Villetta al centro |
Materiale |
15-25 €/mq |
11-15 €/mq |
18-40 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
Manodopera |
25 €/mq |
15-25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
|
Risparmio energetico ottenibile |
20-25% |
15-20% |
35-40% |
10-15% |
5-10% |
|
Villetta al nord |
Materiale |
20-30 €/mq |
11-15 €/mq |
21-51 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
Manodopera |
25 €/mq |
15-25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
|
Risparmio
energetico ottenibile |
15-20% |
15-20% |
40-45% |
10-15% |
3-5% |
|
Villetta in
montagna |
Materiale |
20-30 €/mq |
15-20 €/mq |
21-51 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
Manodopera |
25 €/mq |
15-25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
|
Risparmio
energetico ottenibile |
25-30% |
25-30% |
30-35% |
15-20% |
3-5% |
|
Condominio al sud |
Materiale |
15-25 €/mq |
n.d.* |
18-40 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
Manodopera |
25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
||
Risparmio
energetico ottenibile |
30-35% |
10-15% |
10-15% |
10-15% |
||
Condominio al
centro |
Materiale |
15-25 €/mq |
18-40 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
|
Manodopera |
25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
||
Risparmio
energetico ottenibile |
30-35% |
10-15% |
10-15% |
10-15% |
||
Condominio al nord |
Materiale |
20-30 €/mq |
21-51 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
|
Manodopera |
25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
||
Risparmio
energetico ottenibile |
30-35% |
10-15% |
10-15% |
10-15% |
||
Condominio in
montagna |
Materiale |
20-30 €/mq |
21-51 €/mq |
24 €/mq |
300 €/mq |
|
Manodopera |
25 €/mq |
5-20 €/mq |
25 €/mq |
20-30 €/mq |
||
Risparmio
energetico ottenibile |
30-35% |
10-15% |
10-15% |
8-10% |
*
Non si tratta di un intervento condominiale
Fonte:
Enea
Tetto
Tra tutte le
superfici esterne di un edificio, il tetto è l’elemento che disperde più calore
durante la stagione invernale e provoca surriscaldamento nei mesi estivi
Se
la copertura è inclinata, è’ il primo e, tecnicamente, il più semplice degli
interventi da eseguire, soprattutto se non è mai stata coibentata
bene. Basta un po’ di buon senso per capire che l’opera più logica da eseguire
dipende da una variabile-chiave: l’uso del sottotetto. Se esso non è
praticabile o serve come semplice deposito di roba vecchia, foderare con
pannelli la copertura inclinata è uno spreco: il risultato sarebbe riscaldare
inutilmente il volume del sottotetto con il calore che sale dagli ambienti
sottostanti.. Inoltre i pannelli sarebbero più
facilmente sottoposti ad infiltrazioni d’acqua tra le tegole e in
corrispondenza delle canne fumarie. Quindi è il
pavimento da isolare, meglio se nella sua intercapedine.
Viceversa il
sottotetto abitabile va protetto lungo le coperture inclinate. Farlo all’interno
del locale è più semplice, ma talora è meglio l’esterno, sotto i coppi, per non
ridurre le altezze del locale. Attenti ovviamente al materiale impiegato, che
deve avere un indice di permeabilità molto basso.
Anche
i tetti piani possono essere coibentati internamente
ed esternamente. La prima scelta è quella
ovvia quando la copertura è abbastanza recente e priva di infiltrazioni.
La seconda è molto costosa perché prevede il rifacimento dell’impermeabilizzazione e, se il tetto è praticabile, anche della
pavimentazione. Quindi solo se la ricostruzione è da
prevedersi in tempi ragionevolmente brevi, vale la spesa di investirci.
Pareti
L’isolamento dei muti può essere fatto
all’esterno (a cappotto o a parete ventilata), in intercapedine o all’interno.
L’isolamento a cappotto è, per gli edifici esistenti, il più efficace. Ha infatti il vantaggio di evitare i cosiddetti “ponti
termici”, cioè di foderare armonicamente l’edificio in tutte le sue parti. Inoltre evita la maggioranza dei disagi agli occupanti le
abitazioni durante i lavori. Si tratta in sostanza di incollare i pannelli più
idonei sulle superfici, rifinire con intonaco rasante a due strati con
interposta fibra di vetro, dipingere sopra. Il difetto sta nella non eccessiva
resistenza agli urti (ma resta possibile riparare i danni). Una variante più
efficace ed esteticamente più valida è l’isolamento a parete ventilata: in soldoni, invece di applicare direttamente l’intonaco si
crea un’intercapedine, di 2-4 cm, aperta alla base e alla sommità della
facciata, che permette la ventilazione dell’isolante, disperdendo il vapor
acqueo proveniente dall’interno dei locali. Nell’intercapedine si inserisce una struttura che ha la funzione di sostenere
il rivestimento esterno. Quest’ultimo può essere fatto di materiale a scelta
(mattoni, legno, pietra, intonaco armato eccetera). Ovviamente si incrementa la volumetria dell’immobile (ma leggi
nazionali e regionali in genere lo permettono)e si spende molto di più.
