TUTTI I PARENTI CHE POTREBBERO EREDITARE DA ME, SE NON C'E' TESTAMENTO

Solo in linea femminile: la linea maschile è identica.

La cifra riportata accanto al parente è quella del grado di parentela:

seguendo i percorsi in nero, a partire dalla casella "Io" si capisce perché è tale

 

 

Parenti in linea collaterale

Parenti in linea retta

           

3 Mia bisnonna

   
       
   

4 Mia prozia

 

2 Mia nonna

           
   
5 La mia 2° cugina  

3 Mia zia

   

1 Mia madre

         

6 La figlia della mia 2° cugina

         

Mio

marito

 
             

4 Mia cugina

2 Mia sorella

 

IO

           

5 La figlia di mia cugina

3 Mia nipote

 

1 Mia figlia

         
 

6 La nipote di mia cugina

 

4 La figlia di mia nipote

   

2 Mia nipote

     

3 Mia pronipote

 

 

Nota: Volutamente "dimenticati" nello schema sono i quadrisnonni, i trisnonni e i loro fratelli/sorelle, e i figli/e delle pronipoti che è assai difficile che siano (ancora o di già) in vita. La sorella naturale della defunta (figlia di genitori che non sono i suoi) è in lista solo se tutti gli altri parenti fino al sesto grado non ereditano, una disposizione criticata anche dalla Corte Costituzionale.

Fonte: Confappi

 

COME SI DIVIDE IL PATRIMONIO SE NON C'E' TESTAMENTO

Quando non esiste un testamento, vale un principio: se la persona defunta aveva coniuge e figli, o anche solo figli, nessun altro al mondo può vantare diritti ereditari sul suo patrimonio.

Esempio: mio marito Carlo e i miei figli Elisabetta e Paolo sono ancora in vita. Né mia sorella né mio padre potranno pretendere una quota della mia eredità (a meno che tutti i miei figli rinunzino).

I diritti del figlio, se é premorto al padre alla madre o ha rinunciato all'eredità, si estendono ai suoi discendenti diretti (i nipoti in linea retta del defunto, detti "abbiatici").

Esempio: per sventura mio figlio Paolo é perito in un incidente automobilistico. Sono i suoi figli (miei nipoti in linea retta) Giacomo e Anna a dividersi la sua quota di eredità, in parti uguali.

Per chi non ha figli, il discorso si fa più complesso. L'esclusione dal diritto all'eredità dei parenti o degli affini (i parenti del coniuge) é progressiva, a cascata, a seconda del grado di parentela o affinità.

Esempio: tra mia zia (parente in linea collaterale di 3° grado) e mia cugina (parente in linea collaterale di 4° grado) eredita solo mia zia.

Per rendere più chiari i principi della spartizione ereditaria abbiamo pensato di ricorrere ad esempi grafici. Ciascuno dei rettangoli riprodotti qui sotto simboleggia il patrimonio ereditario.

Vediamo quindi come verrà suddivisa l'eredità a seconda dell'esistenza o meno di parenti in vita.

Attenzione, però: equivale alla non esistenza in vita la rinunzia all'eredità.

SE HO SOLO FIGLI

Non esistono differenze, ai fini ereditari tra i figli legittimi (nati dal matrimonio), i legittimati (nati fuori dal matrimonio) i naturali riconosciuti e gli adottivi.

I figliastri non succedono al patrigno o alla matrigna, a meno che il loro vero genitore non rinunzi alla paternità a favore del nuovo genitore.

Esempio: Maria è la figlia di mio marito, avuta dalla precedente moglie. Maria ha dei diritti solo sul patrimonio di mio marito e della precedente moglie.

Se ho solo figli, l'eredità si divide in parti uguali tra di loro:

FIGLI

(In parti uguali)

 

SE HO CONIUGE E FIGLI

Se il figlio é unico:

Coniuge

1/2

Figlia

1/2

Se i figli sono due, o più di due:

Coniuge

1/3

Figli

2/3

(in parti uguali)

 

SE HO IL CONIUGE, MA NON HO FIGLI

Se ho solo il coniuge e dei fratelli:

Coniuge

2/3

Fratelli o sorelle

1/3

(in parti uguali)

Per gli ascendenti (genitori, nonni, bisnonni) vale il principio del "pari grado di parentela". Se per esempio ho padre e madre, i miei genitori si divideranno a metà la loro eventuale quota di eredità alla mia morte. Se invece ho solo mia madre e mio nonno (paterno o materno, non importa), allora solo mia madre vanterà dei diritti.

