Intendo distaccarmi dall'impianto centralizzato di riscaldamento, per gestirmi la caldaia da solo. Posso farlo? La legge prevede, in linea di principio, l'assenso di tutti i condomini. Se quindi uno solo vuole distaccarsi, e tutti sono d'accordo, può farlo: tuttavia, dato che l'impianto resta una parte comune a tutti, il condomino che si è distaccato deve contribuire alle spese di conservazione della caldaia e del resto dell'impianto e non pagherà solo quelle di consumo del combustibile. Tuttavia la legge n. 10 del 1991 prevede che sia possibile "la conversione dell'impianto centralizzato in impianti autonomi unifamiliari", con il voto favorevole dei condomini che possiedono la maggioranza dei millesimi. A un condizione però: è che si possa dimostrare che ne consegua un risparmio energetico. Secondo la Cassazione la trasformazioni in impianti singoli deve essere gestita dal condominio, con un singolo contratto di appalto che preveda le condizioni tecniche necessarie perché il risparmio si realizzi: non è ammesso il fai da te.. Dovrà quindi essere presentato un progetto unitario delle opere e una relazione tecnica che provi il risparmio, che andranno depositati in comune. Attenzione però: non va scordato che le norme tecniche impongono che le canne fumarie singole di impianti individuali di nuova costruzione abbiano sbocco oltre il tetto. Il che rappresenta spesso un ostacolo insormontabile alla conversione, per motivi tecnici o per i costi esagerati che la trasformazione comporta . Solo se l’impianto di riscaldamento è già passato in precedenza da una gestione individuale a una collettiva è più facile tornare al sistema antico, utilizzando le vecchie canne fumarie. Anche in questo caso, però, queste ultime risultano spesso sovradimensionate rispetto a quelle imposte per gli impianti a metano e vanno ridotte di diametro, intubandone all'interno con delle altre. Potrebbero sorgere anche contestazioni sul mancato rispetto delle distanze previste tra i comignoli che sboccano sul tetto, con ulteriori litigi.