Ho affittato regolarmente una casa nel 1996, per quattro anni, al termine dei quali l’inquilino mi aveva assicurato che avrebbe lasciato libero l’immobile. Alla scadenza del contratto, però, l’inquilino mi ha fatto sapere, tramite avvocato, che non avrebbe liberato l’immobile solo se io avessi versato 25 milioni a titolo di “compenso disagio e rimborso parziale spese che doveva affrontare per il trasloco”. Pressato dalla necessità ho pagato, per quanto riducendo la pretesa a 10 milioni. Nel comportamento del mio inquilino non esistono gli estremi per l’accusa di ricatto o estorsione? Oppure è possibile, almeno, rivolgersi al Giudice di Pace? Alfonso Allocco, Torino   Se l’avvocato dell’inquilino ha inviato per iscritto questa richiesta, occorre dire che è stato imprudente. Avrebbe potuto giustificare altrimenti la pretesa di denaro(per esempio per inesistenti “opere di manutenzione straordinaria eseguite dal conduttore”). Ciò, in teoria, le offre uno spiraglio, se ha versato il denaro in modo visibile (per esempio, con assegno): può presentare un esposto, meglio se in tono dubitativo (“E’ successo questo. Si può configurare l’ipotesi di estorsione?). In teoria, dicevamo, perché i tribunali hanno ben altre gatte da pelare ed è altamente probabile che la sua azione non serva a un bel niente o le rechi qualche fastidio. Spiacenti, ma tra la Giustizia, con la G maiuscola, e quella umana, c’è una bella differenza