Il proprietario di un immobile ha intenzione di cedere la nuda proprietà, riservando per se e il proprio coniuge il diritto di abitazione. La proprietà è intestata solo a lui (80 anni) e non alla moglie (77 anni). Non hanno figli - lui ha dei fratelli -(se possibile vorrebbe evitare l'usufrutto). Domanda: vorrei sapere la modalità notarile (donazione-dichiarazione di voler estendere il diritto di abitazione alla moglie, anche se non intestataria e gli effetti civilistici-fiscali cercando una formula che riduca al minimo i costi. Per esempio: è possibile riservarsi l'usufrutto e dichiarare in atto di nominare con testamento la moglie titolare del diritto di abitazione in caso di morte? Diciamo subito che il coniuge del defunto, oltre e in aggiunta alla sua quota di eredità legittima, serba il cosiddetto "diritto di abitazione sulla casa di famiglia", cioè la possibilità di abitarla vita natural durante anche non stabilmente e di godere di mobili e arredi in essa contenuti, anche qualora non ne fosse proprietario/a. Il limite del diritto di abitazione (rispetto a quello, più ampio, di usufrutto) è che non si può locare la casa da altri, ricavandone un reddito. Pertanto, non ha nessun senso il fatto di vendere o donare il diritto di abitazione al proprio coniuge. Per il resto, resta possibile donare o vendere la nuda proprietà dell'immobile ad altri, riservandosi l'usufrutto. Se si intende venderla, ai fini del valore di mercato conterà ovviamente non solo la propria età e il proprio stato di salute, ma anche l'età e lo stato di salute del coniuge, che serba il diritto di abitazione, perché i nudi proprietari non potranno divenire proprietari per intero se non alla morte di entrambi i coniugi.