Dopo il lavoro è la casa - com'è ovvio - il principale problema degli immigrati extracomunitari nel nostro Paese. Secondo una recente ricerca promossa dall'Ancab-Lega Cooperative e dal Sunia, il sindacato degli inquilini, il 77% degli immigrati in Italia divide un piccolo appartamento con altre tre, talora quattro persone, molto spesso in condizioni di sovraffollamento. Il 37% non ha firmato un regolare contratto di locazione (nel sud e nelle Isole il 59%). e tuttavia più della metà paga canoni d’affitto superiori alle 500.000 lire, che salgono ad una media di 900.000 lire nel centro Italia. La permanenza media in affitto nella stessa casa è di 2 anni.

Abitano con la famiglia quasi 4 persone per appartamento, mentre la media statistica sale a 4,5 persone per chi convive anche con altre persone. L'appartamento più sfruttato è il bilocale (38% del campione), seguito dai tre locali (23%) e dal monolocale (18%).

Le difficoltà a trovare un'abitazione si ripercuotono sulla possibilità di mettersi in regola con le leggi sull'immigrazione, che sempre e comunque prevedono per l'immigrato di provare la disponibilità di un alloggio stabile ed "idoneo".

La maggioranza degli immigrato vive in locazione. Secondo l'inchiesta Sunia sarebbero il 92%. Si tratterebbe invece del 70%, secondo una ricerca del dell'Ismu-Fondazione Cariplo su Milano e provincia, cui però va aggiunto, secondo varie fonti, perlomeno il 15% in situazioni di alloggio fortuito o presso Comunità, e un massimo del 5% di persone che vivono in case di proprietà. Dato che il progetto di legge in gestazione prevede un visto per un periodo massimo di due anni (salvo successivo rinnovo), la legislazione in vigore sulle locazioni, con contratti di otto anni o di cinque di durata, è inadatta a dare una risposta concreta ai loro bisogni. Del resto la permanenza media nella stessa casa rilevata da Ancab-Sunia è per il 62% del campione minore o uguale a due anni.

Col passare del tempo gli extracomunitari stanno trasformandosi in possibili acquirenti di immobili, soprattutto nelle periferie e negli hinterland: oltre a confermarlo le reti e le associazioni di agenzie immobiliari (Tecnocasa e Fimaa hanno dedicato indagini a proposito) lo rivela l'indagine Ancab-Sunia, che stima nel 3,5% il numero degli immigrati in cerca di una casa di proprietà. Se la valutazione è corretta, questa "nicchia" di mercato potrebbe interessare perlomeno 40 mila immobili.

Secondo un'inchiesta della Confappi (Confederazione piccola proprietà immobiliare), il problema casa non tocca in modo uguale tutte le etnie di origine. Per esempio gli Egiziani, concentrati soprattutto a Milano e Roma e provenienti da quartieri di città e da villaggi ben precisi, si avvalgono di una rete di solidarietà molto forte che funziona sia da agenzia di collocamento che da centro di accoglienza abitativo. Un simile meccanismo vale, secondo la ricerca, anche per i cinesi, divisi però rigidamente in almeno due diverse "caste": gli integrati stabili, che sfruttano una rete solidale simile a quella degli egiziani, e i lavoratori supersfruttati e spesso clandestini, semi-carcerati nei laboratori tessili e manifatturieri ,dove vivono e lavorano in condizioni precarie. L'immigrazione marocchina, al contrario, è un fatto individuale: si tratta in gran parte di maschi di 25-45 anni che provengono da realtà locali del tutto differenti l'una dall'altra (da varie città e dalla campagna), hanno livelli sociali e di istruzione disomogenei , e sono disgregati in tutt'Italia. Di conseguenza , il problema casa è particolarmente grave. Raramente, esistono vere comunità: più che di gruppi omogenei si può parlare di aggregazioni artificiose tra emigrati che, per esigenze di abitazione (dati gli alti prezzi immobiliari), vedono convivere coppie sposate e molti single, ex contadini ed ex studenti, in situazioni radicalmente diverse da quelle del Paese d'origine che sono fonte di gravi dissapori interni. Vi sono poi i senegalesi: la loro specializzazione nel commercio itinerante, li fa spesso candidati a soluzioni abitative più che precarie, quando non al vagabondaggio. Anche gli albanesi, che scontano la loro immigrazione tutto sommato recente e troppo impetuosa per aver permesso il consolidarsi di nuclei integrati in precise località italiane, , sentono acutamente il problema della casa, reso ancor più bruciante dall'alto numero di clandestini che più difficilmente possono trovare un tetto, dalla loro disgregazione su tutto il territorio nazionale (soprattutto al di fuori delle grandi città) e dai ricatti della malavita organizzata, che fa scontar loro in Italia gli alti prezzi del "biglietto" di immigrazione per il nostro Paese. Situazioni di difficile coabitazione sono state infine rilevate per i Romeni da un'analisi del Dipartimento Scienze Demografiche condotta in Veneto, Campania e a Roma: con due persone per vano abitativo sono risultati gli immigrati con il più livello grado di sovraffollamento.

