Prezzi del combustibile al top i Italia rispetto agli altri Paesi europei   Da gasolio a metano: vantaggi e svantaggi della conversione   Una tendenza consolidata La conversione da gasolio a metano degli impianti-calore è già da anni una consolidata tendenza. Va però chiarito che tale conversione non è sempre possibile, anche se la rete di distribuzione del metano ha raggiunto le vicinanze del palazzo. Infatti le centrali termiche a gasolio e quelle a metano hanno differenti prescrizioni tecniche di sicurezza. Il che significa, ad esempio, che un locale caldaia in un seminterrato, con sopra una scuola, può essere adatto alla vecchia caldaia a gasolio non adattabile (se non con grande spesa) a quella nuova a metano.   Il calcolo costi-benefici Il calcolo costi-benefici deve tenere conto di alcune variabili. I sostenitori del metano ne mettono tradizionalmente in campo tre: minor costo del combustibile (ma oggi il gap è ridotto rispetto al passato, vedi tabella 2), minore inquinamento, maggiore durata ed efficienza della caldaia. Se si dispone di una caldaia del tipo con bruciatore ad aria soffiata, che sia più o meno a metà del suo ciclo di vita (10-12 anni),  può convenire aspettare il momento in cui si dovrà sostituirla completamente.. Se invece la caldaia è praticamente nuova, e l’impianto è stato conservato bene da tecnici specializzati, la sostituzione del bruciatore per convertire l’impianto a metano diviene una scelta credibile.   I problemi della conversione I fumi di scarico provenienti dalla combustione del metano sono ricchi di acqua, sotto forma di vapore. Il vapore acqueo può tendere, soprattutto nelle fasi di accensione della caldaia, a depositarsi nella camera di combustione e lungo le pareti delle canne fumarie. Qui l’acqua si combina spesso con depositi e incrostazioni, ricchi di zolfo, dovuti alla cattiva pulizia della caldaia, a una cattiva combustione o alla mancata pulizia delle canne fumarie stesse. Nei vecchi palazzi, in particolare, le canne hanno spesso servito anche impianti a carbone o a olio combustibile, che"sporcavano” molto. Quando l’acqua si combina con lo zolfo presente come residuo della combustione del gasolio produce il micidiale acido solforico, che ha un alto potere corrosivo. L’acido solforico, in particolari condizioni, fa infiniti guai: per esempio può giungere a bucare le pareti metalliche dell’apparecchio, a intaccare le canne di eternit (a base di pericoloso amianto) , a corrodere le pareti tra mattone e mattone. Quando l’acqua dilava le pareti delle canne fumarie sporche, forma una poltiglia che può trasudare da giunto difettosi delle canne e affiorare sotto forma di macchie sulle pareti degli appartamenti. Ma, quel che forse è peggio, questa poltiglia tende a scorrere lungo le canne e a formare delle sacche alla loro base, compromettendo in buona misura il funzionamento e la resa dell’impianto.   Necessità della pulizia Prima di convertire l’impianto occorre quindi fare una pulizia particolarmente accurata. Il che non è semplice. Solo da poco tempo stanno ritornando di moda gli spazzacamini, cioè dei tecnici in grado di effettuare correttamente la pulizia. Il fai da te è sconsigliatissimo. Vale la pena ricordare inoltre che camini o canne fumarie con forti incrostazioni di fuliggini possono causare incidenti mortali."La fuliggine”, dicono i tecnici specializzati,"ha la pessima abitudine di staccarsi tutta insieme, a blocco, ostruendo i camini”.   