L’isolamento in intercapedine è la norma, in
edilizia nuova, con appositi pannelli. Anche negli
stabili esistenti, però, viene utilizzata (.quando esista un’intercapedine vuota nei muri, ovviamente).
Si praticano piccoli fori (diametro 35 mm) a un
massimo di 2 metri uno dall’altro. All’interno dei fori vengono
insufflate a forza resine poliuretaniche, oppure resine ureiche (meno costose) o
infine materiali inerti come l'argilla espansa in granuli, la
vermiculite o la perlite. I costi dell’opera sono
bassi, ma occorre che il personale che la esegue sia tecnicamente preparato. Il
difetto, difficile da eliminare, sta nell’incremento dei ponti termici, cioè di zone meno protette delle altre.
Infine l’isolamento
interno. Qui il guaio è che le pareti interne sono spesso utilizzate in maniera
tale essere di grave intralcio. Pensiamo agli attacchi idrici e agli scarichi
dell’acqua, alle prese elettriche, alle cucine all’americana
incastrate a filo negli spazi, agli armadi a muro, ai cassonetti delle
tapparelle. Si è quindi troppo spesso costretti a lavorare “a macchia di
leopardo”, a rifare parte delle reti di servizio alle case, ed a creare a breve distanza zona fredde e calde, con tutti gli effetti
tipici dei ponti termici. Talora però ci si limita ad eliminare i ponti termici
già preesistenti con effetti che non saranno ideali ma che comunque
vanno ad abbattere i costi energetici con spesa assai ridotta. I casi classici
sono la parete volta a nord, il cassonetto delle tapparelle, lo spazio del sottofinestra (spesso più sottile, anche per accogliere
i caloriferi), l’angolo in corrispondenza di un pilastro portante esposto.
I
termointonaci
Benchè
abbiamo effetti non paragonabili agli isolanti, gli intonaci termici hanno una
loro utilità: possono essere applicati fino a uno
spessore di 5 cm purché al di sopra vengano utilizzate vernici traspiranti, in
genere con aggiunte di tipo minerale (mica) ma talora anche naturali (sughero).
Restano
difficilmente utilizzabili nel caso di climi rigidi a meno che non vengano applicati su pareti già caratterizzate da ottime
prestazioni termiche.
Pavimenti e soffitti
Tra essi i principali indiziati del malessere sono i pavimenti sovrastanti
un porticato, una cantina o un garage non riscaldati. Vale la pena ricordare
che per creare barriere efficaci all’umidità in scantinati molto umidi il vetro
cellulare ha effetti miracolosi (se correttamente posato). Sorvoliamo sulle
tecniche di isolamento delle superfici piane, che sono
tra le più varie: oltre alle solite distinzioni tra sopra, sotto e in mezzo
alla struttura, occorrerebbe affrontare il discorso dell’isolamento delle
travature (che varia se le travi sono a vista o no e in ques’ultimo
caso, è ottenuto anche con l’introduzione di materiali inerti negli interstizi.
Vetri e infissi
Di per sé il vetro,
pur non essendo un materiale isolante, non conduce molto bene il calore.
Purtroppo, però, le lastre tradizionalmente inserite negli infissi delle
finestre sono di spessore limitatissimo (3 millimetri) e quindi la dispersione
del calore è molto elevata.
Le soluzioni
possibili sono numerose, in ordine di costo ed efficacia.
La più conveniente è
senz’altro l’eliminazione degli spifferi e comunque
della cattiva chiusura del telaio (esistono strisce lamellari e gommate
apposite), e l’applicazione di una pellicola solare riflettente a specchio sulle
superfici dei vetri. Fa stare più caldi
in inverno e più freschi in estate, garantisce la privacy durante
le ore diurne, trattiene le schegge in caso di rottura del vetro,
ed evita il passaggio della radiazione ultravioletta. Ha però il difetto di far
passare meno la luce e a molti, esteticamente, non piace.
In ordine di costo
viene poi l’applicazione di un doppio vetro sul telaio esistente: spesso non è
possibile, però, e l’efficacia è ridotta, anche perché anche i telai schermano
poco il calore..