Secondo un'altra indagine recente, condotta dalla Regione Lombardia, il 92% dei comuni della provincia di Milano ha dichiarato di non aver attuato politiche o interventi specifici per fronteggiare il fabbisogno abitativo degli immigrati. Le iniziative pilota da segnalare sono poche e sparse su tutto il territorio nazionale: all'avanguardia in particolare Bologna, Modena e i loro comuni limitrofi. Gli enti no-profit hanno attuato progetti-casa capaci spesso di autofinanziarsi efficacemente: tra di essi si possono segnalare quelli intrapresi dalla Fondazione San Carlo e dalla cooperativa Dar di Milano, dalla cooperativa la Casa per gli Extracomunitari di Verona, dal Coordinamento Veneto Accoglienza (una rete di agenzie no-profit), dall'associazione "casa amica" di Bergamo e dalla Società Cesenate per l’Affitto. Si tratta, a seconda delle situazioni, di pensionati o case-albergo per un'accoglienza limitata nel tempo, di abitazioni di proprietà locate, di altre reperite sul nomale mercato privato con garanzia fideiussoria sul versamento dei canoni da parte dell'associazione o, infine, di abitazioni concesse dagli istituti case popolari per lunghi periodi , ristrutturate dagli enti no profit, e riaffittate a extracomunitari o comunque a persone con gravi problemi economici o sociali (portatori di handicap, ad esempio).

 

Classi di affollamento

Valori %

Sovraffollamento estremo

35%

Sovraffollamento

37%

Situazione standard

17%

Sottoutilizzo

7%

Non classificabile

4%

Fonte: indagine Ancab-Sunia su un campione di mille immigrati

Canoni medi mensili di affitto

%

Meno di 155 euro

18%

155-260 euro

25%

260-360 euro

19%

360-520 euro

24%

520-780 euro

10%

Oltre 780 euro

3

non risponde

1

Fonte: indagine Ancab-Sunia su un campione di mille immigrati

 

Con chi vivono gli immigrati

Altre persone e nucleo familiare

52%

Famiglia

33%

Da solo

14%

Non risponde

1%

Fonte: indagine Ancab-Sunia su un campione di mille immigrati

 

Permanenza media nella stessa casa

Meno di 6 mesi

14%

Da sei mesi a un anno

20%

Da uno a due anni

28%

Da due a quattro anni

25%

Oltre quattro anni

11%

Non risponde

1%

Fonte: indagine Ancab-Sunia su un campione di mille immigrati

 

 

 

Prospetto 10 - Stranieri residenti e non residenti per ripartizione geografica - Censimento 2001, primi risultati

Residenti

Non residenti

Valori assoluti

Per 100 stranieri

Per 1.000 residenti in totale

Valori assoluti

Per 100

Italia Nord-Occidentale

367.008

37,2

24,8

55.471

22,0

Italia Nord-Orientale

289.011

29,3

27,3

92.535

36,7

Italia Centrale

224.027

22,7

20,9

57.765

22,9

Italia Meridionale

75.239

7,6

5,5

29.155

11,6

Italia Insulare

32.078

3,2

5,0

17.259

6,8

Italia

987.363

100,0

17,5

252.185

100,0