Recenti sentenze della Cassazione hanno messo in luce come chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso ad interessi divenuti nel tempo usurai ha diritto alla restituzione di quanto a pagato in più. L'Ufficio studi della Confappi ha messo a punto un programma per il calcolo delle cifre da restituire: non si tratta di un programma semplice, dal momento occorre verificare, per ogni rata di mutuo, quando è stato applicato il tasso fisso superiore a quello di usura.

Occorre infatti capire che la rata del mutuo è costituita da due parti. La prima è il rimborso "a rate" degli interessi. La seconda è il rimborso a rate del denaro prestato dalla banca (il cosiddetto "capitale"). Anche quando la rata del mutuo (mensile o semestrale) è sempre la stessa, per i primi anni sarà costituita soprattutto di interessi e, solo alla fine, si rimborserà soprattutto il capitale. Facciamo un esempio: un mutuo di 200 milioni decennale con prima rata nel gennaio 1990 al tasso fisso del 15,5%, con rate semestrali.. Tutte le venti rate semestrali saranno pari a 19.992.946 lire. Tuttavia la prima rata sarà costituita da 15,5 milioni di interessi e solo il resto (meno di 4,5 milioni di lire), sarà il rimborso del capitale. Viceversa la ventesima e ultima rata sarà composta da 18.554.938 lire di capitale e "solo" 1.438.008 lire di interessi.

Ecco sei esempi di calcolo messi a punto dalla Confappi per Il Salvagente, periodico di difesa dei diritti dei consumatori.

Rata semestrale e importo erogato di 100 milioni.

Data 1a rata

Tasso fisso

Durata 10 anni

Durata 15 anni

Periodi in cui si è superato il tasso di usura

Data ultima rata

Importo da rimborsare a tutt'oggi*

Data ultima rata

Importo da rimborsare a tutt'oggi*

 

3 marzo 1990

16,5%

3/9/1999

2.399.000

3/9/2004

13.046.000

3/9/97-3/9/00

3 marzo 1992

15%

3/9/2001

5.886.000

3/9/2006

11.327.000

3/9/98-3/9/00

3 marzo 1994

12%

3/9/2003

4.215.000

3/9/2008

5.895.000

3/9/98-3/9/00

* al netto degli interessi dovuti

Fonte: Ufficio Studi Confappi (Confederazione piccola proprietà immobiliare)

I sei esempi sono fatti in base ai tassi medi effettivamente praticati dalle banche nel periodo (anche se sui mutui di quindici anni il tasso, negli anni 1990-92, era un po' più alto). Per calcolare quanto il cliente ha pagato in più, abbiamo confrontato il tasso fisso con quello considerato usuraio al momento del versamento della rata semestrale e non per tutto il semestre di durata della rata stessa: ciò ci pare in linea con quanto stabilito dalla Cassazione che identifica proprio nel momento della richiesta di interesse usuraio, per ciascuna rata, quello in cui si è commesso ripetutamente l'illecito.

Il calcolo, non semplice, corrisponde nei fatti al confronto tra un piano di ammortamento di un mutuo a tasso fisso con uno a tasso variabile, e prevede perciò che la quota di interessi di ogni rata sia via via riparametrata al capitale residuo del mutuo.

Gli importi da rimborsare sono valutati a tutt'oggi. Ovviamente non è possibile sapere quanto il cliente potrebbe pagare di più in futuro, per esempio a marzo 2001, dal momento che non si conosce il tasso che sarà considerato usuraio a quella data. Gli importi sono al netto di eventuali interessi di rivalutazione monetaria o legale a carico della banca, il cui ammontare dipenderà da quando il cliente vedrà riconosciuto il proprio diritto. Per valutare la convenienza a richiedere in giudizio la restituzione di quanto pagato in più, conta senz'altro non solo quanto il cliente ha pagato in più fino ad oggi, ma anche la durata residua del mutuo (salvo nuove norme a proposito di usura che dovessero essere varate nel frattempo e che stabiliscano nuovi criteri).