La sostituzione
dell’intero infisso è senz’altro l’ideale, possibilmente con retrocamere: cioè coppie di lastre con interposta un’intercapedine
riempita di gas con bassa conducibilità: anche l’aria va bene, ma l’argon, lo xenon e il kripton sono ancora
meglio. A sua volta le camere possono essere due o tre. Per i telai, il
rapporto migliore tra spessore e prestazioni è dato da
quelli in Pvc a profilo vuoto, poi da quelli in
poliuretano. Il legno va ancora bene, mentre è sconsigliabile l’alluminio.
Ricordiamo poi che
nelle nuove costruzioni i vetri doppi sono di fatto
già un obbligo, perché sono prescritte trasmittanze basse, soprattutto nelle
zone più fredde della penisola (i parametri sono destinati a diventare molto
rigidi soprattutto dal 2010 in poi).
E
ora, però, una considerazione: nel rapporto costi-benefici l’intervento sugli
infissi è il peggiore, perché ha prezzi piuttosto elevati (vedi tabella
dell’Enea). Quindi, negli edifici già esistenti, la convenienza a sceglierlo,che pure esiste, è un po’ minore. Tutto ciò a meno che tra
le priorità ci sia non solo quella della
coibentazione, ma anche quella della riduzione del rumore: le finestre sono
infatti la principale via di accesso per il fracasso, o almeno di quello
proveniente dalla strada (traffico, lavorazioni nelle officine, linee
ferroviarie, eccetera). Contro il vicino del piano di sopra o di sotto, ci si
difende invece meglio lavorando su pavimenti e soffitti.
Agevolazioni fiscali
Due diverse
agevolazioni fiscali, applicabili l’una in alternativa
con l’altra, aiutano chi intende isolare la propria casa: la detrazione del 36%
e quella più interessante, ma conseguibile solo se si raggiungono certi livelli
di risparmio energetico, del 55%.
Le regole della
detrazione del 36% sono ormai abbastanza note. Il limite di spesa è di 48 mila
euro (che corrispondono a uno sconto reale di massimo
di 17.280 euro). La detrazione è applicabile a ogni
ciclo di lavori e per ogni immobile, a prescindere dal numero di proprietari
(se sono più di uno, va spartita). Si gode in 10 rate annuali (volendo, 5 per
gli ultrasettacinquenni, 3 per gli ultraottantenni).
L’agevolazione del
55% va invece “spezzata” in due tipi di interventi
diversi, entrambi però con rimborsi rateizzabili a scelta tra i 3 e i 10 anni.
Per la riqualificazione energetica totale dell’edificio la
spesa massima è di 181.818 euro, pari a una detrazione di 100.000 euro per
unità immobiliare (ivi comprese anche le pertinenze accatastate autonomamente).
La seconda agevolazione è limitata alla sola coibentazione di pavimenti, pareti
e infissi, raggiungendo certi obiettivi di "trasmittanza termica"
prefissati (la trasmittanza è una misura del flusso di calore che passa
attraverso una parete per metro quadrato di superficie). In tal caso il 55%di
detrazione è applicabile a un tetto massimo di 109.091
euro di spesa (60 mila euro di sconto massimo).
Sia per il primo che
per il secondo intervento i livelli di risparmio da
raggiungere sono stabiliti dal Decreto Sviluppo 11 marzo 2008.
Va chiarito subito
però che l’opera che apparentemente offre i maggiori risparmi, la riqualificazione
totale dell’edificio, è meno attraente nel calcolo costi/benefici di quel che
pare. Per due motivi. Innanzitutto perché prevede una serie di
interventi davvero notevoli, che coinvolgono sia le strutture che gli
impianti, per poter raggiungere i parametri di legge. Poi perché vieta a
ciascuno dei condomini, in caso di lavori in palazzi con due o più unità
abitative, di per poter ricevere la detrazione per
intero (il limite di 100 mila euro vale per tutto l’edificio).
Molto più pratico è
invece avvalersi della detrazione prevista per le sole coibentazioni. Anche perché ciascun singolo intervento (per esempio solo su un
tetto, su una vetrata, su un pavimento) è premiato dalla detrazione, a patto
che si raggiunga la trasmittanza prevista. Non solo: ciascun abitante in
condominio può risparmiare fino a 60 mila euro. Se poi si intende
anche sostituire la caldaia con un modello a condensazione, il tetto si alza a
90 mila euro (60 mila + 30 mila). Facendo un po’ di filosofia, si potrebbe
affermare che questi meccanismi di detrazione non piacerebbero troppo a un termotecnico “puro”: che senso ha agevolare un
intervento singolo, per esempio su una vetrata, quando le pareti attorno, il
tetto e il pavimento sono dei colabrodi, anziché
delle barriere contro la dispersione? Ma questo è un altro discorso..