 

Questa è la suddivisione, se ho solo il coniuge e ascendenti:

Coniuge

2/3

Ascendenti

1/3

(in parti uguali)

Se invece ho solo coniuge, ascendenti e fratelli, gli ascendenti hanno comunque diritto a un quarto dell'eredità e il coniuge a due terzi:

CONIUGE

2/3

Ascendenti

1/4

Fratelli/ Sorelle

1/12

 

Il coniuge ha diritto a tutta l'eredità, per intero, se non vi sono in vita ascendenti del defunto, né fratelli o sorelle, né discendenti di fratelli o sorelle (nipoti o pronipoti in linea collaterale).

SE NON HO NE' FIGLI NE' CONIUGE

Se ho solo ascendenti, ereditano tutto, diviso in parti uguali (purché abbiano lo steso grado di parentela).

Se ho solo fratelli o sorelle, vale lo stesso discorso. Con un'importante eccezione. La legge traccia infatti distinzioni tra fratelli germani e fratelli unilaterali. I primi sono quelli che hanno gli stessi genitori. I secondi, invece, hanno in comune con il defunto un solo genitore.

I fratelli germani hanno infatti diritto a una quota doppia rispetto a quella dei fratelli unilaterali.

La quota di patrimonio destinata ai fratelli si dividerà per esempio così, se tre fratelli unilaterali concorrono con uno germano:

Fratello

germano

2/5

Fratello unilaterale

1/5

Sorella unilaterale

1/5

Sorella unilaterale

1/5

 

Se ho solo ascendenti e fratelli:

Ascendenti

1/2

(in parti uguali)

Fratelli/Sorelle

1/2

(in parti uguali)

Anche in questo caso, vale il principio che i fratelli germani hanno diritto a quota doppia rispetto agli unilaterali:

Ascendenti

1/2

(in parti uguali)

Fratello/ Sorella

germani

1/3

Fratello/ Sorella unilaterale

1/6

Non hanno comunque diritto alla successione, se non c'è un testamento che glielo attribuisca, i parenti oltre il sesto grado. Che non esistano parenti più stretti é, tutto sommato, rarissimo: basti pensare che è sufficiente che sia in vita un nipote del cugino o del prozio, perché la successione di diritto si faccia. Comunque, in questa poco probabile eventualità, unico erede diviene lo Stato.

Il diritto di rappresentazione

Se uno degli eredi designati dalla legge mi premuore, oppure rinuncia i suoi figli hanno il cosiddetto "diritto di rappresentazione", cioè gli succedono, in parti uguali, nei diritti ereditari.

Questa regola non vale per tutti, ma solo per i parenti in linea retta e per i figli di fratelli e sorelle. ". Facciamo qualche esempio. Poniamo che io abbia due figli, e non abbia più il coniuge. Uno dei figli (che mi ha dato due nipoti), rinunzia all'eredità. A ereditare metà del mio patrimonio sarà un figlio, mentre l'altra metà sarà suddivisa, un quarto per ciascuno, tra i miei nipoti.

Un altro esempio: ho solo fratelli e sorelle. Se uno di essi muore prima di me, erediteranno la sua quota, in parti uguali, i suoi figli.

 

COME SI DIVIDE IL PATRIMONIO SE C'E' TESTAMENTO

Premessa

Quasi tutti hanno sentito parlare di "legittima". Cioè di una quota del patrimonio ereditario che i parenti più stretti hanno diritto di rivendicare anche quando il defunto ha fatto testamento disponendo una suddivisione diversa dei suoi beni.

Quel che é poco chiaro, però, è un fatto. La persona che dispone per testamento di dare tutti i suoi beni a un'istituzione benefica o a una ballerina di locale notturno, non fa per niente un'azione illegale. Anzi, le sue ultime volontà possono benissimo essere applicate alla lettera.

Vediamo di spiegare questo apparente paradosso. Il principio é: nessuno ci vieta di disporre del nostro patrimonio a favore di chiunque. Vi sono però determinate persone della nostra famiglia che possono impugnare il testamento stesso, e farsi riconoscere una quota del nostro patrimonio, detta appunto legittima. Se non lo fanno, accettano implicitamente le nostre volontà, che andranno applicate.

Queste persone non sono tutti i parenti, ma un ben determinato cerchio ristretto di essi: e precisamente i nostri figli (legittimi, legittimati, naturali o adottivi), il coniuge e gli ascendenti (genitori, nonni, bisnonni).

Si parla quindi di una quota di riserva (perché riservata a questi familiari, detti legittimari) e di una quota liberamente "disponibile", secondo le scelte di chi ha fatto il testamento.

