Casa: dieci tra le più comuni domande dei cittadini
1) Di quante deleghe di voto può essere
portatore un condomino in assemblea?
Ogni condomino può
farsi rappresentare all’assemblea senza che tale diritto trovi limitazioni.
Pertanto chicchessia, anche un estraneo al condominio e anche l’amministratore,
può essere portatore di deleghe, così come infinito può essere il numero delle
deleghe conferite a un’unica persona. La
giurisprudenza (Cassazione, sentenza n. 5315/1998) ammette in genere che il
regolamento contrattuale possa disciplinare l’istituto delle deleghe, sia
limitando il numero di quelle di cui uno può essere portatore, sia vietando a
qualcuno di esserne delegato. La stessa cosa non è possibile se si tratta di un
regolamento approvato a semplice maggioranza (assembleare).
Si rammenta che il
delegato però non può delegare a sua volta ad altri, a meno che non sia autorizzato da chi ha dato la delega, perché il rapporto
tra delegante e delegato è fiduciario e personale.
2) E’ lecito che il comune faccia pagare
la tassa dell’immondizia su cantine e box?
Il comune ha la facoltà
di esentare questi spazi ma, in genere, la tassa si deve versare alla
particolare tariffa stabilita dal relativo regolamento. Nonostante alcune
sentenze contrarie delle Commissioni tributarie provinciali, questo è ormai
l’orientamento prevalente.
3) Se un condominio è costituito da due
palazzi autonomi, i condomini del secondo palazzo debbono
contribuire al rifacimento del tetto del primo?
In genere no, perché
ciascun palazzo decide in assemblea e paga solo per il suo tetto.. Tuttavia, se l’accesso al condominio è coperto, ed è
praticato nel primo palazzo, non c’è dubbio che l’androne, che è utilizzato da
tutti, è coperto dal tetto del primo palazzo. Non solo, se
nel primo palazzo è posta la portineria, bisogna tener conto che essa è un
servizio comune, coperto dal tetto del primo palazzo.
Pertanto
occorrerà tener conto di che percentuale della pianta del primo palazzo è
occupata da androne ed alloggio del portiere e metterla a carico anche dei
condomini del secondo palazzo. In questo caso, ovviamente, in assemblea decideranno sul
rifacimento tutti i condomini.
4) Nei contratti di affitto
è riconosciuta quasi sempre la possibilità di aumentare all’inquilino il canone
una volta all’anno, in percentuale pari all’indice Istat
del costo della vita, purchè si invii all’inquilino
una raccomandata. Se un proprietario si è
dimenticato di chiedere l’aggiornamento può,
l’anno dopo, . inviare la raccomandata chiedendo anche
l’aggiornamento dell’anno prima più gli arretrati?
Si, ma senza gli
arretrati. Per intendersi, il canone andrà aggiornato prima con la percentuale Istat dell’anno prima e il risultato finale potrà essere
aggiornato a sua volta con la percentuale dell’anno dopo. Tuttavia l’aumento
decorrerà da quando l’inquilino ha ricevuto la raccomandata e nessun rimborso sarà dovuto al proprietario per quanto a suo tempo non
richiesto.
5) Quando il tetto è piano ed è in uso a un solo condomino, come si ripartiscono le spese della sua
riparazione? E quelle derivanti da danni per le
infiltrazioni che hanno rovinato i mobili di chi abita sotto il terrazzo?
Secondo il codice
civile le spese per la manutenzione ordinaria del lastrico solare ad uso
esclusivo competono a chi lo ha in uso, mentre quelle per la manutenzione
straordinaria (rifacimento pavimentazione e impermeabilizzazione)
per un terzo al proprietario esclusivo del lastrico e per due terzi al
condominio.
Vi è stata a lungo incertezza però nello stabilire se, in caso di
infiltrazioni dovute alla carenza della manutenzione ordinaria, a pagare
fossero tutti o solo il condomino proprietario del lastrico. Infine la Cassazione è stabilito che anche i danni vanno ripartiti
secondo il criterio di un terzo a uno e di due terzi a tutti gli altri, perché
il condominio avrebbe dovuto preoccuparsi dello stato di manutenzione del
terrazzo. Unica eccezione il caso in cui il proprietario del terrazzo stesso
impedisca materialmente ai tecnici del condominio di accedervi,
per controllare.
6) Se due o più eredi ricevono un immobile
in comunione, cosa accade se uno solo vuole venderlo e gli altri no?
Per la vendita
dell'immobile in comunione ereditaria, occorre l'accordo di tutti i coeredi. Se non c'è l'accordo, ciascuno dei coeredi può però chiedere
la divisione della comunione stessa.