Infine, tre
avvertenze. La prima è:: tanto prima ci si muove, tanto
meglio è. Infatti dal 2010 i parametri di
trasmittanza termica sono incrementati e quindi più difficili da raggiungere
(vedi tabella). La seconda è: informatevi se la vostra regione (o il vostro
comune) non prevede ulteriori agevolazioni o
contributi per il risparmio energetico, che potrebbero essere cumulabili. La
terza è: sebbene la detrazione del 36% e quella del 55% siano alternative (o
l’una o l’altra, per lo stesso intervento), le opere che non attengano
direttamente al risparmio energetico, e che siano però previste nell’ambito
dello stesso capitolato lavori, possono godere comunque
della detrazione del 36%.
Valori
limite della trasmittanza termica utile U delle strutture componenti
l’involucro edilizio espressa in W/m2K
In tondo, i valori applicabili fino al
31 dicembre 2009
Tra parentesi, in corsivo, quelle da
applicare dallì1 gennaio 2010
Zona climatica |
Strutture opache verticali |
Strutture opache orizzontali o inclinate |
Finestre comprensive di infissi |
|
Coperture |
Pavimenti* |
|||
A |
0,62 (0,56) |
0,38 (0,34) |
0,65 (0,59) |
4,6 (3;9) |
B |
0,48 (0,43) |
0,38 (0,34) |
0,49 (0,44) |
3,0 (2,6) |
C |
0,40 (0,36) |
0.38 (0,34) |
0.42 (0,38) |
2.6 (2,1) |
D |
0,36 (0,30) |
0,32 (0,28) |
0,36 (0,30) |
2,4 (2,0) |
E |
0,34 (0,28) |
0,30 (0,24) |
0,33 (0,27) |
2,2 (1,6) |
F |
0,33 (0,27) |
0,29 (0,23) |
0,32 (0,26) |
2,0 (1,4) |
Fonte:
Allegati Dm Sviluppo 11 marzo 2008
Le novità del decreto legislativo n.
115/2008
Consentiti i muri più spessi
Per gli edifici
nuovi, non rientrano nel calcolo delle volumetrie gli spessori delle murature
esterne, delle tamponature o dei muri portanti superiori ai 30 centimetri (per
la sola parte eccedente, fino ad un massimo di 25 cm), nonché
il maggiore spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e superfici necessari
all'esclusivo miglioramento dei livelli di isolamento termico o di inerzia
termica degli edifici (fino ad un massimo di 15 cm per i solai intermedi).
Sempre negli stessi
limiti si può fare eccezione alle distanze minime tra gli edifici e tra
edificio e strada, nonché alle altezze massime dei
fabbricati (ricordiamo che le distanze tra palazzi sono fissate in 3 metri dal
codice civile, ma sono quasi sempre notevolmente aumentate dalle norme locali).
Negli edifici
esistenti sui quali si intende realizzare interventi
di riqualificazione energetica, le deroghe riguardano solo distanze ed altezze,
in 20 cm al massimo per le spessore delle pareti verticali esterne e delle
altezze massime degli edifici e in 25 cm per il maggior spessore degli elementi
di copertura.
Tuttavia occorre
raggiungere in entrambi i casi un livello di
prestazioni energetiche pari al 10% in meno di quella prevista dal Dlgs 19
agosto 2005, n. 192. Non è necessario raggiungere quindi l’efficienza richiesta
per ottenere la detrazione del 55% sul risparmio energetico (che è il 20% in
meno), ma quasi. Tale requisito è stato introdotto in sede di modifiche al
decreto legislativo, peggiorative rispetto al testo previsto dal Consiglio dei
Ministri.
La nuova norma
nazionale è del resto meno vantaggiosa da quelle
approvate in talune regioni.ne
diamo un elenco:
Val d’Aosta, legge 3/1/2006, n. 3 |
Previsti
contributi fino al 70% della spesa ammissibile per l’aumento dell’efficienza
energetica degli edifici (art. 5) |
Piemonte, legge
28/5/07, n. 13, art. 8 |
Non considerati
nei computi volumetrici, delle altezze massime, delle le distanze dai confini
e dalle sedi stradali Lo spessore delle murature esterne, tamponature o muri
portanti, superiore ai 30 centimetri, il maggior spessore dei solai e tutti i
maggiori volumi e superfici necessari all'esclusivo miglioramento dei livelli
di isolamento termico ed acustico. |
Liguria, legge 6/6/2008, n. 216. art.