Il coniuge, rispetto a tutti gli altri possibili eredi, ha un diritto in più: i diritto di abitazione". Cioè quello di abitare la casa in cui la famiglia aveva la sua residenza. Tale privilegio si estende anche ai mobili e agli oggetti che la corredano: non solo stoviglie, elettrodomestici, ma anche quadri e tappeti di valore.

Il coniuge non potrà affittare la casa ad altri (come succede in caso di diritto di usufrutto), ma dovrà risiedervi stabilmente o perlomeno per un certo periodo dell'anno, pena la perdita di questo privilegio.

Il diritto di abitazione esiste solo quando il coniuge era in effetti convivente con il defunto. Quindi non c'è se il coniuge era separato (e tanto meno ex-coniuge, cioè divorziato).

Si dice che il diritto di abitazione "grava sul patrimonio liberamente disponibile dal defunto". Nel senso che é davvero qualche cosa in più: il coniuge che ha già ricevuto la sua parte di " legittima" può pretendere di avere qualcosa d'altro. E lo richiederà prima di tutto a chi é stato beneficato dal defunto senza essere un erede predeterminato dalla legge, ma solo designato per testamento.

Esempio: muore senza figli il signor Bianchi e la signora Rossi, sua consorte, é l'unica persona che ha diritto alla legittima. Il testamento di Bianchi destina l'intero patrimonio alla Chiesa Cattolica. Se la signora Rossi non é d'accordo, può impugnare il testamento. Chiederà la restituzione di metà del patrimonio e, in più, pretenderà il diritto di abitare la casa di proprietà di Bianchi, in cui risiedeva. La Chiesa serberà comunque la nuda proprietà dell'immobile per tutta la vita della signora Bianchi. Anche se la signora Bianchi dovesse risposarsi, ed avere dei figli, questi ultimi alla sua morte non erediteranno il diritto alla casa, che anzi verrà inglobata nel patrimonio della Chiesa.

Vediamo ora quale "peso" hanno le quote di legittima nella suddivisione del patrimonio ereditario rispetto a quelle liberamente disponibili.

SE HO SOLO UN FIGLIO:

 

Figlio Disponibile
1/2 1/2

 

SE HO PIÙ DI UN FIGLIO:

Figli Disponibile
2/3 1/3
(in parti uguali)  

 

SE HO SOLO IL CONIUGE:

Coniuge Disponibile
1/2 1/2

 

SE HO IL CONIUGE E UN FIGLIO UNICO:

 

Coniuge Figlio Disponibile

1/3

1/3

1/3

Diritto di rappresentazione quando c'è testamento

Il diritto di rappresentazione, secondo cui i figli di una persona premorta o che ha rinunciato all'eredità, hanno i suoi stessi diritti sull'eredità, non funziona quando c'è testamento. O, meglio, funziona in un solo caso: per la persona che era stata designata nel testamento.

Chiariamoci con un esempio. La sorella del defunto non potrà mai impugnare un testamento, asserendo di aver diritto a una quota di eredità, perché solo un'altra sorella l'ha avuta.

SE HO IL CONIUGE E DUE O PIÙ FIGLI:

Figli Coniuge Disponibile
1/2 1/4 1/4
(in parti uguali)    

 

SE HO SOLO ASCENDENTI:

Ascendenti Disponibile
1/3 2/3
(in parti uguali)  

 

SE HO SOLO CONIUGE E ASCENDENTI:

 

Coniuge Ascendenti Disponibile
1/2 1/4 1/4
  (in parti uguali)  

 

 

 

COME FARE PER NON LITIGARE

 

Le liti in famiglia sono all'ordine del giorno, quando c'é da dividere un'eredità. Eppure la legge sembra precisa, sulle spartizioni delle quote. Perché dunque tante occasioni per accapigliarsi?

Le norme possono stabilire solo quale quota del patrimonio tocca a uno o all'altro. Se il defunto possedeva solo denaro liquido o azioni o obbligazioni (il cui valore é facile da stabilire), la suddivisione é semplice.. Ma se possedeva anche immobili, gioielli, pezzi d'antiquariato o anche un'azienda le cose si fanno maledettamente complicate. Ogni stima di valore é infatti soggettiva o comunque impugnabile.

Capita inoltre che il defunto complichi le cose in vita, prendendo decisioni ingenue, ma molto comuni.

Per esempio?

E' il caso della persona che va dal notaio e dice: "Vorrei destinare il mio appartamento a mio figlio. Ho già staccato un assegno di 100 milioni per compensare mia figlia della mancata eredità. Come devo fare?". La persona in questione ha già commesso due errori. Il primo, come già detto, è di non donare attraverso un atto formale, pagando le relative imposte. Il secondo é quello di indebolire i diritti del figlio: se la donazione dei 100 milioni é stata fatta "in nero", la figlia potrà sempre negare di averla ricevuta e pretendere comunque la sua quota di eredità, a danno del fratello.