Contributi A parte le norme sulla detrazione fiscale del 36%, sono soprattutto le aziende di distribuzione del gas che negli anni scorsi avevano messo i piedi una politica degli sconti o dei contributi/finanziamenti alla trasformazione. Oggi, anche a causa del fatto che la conversione è un fenomeno diffuso, che ha poco bisogno di spinte, c’è forse meno attenzione nell’aiutare gli utenti: vale comunque certamente la pena di informarsi presso di loro. La regione Lombardia, dal canto suo, periodicamente emana un bando per i contributi  Leggi ad hoc sono la n. 44/1996 della Val d’Aosta (vedi anche delibera giunta n. 3903 del 20/11/2000), la n. 8 del 1983  nella provincia di Trento e la n. 84/2001 in Abruzzo e la n. 2/1978 del Veneto: occorre verificare però lo stanziamento di contributi e l’apertura di bandi.. Attenzione va posta anche alle norme locali che facilitano la sostituzione con apparecchi ad alto rendimento delle vecchie caldaie e alle fonti alternative: per esempio iniziative di questo genere sono state prese dalla provincia di Modena, e dalla regione Friuli(delibera giunta n. 1294/2004 e decreto presidente giunta 31/5/2001 n. 210) dalla provincia di Bolzano (legge n. 4/1993, tutt’ora operante) .   Comparazione costi gasolio-metano       Consumo medio stimato (mc metano/litro gasolio) Costi metano Costi gasolio Milano 1.560 1.413 1.480 Torino 1.700 1.546 1.613 Roma 920 899 873 Firenze 1.180 967 1.120 Catanzaro 860 806 816 Campobasso 1.520 1.292 1.442 Bari 770 657 731   Nota: per il gasolio si è fatto riferimento a un prezzo medio italiano stimato per il 2004 dall’Unione Petrolifera Fonte: elaborazione Ufficio studi Confappi-Fna. Elaborazione su dati Autorità per l’energia elettrica e il gas sul 2004, Unione Petrolifera 2004, Italgas,  Dpr 412/1993     COSTO DEL GASOLIO DA RISCALDAMENTO NEI PAESI EUROPEI (euro al litro) Paese Costi fiscali Prezzo medio al consumo % Costi fiscali Confronto % prezzo al consumo (Italia=100) Italia 0,581 1,06 54,8% 100,0% Ungheria 0,562 1,034 54,4% 97,5% Danimarca 0,48 0,991 48,4% 93,5% Svezia 0,55 0,964 57,1% 90,9% Grecia 0,398 0,913 43,6% 86,1% Olanda 0,338 0,844 40,0% 79,6% Cipro 0,294 0,744 39,5% 70,2% Irlanda 0,13 0,655 19,8% 61,8% Portogallo 0,159 0,629 25,3% 59,3% Austria 0,211 0,627 33,7% 59,2% Rep.Ceca 0,171 0,622 27,5% 58,7% Finlandia 0,18 0,607 29,7% 57,3% Francia 0,154 0,594 25,9% 56,0% Spagna 0,165 0,579 28,5% 54,6% Slovenia 0,149 0,572 26,0% 54,0% Polonia 0,159 0,565 28,1% 53,3% Lettonia 0,105 0,56 18,8% 52,8% Germania 0,137 0,549 25,0% 51,8% Lussemburgo 0,064 0,508 12,6% 47,9% Belgio 0,106 0,506 20,9% 47,7% Gran Bretagna 0,102 0,506 20,2% 47,7% Estonia 0,119 0,486 24,5% 45,8% Slovacchia 0,095 0,473 20,1% 44,6% Malta 0,034 0,442 7,7% 41,7% Lituania 0,088 0,436 20,2% 41,1% Fonte:Elaborazione Ufficio Studi Confappi-Fna su dati  Unione Petrolifera, luglio 2005   L’Italia è, di gran lunga,  il Paese europeo in cui il gasolio da riscaldamento costa di più (circa il doppio rispetto ai principali paesi Ue, Francia, Germania e Gran Bretagna). Il principale “responsabile” è il Fisco, che incamera il 54,8% del prezzo finale.   Metano: la scelta della giusta caldaia   Caldaie con bruciatore ad aria soffiata. Sono composte da due parti: l’apparecchio vero e proprio e, attaccato e notevolmente sporgente dal portellone, un bruciatore ad aria soffiata. Il bruciatore aspira l’aria dall’esterno e la spinge in camera di combustione. Possono raggiungere potenze elevate e hanno alti rendimenti. Vantaggi. Sono le più diffuse per gli impianti centralizzati, non solo perché funzionano con ogni tipo di combustibile, ma anche perché molti tecnici le giudicano più efficaci di quelle atmosferiche per potenze del generatore di calore abbastanza elevate (da 80 Kw in su). Sono più facili da"tarare” con esattezza rispetto a quelle atmosferiche: una buona taratura riduce i consumi energetici. Se ancora in buona efficienza, è possibile mutare il tipo di combustibile semplicemente sostituendo il bruciatore.     