67 |
Non considerate
nei computi per l’indice edificatorio le strutture
perimetrali portanti e non, nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai
intermedi che comportino spessori complessivi, sia per gli elementi
strutturali che sovrastrutturali, superiori a 30 centimetri, per la sola
parte eccedente i centimetri 30 e fino ad un massimo di ulteriori centimetri
25 per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per quelli
orizzontali intermedi. |
Lombardia, legge 11/3/2005, n. 12 |
Il documento di
piano comunale può prevedere incentivazione, in misura non superiore al 15
per cento della volumetria ammessa per dell’edilizia bioclimatica
e risparmio energetico. (art. 11). I comuni possono prevedere l’applicazione
di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in
relazione a interventi di edilizia bioclimatica o
finalizzati al risparmio energetico. (art. 44). Non sono comunque
da considerarsi variazioni essenziali quelle che incidono sull’entità delle
cubature dei volumi tecnici ed impianti tecnologici, sulla distribuzione
interna delle singole unità abitative e produttive, per l’adeguamento alle
norme di risparmio energetico. (art. 54) |
Lombardia, legge
20 04 95 n 26 |
Non è considerato
nei computi per la determinazione dei volumi, l’aumento di volume prodotto
dagli aumenti di spessore di murature esterne per la
realizzazione di pareti ventilate. |
Lombardia legge
21/12/2004, n. 39 |
Le serre bioclimatiche e le logge addossate o integrate
all’edificio, chiuse e trasformate per essere utilizzate come serre per
lo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici
e quindi non computabili ai fini volumetrici purchè
progettate in modo da integrarsi nell’organismo edilizio nuovo o esistente
(art. 4) |
Bolzano (prov) legge 19/2/1993, n. 4 |
Previsti contributi per interventi di coibentazione
negli edifici esistenti i da almeno dieci anni che raggiungano determinati
parametri nonché per i doppi vetri (art. 4). |
Friuli, legge
23/2/2007 n. 5, art. 39 |
Gli interventi
finalizzati al perseguimento di obiettivi di
risparmio energetico e che necessitano anche di limitate modifiche
volumetriche possono essere realizzati anche in deroga agli indici urbanistico-edilizi previsti dagli strumenti urbanistici
e dai regolamenti edilizi. I Comuni stabiliscono una riduzione del contributo
di costruzione, se dovuto, in misura non inferiore al 5 per cento
dell’importo. |
Emilia Romagna,
legge 25/11/2002, n. 31 |
Non sono
variazioni essenziali al progetto gli aumenti della cubatura del 10 per cento
e comunque superiori a 300 mc,
se dovuti a interventi di risparmio energetico (art. 23). Prevedibili di
comuni riduzioni del contributo di costruzione (art.
30). |
Toscana legge 3/1/20095, n. 1 |
Possibile
riduzione fino al 70% degli oneri di urbanizzazione
secondaria in misura proporzionale ai livelli di risparmio energetico. Non rientrano
nelle volumetrie gli spessori delle murature esterne superiori ai minimi
fissati dai regolamenti edilizi e comunque superiori
ai 30 cm, quello dei solai per un ottimale isolamento termico e acustico, le
serre solari. Prevedibili incentivi fino al 10% della superficie utile per
l’edilizia sostenibile, nonché altri contributi.
(art. 145-147). |
Umbria, legge n. 1
del 18-02-2004 |
Esclusi dal
computo volumetrico superfici e volumi finalizzati all’ottenimento di comfort
ambientale e risparmio energetico (art. 34). |
Lazio legge 27
maggio 2008, n. 6 |
Nel calcolo degli
indici di fabbricabilità non sono computati i maggior
spessori per la parte eccedente 30 centimetri, fino a un massimo di 25
cm per murature e solai di copertura e un massimo di 15 cm per i solai
intermedi. Escluse anche le serre a servizio di abitazioni,
di dimensioni non superiori al 15 per cento della superficie utile. Riduzione fino al 50% degli oneri di urbanizzazione
e possibili contributi. (art. 12-14). |
Basilicata, legge
n. 28 del 28-12-2007 |
Non considerati
nei volumi, nelle superfici e nei rapporti di copertura lo spessore delle
murature esterne, tamponature o muri portanti, anche rispetto al recupero
degli edifici esistenti, per la sola parte eccedente i
30 cm e fino ad un massimo di ulteriori 25 cm per gli elementi verticali e di
copertura e di 15 cm per quelli orizzontali intermedi. (art. 11), |
Fonte:
Ufficio Studi Confappi-Federamministratori