La divisione ereditaria
prevede la trascrizione di atti presso l’Ufficio di
registro riguardanti gli immobili, l’intervento di un notaio e l’eventuale
pagamento di un’imposta dell’1% sul valore dei conguagli tra le diverse quote
(se esistono).
L’articolo 720 del
codice civile afferma inoltre che in caso di immobili
non divisibili, il giudice deve di preferenza attribuire l’immobile a uno o più
dei coeredi, compensando in denaro gli altri. Se nessuno dei coeredi è disposto
a vendere, il giudice procede alla vendita
all’incanto
7) Poniamo che si sia ottenuta una
concessione in sanatoria per la costruzione di un immobile abusivo o per la
copertura di un terrazzo. A questo punto i vicini di casa non possono più
protestare?
E
invece possono. Infatti la concessione del condono non
pregiudica eventuali diritti di terzi.
Per esempio se
l’immobile abusivo sconfina nel terreno di un vicino, non rispetta le distanze
minime tra le costruzioni, impedisce il diritto di veduta dalla finestra di un
condomino oppure è stato edificato non rispettando un divieto contenuto nel
regolamento condominiale contrattuale, resta possibile chiedere che sia
abbattuto.
8) E’ possibile ottenere l’aliquota
ridotta di registro e le imposte ipotecarie e catastali in misura fissa per
l’acquisto della prima casa
per un figlio minorenne, anche se si è già proprietari di una prima casa?
Si, purchè
la casa venga intestata al figlio, che dovrà avere
tutti i requisiti previsti per l’acquisto. Lo stesso discorso vale se la casa è
intestata a una persona con handicap mentale. Lo ha
chiarito, da ultimo, la circolare delle Entrate 12 agosto 2005, n. 38.
9) E’ possibile che un solo condomino
decida di distaccarsi dal riscaldamento centralizzato e di installarne uno
autonomo?.
Solo a due condizioni.
La prima è che tutti gli altri acconsentano. La seconda è che riesca a
realizzare un impianto tecnologicamente sicuro (per esempio con sbocco della
canna oltre il colmo del tetto, alle distanze previste da gli
altri comignoli). Il condomino distaccato
parteciperà più alle spese del combustibile per la caldaia
centralizzata, ma dovrà continuare a partecipare alle spese di conservazione
dell’impianto che resta comune (manutenzione ordinaria e straordinaria).
10) Quali tutele sono previste contro i
cani pericolosi o che disturbano posseduti dai vicini di casa?
Il codice penale (art. 672) sanziona con
una somma variabile da 25 a 258 euro chiunque lasci liberi, o non custodisca
con le debite cautele, animali pericolosi da lui posseduti, o ne affidi la custodia a persona inesperta. La Cassazione
Penale (sentenza n. 1942/1982) ha sancito che non occorre l'accertamento della
pericolosità dell'animale né l'esposizione e pericolo della pubblica incolumità
e non ha rilevanza la durata, anche se breve, dell'omessa custodia. Sempre la
Cassazione Penale (sentenza n. 822/1970) ha precisato che si debbono
ritenere pericolosi non soltanto gli animali feroci per istinto, ma anche gli
animali domestici che possano divenire aggressivi in particolari circostanze.
L’Ordinanza del Ministero della Salute 17
agosto 2004 elenca 18 razze di cani (tra cui pitbull,
rotweiller, mastino napoletano e american bulldog) “
a rischio di maggiore aggressività”. Impone per essi
una polizza di assicurazione di responsabilità civile per danni causati e ne
vieta il possesso a minorenni e a persone con precedenti penali di una certa
gravità..
La Corte di Cassazione
(sentenza 1840/1990) ha anche affermato che i cani da guardia in genere e
quelli appartenenti anche per somiglianza alla razza dei pastori tedeschi sono
da considerarsi pericolosi e rientrano nell'ambito dell'art. 672 del c.p.
Disposizioni particolari possono anche essere previste dai regolamenti dei
singoli comuni e anche dai regolamenti condominiali contrattuali. L'articolo
2052 del codice civile, infine, si preoccupa dei danni cagionati da animali, di
cui risponde chi ne ha la custodia, salvo provi che il
danno derivi da caso fortuito.
Anche l'articolo 844
del Codice civile si occupa, indirettamente, di animali
quando parla di immissioni di rumore che superano le soglie della normale
tollerabilità (tipico è l'abbaiare di un cane), ma è raramente utilizzato se
non altro per la difficoltà nel raccogliere prove documentate ed inoppugnabili.