Tre sono i tipi di certificazione che riguardano gli impianti a gas: • quella dell'impianto stesso che, in caso di opere, imposte dalla legge o decise per opportunità, deve ricevere da un tecnico abilitato un "Certificato di conformità" ai sensi delle norme di sicurezza e di risparmio energetico (Dpr 447/1991); • quella dell'installatore, perché ai sensi del Dpr 447/91 qualsiasi lavoro sugli impianti (manutenzione ordinaria esclusa) deve essere eseguito da imprese abilitate per la categoria di competenza, e iscritte presso il Registro delle ditte o nel relativo albo provinciale presso la Camera di Commercio ; • quella dell'impresa stessa, che può essere certificata ai sensi della norma Iso 9002: la certificazione è un motivo in più per preferire l'impresa, e diviene obbligatoria per opere sugli impianti di riscaldamento con potenza superiore a 350 Kw. L'adeguamento alle norme di sicurezza e di risparmio energetico deve essere eseguito ai sensi della legge 46/90 e, soprattutto, del Dpr 412 del 1993. Per l'esecuzione delle opere "a regola d'arte" si fa riferimento, naturalmente, alle norme tecniche Uni-Cig (Comitato italiano gas). Impianti individuali. Gli impianti termoautonomi sono la principale causa di incidenti . Non sono più insicuri di quelli centralizzati, però il loro numero è largamente preponderante. Inoltre la loro gestione e manutenzione è affidata all'utilizzatore dell'impianto (proprietario o suo inquilino), che dà spesso prova di imperizia, trascuratezza e scarsa cura . A lui è imposto, sulla carta, l'obbligo di incaricare per lo meno una volta all'anno un tecnico della revisione. Sempre in teoria, i comuni e le province dovrebbero provvedere a costanti indagini affidate anche a ditte private, a spesa dell'utenza. Nei fatti sono ben pochi gli enti locali che abbiano effettivamente messo in moto i controlli. Ecco le principali prevenzioni imposte dalla legge. Tipo di apparecchi Gli apparecchi individuali a gas metano possono avere scarico dei fumi esterno e focolare o fiamma aperti (caldaie o scaldabagni di tipo B, quello più diffuso) o afflusso dell'aria e scarico a tenuta stagna rispetto al locale (caldaie di tipo C). La legge impone di adottare caldaie di tipo C in caso di ristrutturazione totale dell'impianto (salvo praticare una vera e propria finestra senza vetri nei locali). Locali Gli apparecchi di tipo B, a fiamma aperta, non possono essere disposti nè camera da letto nè in bagno, se quest'ultimo locale non è particolarmente vasto. Devono sempre scaricare in un camino o in una canna fumaria individuale, oppure in una collettiva, ma a patto che serva solo altri apparecchi alimentati con lo stesso combustibile. Le aperture di ventilazione Nei locali che ospitano apparecchi di tipo B (caldaie individuali o scaldabagni) o cucine a gas per la cottura dei cibi, deve esistere un apertura di ventilazione non chiudibile e protetta da una griglia, di perlomeno 100 centimetri quadrati di grandezza e comunque di almeno 6 centimetri quadrati per ogni kilowatt di portata termica degli apparecchi. Se è impossibile praticarla in cucina, l'apertura può essere ricavata anche in un locale adiacente (purché non sia una camera da letto o un locale comune). In tal caso occorrerà ampliare la fessura tra porta e pavimento dell’infisso che separa i due locali: le misure della fessura devono essere perlomeno uguali a quelle prevista per l’apertura. Scarichi. I tubi che collegano la caldaia ai condotti di scarico devono avere tre cambiamenti di direzione al massimo e pendenza minima verso l'alto del 2%. Gli scarichi debbono avvenire oltre il colmo del tetto, salvo quelli già esistenti "a parete", che possono essere mantenuti a certe particolari condizioni (impossibilità di praticare canne fumarie, ottimo rendimento della caldaia). Anche i comignoli ubbiìdiscono a prescrizioni di altezze e di distanze minime l'uno dall'altro. Altre prescrizioni Ciascuno degli altri componenti di un impianto termico o del gas è regolato da norme di sicurezza e di risparmio energetico (dimensioni e tipi di canne fumarie e camini, ventilazioni forzate, rubinetti del gas e flessibili di collegamento, posizionamento dei contatori, eccetera). Impianti centralizzati. Quelli nuovi, in edifici costruiti con concessione o permesso rilasciati dopo il 30 giugno 2000, devono essere del tipo "a contabilizzazione di calore", cioè con la possibilità di regolare l'accensione e lo spegnimento in ciascun appartamento. La produzione dell'acqua calda deve essere separata da quella del riscaldamento invernale (salvo isolate eccezioni). Se l'impianto è di potenza superiore a 350 kw, debbono esistere almeno due generatori di calore oltre a un addolcitore (un apparecchio che elimina il calcare) se l'acqua utilizzata supera una certa "durezza" (35°F). Locali delle caldaie centralizzate I locali che ospitano le caldaie debbono essere areati costantemente da una finestra aperta munita di grata, di proporzioni differenti a seconda della potenza della caldaia. Debbono inoltre avere certe dimensioni minime (altezze, distanze dei muri dalla caldaia); ed essere chiusi da una porta tagliafuoco. Se sono interrati o seminterrati è necessaria l'esistenza di un locale di disimpegno, prima della porta. PRINCIPALI NORME UNI PER GLI IMPIANTI A GAS METANO UNI 7129* Impianti a gas per uso domestico. Progettazione, installazione e manutenzione UNI 10642 Apparecchi a gas – Classificazione UNI 10640 Canne fumarie collettive ramificate per apparecchi di tipo B UNI 10641 Canne fumarie collettive e camini a tiraggio naturale per apparecchi di tipo C UNI 10845 Sistemi per l’evacuazione dei prodotti della combustione. Criteri di verifica, risanamento, ristrutturazione ed intubamento UNI 10389 Generatori di calore. Misurazione del rendimento di combustione UNI 10435 Impianti di combustione a gas oltre i35 kW. Controllo e manutenzione UNI 10436 Caldaie a gas oltre i 35 kW. Controllo e manutenzione UNI 10738 Impianti a gas combustibile preesistenti alla data del 13 3 1990- Verifica delle caratteristiche UNI 10845 Impianti a gas per uso domestico - Evacuazione dei prodotti della combustione * Aggiornata con Dm del 4 dicembre 2000