Ogni anno, col sopraggiungere dell'inverno si accendono i caloriferi delle case, prima al Nord e sulle montagne, e poi via via anche nelle località più temperate. Che l'accensione non avvenga per tutti lo stesso giorno è logico, anzi è una precisa norma di legge, con multe per chi sgarra. Lo impongono infatti le regole sul risparmio energetico, che anzi tracciano tre diversi limiti alla libertà di gestione dell'impianto di riscaldamento:

Questi vincoli valgono per tutte le caldaie, condominiali o unifamiliari che siano, per quanto i controlli agli impianti termoautonomi siano molto rari.

Limiti di temperatura. Per abitazioni, uffici e negozi sono di 20 gradi. E' prevista un tolleranza di due gradi in più (fino a 22) per inesatta taratura dei termostati delle caldaie (gli apparecchi che misurano il calore).

Attenti però: si parla di una media di 20 gradi in tutto l'appartamento. Ciò significa che è possibile scaldare un po' più in soggiorno o in bagno e un po' meno in camera da letto e in cucina. Si tratta di una scelta non solo permessa, ma anche consigliabile.

Limiti di periodo e di orario di accensione. La legge ci dice anche per quante ore al giorno e per quali mesi dell'anno gli impianti di riscaldamento possono restare accesi, in ciascuno degli 8103 comuni italiani. Come? Semplice: li raggruppa in 6 zone climatiche, che hanno il nome delle prime sei lettere dell'alfabeto. Nella prima, la zona , ci sono i comuni "più caldi" (per esempio Lampedusa o Linosa), dove i caloriferi possono restare accessi solo per poco. Nell'ultima, la zona F, sono inseriti invece i comuni di alta quota (per esempio Courmayeur o Cortina), dove non c'è alcun limite agli orari in cui la caldaia può lavorare (anche in pieno agosto, se occorre).

Tranne che nella zona F, l’impianto va acceso dopo le 5 di mattino e chiuso dopo le 23. Niente vieta che chi, per esempio, abita a Firenze e ha diritto a 12 ore di riscaldamento, decida di suddividerle nel corso della giornata: sei al mattino e sei alla sera, perché durante il primo pomeriggio è fuori al lavoro.

In zona visibile, accanto alla caldaia centralizzata, l'amministratore deve apporre un cartello che indichi periodo annuale e orario di attivazione della caldaia, nonché nome, cognome e indirizzo di chi del responsabile dell’impianto termico. Non è chiaro però a quali sanzioni debba sottostare se non lo fa.

Eccezioni ai periodi dell'anno di accensione Quando capitano, fuori stagione, dei giorni particolarmente freddi è possibile prolungare il periodo di accensione.

In genere è il Sindaco che dà il via libera, anche se la legge non lo dice ed è anzi vaga in proposito: potrebbe essere anche l'amnministratore condominiale o addirittura il privato, che rischiano però, se sgarrano, sanzioni (da 1 a 5 milioni).. Meglio quindi andare con i piedi di piombo e non assumersi responsabilità. Nei giorni di proroga, comunque, le ore di accensione consentite sono la metà di quelle "normali"

Accensione 24 ore su 24 Certi impianti hanno però diritto all'accensione continua, giorno e notte (restano i limiti di temperatura e di periodo dell'anno). Sono quelli di nuovo tipo, con caldaie ad alto rendimento e provvisti di un apparecchio, detto "cronotermostato", che viene impostato per funzionare a un livello di temperatura più alta di giorno e più bassa di notte. L'apparecchio viene poi sigillato, per evitare che qualcuna faccia il furbo e cambi temperature e orari.

L'accensione continua evita stress alla caldaia, provocati dal giornaliere raffreddamento e riscaldamento delle lamiere. Inoltre impedisce i forti sprechi di gasolio o metano e i fumi neri e inquinanti che un po' tutti abbiamo avvertito nei mattini invernali, quando gli impianti di riscaldamento iniziano a funzionare.

Costi dell'accensione continua. Sono limitati, se si ha la caldaia adatta (del resto, quelle a basso rendimento andavano già sostituite per legge anni fa). Un cronotermostato individuale si vende per una cifra intorno alle 100-150 mila lire, uno condominiale sui 2-2,5 milioni, da ripartire tra gli abitanti del palazzo. In più vanno messe particolari valvole ai caloriferi. E i lavori? Sono di poco conto, si tratta infatti di mettere qualche filo elettrico e appendere (o incassare) l'apparecchio su una parete. Fatti tutti i calcoli, siamo sulle 130-250 mila lire in un condominio con caldaia centralizzata di una ventina di abitanti e qualcosa di più (750 mila lire in media) per un impianto individuale, secondo certe stime dell'Enea, un ente paragovernativo.

Il funzionamento 24 ore su 24 è permesso anche agli impianti con contabilizzazione del calore (ne abbiamo parlato in un numero scorso), a quelli con cogeneratori, a teleriscaldamento, con riscaldamento a pavimento e a quelli condotti con Contratti di Servizio Energia da un’azienda che si prende la responsabilità del controllo.

Contratti di servizio energia. Si tratta di accordi in cui il fornitore, anziché farsi pagare il combustibile, si fa pagare il calore fornito. Garantisce cioè una determinata temperatura nei locali. Se l'inverno è mite, ci guadagnerà, perché il metano o il gasolio procurato sarà minore. Viceversa se farà più freddo del solito, incasserà di meno. La formula permette di programmare la spesa futura (ma esistono sempre clausole di indicizzazione rispetto mutare dei prezzi del carburante). Si è però legati a un fornitore da contratti pluriennali, e di non poter avere una chiara visione del consumo energetico dell'edificio, per far sì che migliori con interventi di manutenzione straordinaria. Perciò, prima di sottoscrivere contratti di questo genere, vale la pena che un tecnico indipendente faccia una diagnosi energetica dell'edificio, per vedere se la spesa annuale proposta dalla ditta è equa.

 

La suddivisione in zone energetiche

Ecco quale rapporto esiste tra periodi di accensione e zona energetica in cui è situato il comune:

Zona energetica Max ore-giorno Periodo
A 6 1 dicembre-15 marzo
B 8 1 dicembre -31 marzo
C 10 15 novembre- 31 marzo
D 12 1 novembre-15 aprile
E 14 15 ottobre-15 aprile
F nessuna limitazione

Altre regole sono:

In presenza di clima particolarmente freddo, è possibile che il periodo di accensione sia prolungato (ma le ore di accensione vanno dimezzate). In genere è il Sindaco, con apposita ordinanza, che dà il permesso: tuttavia il Dpr 412/93 non esclude che l'iniziativa provenga dal singolo, o dall'amministratore condominiale (che rischiano sanzioni, in caso di abuso)

Zone energetiche e comuni

Per motivi di sintesi riportiamo solo le zone energetiche dei comuni capoluoghi di provincia. Nessuno appartiene a quella A, mentre solo Cuneo è nella F. Chi abita altrove potrà informarsi presso il comune. L'alternativa è oppure consultare la Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 1993, che riporta l’elenco completo, ma anche il DM Industria 16 maggio 1995, sulla Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 1995, n. 119, che lo modifica parzialmente.

Zona B Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa, Trapani;

Zona C Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari, Taranto;

Zona D Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Trieste, Verona, Vibo Valentia, Viterbo;

Zona E Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Belluno, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Mantova, Milano, Modena, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Trento, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Vicenza;

Zona F Cuneo.