La legge dà dei criteri per stimare il valore di un bene ereditario, e così potere spartirlo secondo giustizia tra eredi?

Le uniche norme che attribuiscono un metodo di valutazione del valore dei singoli beni sono quelle fiscali, cioè quelle che servono per calcolare le imposte ereditarie da pagare. Per esempio il valore di un immobile é presunto pari alla sua rendita catastale moltiplicata per 100, per 50 o per 34 (a seconda che si tratti di un'abitazione, di un ufficio o di un negozio). Se quest'immobile in realtà vale di più sul mercato (come quasi sempre accade) e gli eredi, litigando, chiedono l'intervento di un perito del tribunale per la stima, la conseguenza é che pagheranno tutti più imposte ereditarie.

Insomma, un'eredità su cui esistono contrastanti giudizi di valore é più facilmente presa di mira dal Fisco, che potrebbe a sua volta suggerire alte stime di valore: a perderci sarebbero quindi tutte le parti in causa.

Quale consiglio si può dare, allora, se c'é motivò di lite tra eredi?

La prima persona che ha un'arma in mano per evitare liti tra eredi è chi decide la successione del proprio patrimonio. Oltre a stabilire dei criteri gusti, se ritiene che ci sia occasione di lite, può nominare nel testamento un esecutore testamentario.

Chi è e che funzione ha?

Si tratta di qualsiasi persona che godeva della fiducia del defunto che ha proprio il compito di fare da arbitro in caso di contrasti tra eredi.. Ma soprattutto ha il compito di far sì che sa rispettata la volontà del defunto. Può essere anche uno degli eredi, ma di solito è meglio che sia nominato qualcuno che non ha interessi nell'eredità per non scatenare i sospetti degli altri.

Chi è nominato esecutore testamentario può rifiutare questo compito?

Deve accettare o rinunciare alla carica, con una dichiarazione fatta alla cancelleria della Pretura.

E' pagato o no?

In genere lavora gratis. è pagato solo se chi ha fatto il testamento ha deciso un compenso, a carico degli eredi.

Poniamo che non esista un testamento, e che non sia stato nominato un curatore dell'eredità. quale consiglio si può dare agli eredi, se c'è un'occasione di lite?

Di non coinvolgere il Tribunale. Se buona volontà e buon senso non bastano, si può ricorrere a un lodo arbitrale. Si designa una persona di comune fiducia, che faccia da arbitro, e ci si impegna a rispettare le sue decisioni. Se l'arbitro ideale non si trova, ciascuna delle due parti in lotta potrà designarne uno di sua fiducia. A loro volta gli arbitri nomineranno un presidente del collegio arbitrale. Varrà così la decisione presa dalla maggioranza del consiglio arbitrale così formato.

Perché l'arbitro é meglio del giudice?

Perché costa di meno (le spese legali possono essere pesanti) e perché può decidere subito (i tempi della Giustizia sono lunghi).

Mettiamo che il defunto, nel testamento, abbia deciso una certa spartizione dell'eredità. E, in effetti, divide tra gli eredi gran parte del suo patrimonio, ma si dimentica di alcuni dei beni che possedeva. Cosa succede?

E' una buona domanda perché, in effetti, è raro che un testamento elenchi uno per uno tutti i beni del defunto. Risolvere questo problema può essere tutt'altro che semplice. L'unica risposta giusta é "dipende".

Da che cosa?

Si cerca di interpretare la volontà del defunto. Se i beni assegnati per testamento escludono una parte importante dell'eredità, quelli non assegnati si dividono secondo le norme della successione legittima, cioè come se il defunto non avesse fatto testamento. Se invece i beni assegnati rappresentano gran parte dell'eredità, si presuppone che il defunto intendesse stabilire quella particolare divisione tra eredi, e anche i beni non citati nel testamento si dividono rispettando la stessa proporzione.

Forse un esempio non guasta...

Mettiamo che il signor Rossi divida in un certo modo per testamento tra i due figli i cinque immobili che possiede, il contenuto del suo conto corrente e del suo deposito titoli, in modo da dare il 60% del patrimonio a uno e il restante 40% all'altro. Anche se si dimentica di spartire anche tra i due l'auto che possiede, e l'argenteria conservata in una cantina, si suppone che il criterio di divisione resti lo stesso. Il 60% dei beni non citati andrà al primo figlio e il 40% al secondo. Ma se Rossi divide tra i due figli solo tre immobili su cinque, e non parla degli altri due, questi ultimi sono spartiti secondo i criteri della divisione senza testamento. Cioè metà del loro valore a ciascuno.