Caldaie atmosferiche. Hanno un bruciatore, interno, che è una sorta di pettine forato da cui fuoriescono le fiammelle. Vantaggi. Sono soprattutto diffuse per gli impianti singoli. Costano molto meno delle caldaie ad aria soffiata. Hanno un ingombro contenuto, sono smontabili in numerosi pezzi e trasportabili con facilità. Quindi se occorre installarle in locali disagevoli da raggiungere, sono da preferire a quella ad aria soffiata, che possono essere divise solo in due pezzi (corpo e bruciatore). Essendo più leggere e più silenziose, sono più adatte per l’eventuale installazione nei sottotetti, scelta consigliabile quando occorre risolvere il problema di locali caldaia fuori norma e installare nuovi scarichi dei fumi. Eventualmente si installerà più di un apparecchio, se i locali da riscaldare sono tanti.   Caldaie a condensazione. Utilizzano il principio di recuperare parte del calore di combustione che le altre caldaie disperdono nell’ambiente, mediante la condensazione del vapor d’acqua e la conseguente diminuzione della temperatura dei fumi di scarico. Sono ancora scarsamente diffuse in Italia, anche a causa del loro costo, molto elevato. . Vantaggi. Sono senz’altro gli apparecchi a maggiore risparmio energetico esistenti sul mercato. Sono apparecchi particolarmente efficienti, specie se l’impianto termico è a bassa temperatura (pannelli radianti o produzione di molta acqua calda) .   Caldaie aperte e stagne Va fatta un ulteriore distinzione, tra le caldaie singole di tipo B (che prevedano l’aria dall’ambiente e scaricano i fumi tramite camini o canne fumarie ) e caldaie di tipo C, o stagne, che prelevano l’aria e scaricano i fumi dall’esterno. Le caldaie di tipo B sono ancora quelle più diffuse in uso ma, come si vede dalla tabella, sono in via di estinzione tra i nuovi apparecchi. Questo perché sono le più insicure: il consumo dell’ossigeno nei locali può creare il cosiddetto ossido di carbonio (CO) che è la causa principale di incidenti, spesso mortali. Proprio per questo le caldaie di tipo B non possono essere poste in bagni e camere da letto. Prevedono comunque opportune aperture di areazione nei locali.       Vendita in Italia di caldaie (indagine Assotermica tra 24 produttori per l’anno 2003)     Tipo Singole* di cui stagne Centralizzate* di cui stagne Caldaie atmosferiche tradizionali 870.259 653.177 5.707 4 Caldaie atmosferiche a condensazione o hi-tech 69.728 66.492 1.502 897 Caldaie con bruciatore ad aria soffiata 8.086 - 15.291 -     * La distinzione è quella di potenza (superiore o inferiore a 35 kw)   Fonte: Elaborazione Confappi-Federamministratori su dati Assotermica per il 2003 (indagine tra 24 produttori)     I tempi di accensione della caldaia   La suddivisione in zone energetiche Ecco quale rapporto esiste tra periodi di accensione e zona energetica in cui è situato il comune:   Zona energetica Max ore-giorno Periodo A 6 1 dicembre-15 marzo B 8 1 dicembre -31 marzo C 10 15 novembre- 31 marzo D 12 1 novembre-15 aprile E 14 15 ottobre-15 aprile F nessuna limitazione Altre regole sono: ·         tranne che nella zona F, l’impianto va acceso dopo le 5 di mattino e chiuso dopo le 23; ·         le ore giorno permesse possono essere frazionate in due o più periodi, a seconda delle necessità. ·         In presenza di clima particolarmente freddo, è possibile che il periodo di accensione sia prolungato (ma le ore di accensione vanno dimezzate). In genere è il Sindaco, con apposita ordinanza, che dà il permesso: tuttavia il Dpr 412/93 non esclude che l'iniziativa provenga dal singolo, o dall'amministratore condominiale (che rischiano sanzioni, in caso di abuso).   Zone energetiche e comuni Per motivi di sintesi riportiamo solo le zone energetiche dei comuni capoluoghi delle province attuali e future. Nessuno appartiene a quella A, mentre solo Belluno, Trento e Cuneo sono nella F (nessun limite al periodo di accensione). Chi abita altrove potrà informarsi presso il comune. L'alternativa è oppure consultare la Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 1993, che riporta l’elenco completo, ma anche il DM Industria 16 maggio 1995, sulla Gazzetta Ufficiale del 24 maggio 1995, n. 119, che lo modifica parzialmente. Altri numerosi decreti hanno però ulteriormente cambiato l’elenco, seppure limitatamente a pochi comuni. Zona B Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa, Trapani. Zona C Andria, Bari, Barletta, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Imperia, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari, Taranto, Trani. Zona D Ancona, Ascoli Piceno, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Fermo, Firenze, Foggia, Forlì, Genova, Grosseto, Isernia, La Spezia, Livorno, Lucca, Macerata, Massa, Matera, Nuoro, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Savona, Siena, Teramo, Terni, Verona, Vibo Valentia, Viterbo. Zona E Alessandria, Aosta, Arezzo, Asti, Bergamo, Biella, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Como, Cremona, Enna, Ferrara, Frosinone, Gorizia, L’Aquila, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Modena, Monza, Novara, Padova, Parma, Pavia, Perugia, Piacenza, Pordenone, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Sondrio, Torino, Treviso, Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verbania, Vercelli, Vicenza. Zona F Belluno, Cuneo, Trento. Fonte: Allegato A al Dpr n. 412/1993 e successive modifiche   Glossario   Caldaia atmosferica. Funziona solo a metano, con bruciatore interno. E’ la caldaia singola più diffusa, ma esiste anche in versione centralizzata. Ha ingombro e prezzi ridotti ed è piuttosto silenziosa. Tra le centralizzate è adatta, in particolare, per l’installazione in soffitte. Caldaia con bruciatore ad aria soffiata. Ha un bruciatore notevolmente sporgente dal portellone., Adatta al funzionamento a metano, gasolio e Gpl (basta cambiare il bruciatore). In uso particolarmente per gli impianti centralizzati. Ha costi , ingombro e rumorosità superiori rispetto a quella atmosferica ma rendimenti e possibilità di taratura migliori. Caldaia a condensazione. Recupera parte del calore di combustione che le altre caldaie disperdono nell’ambiente, mediante la condensazione del vapor d’acqua e la conseguente diminuzione della temperatura dei fumi di scarico. Funziona solo a gas. Ha il pregio del miglior rendimento e il difetto di un costo elevato. Zona energetica. A seconda dei gradi-giorno, ogni comune italiano rientra in una zona energetica, che va dalla lettera A (i comuni più caldi) alla lettera F (i comuni più freddi). A ogni zona energetica, tranne la F, corrisponde un numero massimo di ore giornaliere in cui l’impianto può essere acceso, nonché un periodo dell’anno in cui è possibile l’accesione. Gradi giorno. Corrispondono al numero di gradi che in ogni comune italiano occorre creare artificialmente con un impianto di riscaldamento, ogni giorno ma nel corso di un anno, per ottenere in un immobile la temperatura di 20 gradi centigradi. Sono attribuiti dall’allegato A al Dpr 412/1993. Per esempio, se per tre giorni la temperatura media esterna è di 10 gradi, occorrerà fornire altri 10 gradi ogni giorno, per un totale di 30 gradi. Terzo responsabile . E’ la persona o l’azienda che si prende la responsabilità, civile e penale, della manutenzione e dell’esercizio dell’impianto calore. Coincide in genere per le caldaie centralizzate con una ditta specializzata e per quelle singole, più spesso, con chi abita l’alloggio.