Distacco da centralizzato e maggioranze

In un condominio di 6 proprietari con riscaldamento centralizzato, tre vogliono rendersi autonomi, gli altri tre sono contrari. Allo stato attuale quali maggioranze occorrono? Cosa comporterebbe ai tre che vogliono staccarsi? come potrebbero tutelarsi le due parti (i 3 favorevoli ed i 3 contrari)?
Grazie.
Cordiali saluti.

 

Il distacco del singolo dall'impianto di riscaldamento centralizzato non è, in linea di principio, una scelta permessa, a meno che la sua decisione sia approvata da tutti i condomini, all'unanimità. Ed anche in questo caso, l'impianto resta comune: quindi il condomino che si è distaccato deve contribuire alle spese di conservazione della caldaia e del resto dell'impianto e non pagherà solo quelle di consumo del combustibile. Resta comunque la possibilità di decidere in assemblea condominiale con la maggioranza dei millesimi" la trasformazione di impianti centralizzati di riscaldamento in impianti unifamiliari a gas" ai sensi dell'articolo 26, comma 8, della legge 10/1991. L'articolo 26 non consente però il "fai da te" del distacco da parte dei singoli condomini, anche qualora la decisione fosse presa in assemblea. Infatti, condizione perché sia possibile la trasformazione dell'impianto, è che si possa dimostrare che il risparmio energetico ci sia effettivamente. Ciò, secondo la Cassazione, porta a una prima conseguenza: la trasformazioni in impianti singoli deve essere gestita dal condominio, con un singolo contratto di appalto che preveda le condizioni tecniche necessarie perché il risparmio si realizzi.
Ci si può chiedere: in caso di corretta applicazione della legge 10/91, che ne è dei condomini che detengono la minoranza delle quote millesimali e che dissentono dalla decisione presa? Hanno comunque diritto di conservare, solo per loro, l'impianto centralizzato? E, in tal caso, hanno diritto al fatto che, per le spese di conservazione di tale impianto, contribuiscano anche quelli che si sono distaccati? Se così fosse, in molti casi sarebbe assai difficile dimostrare l'effettivo risparmio energetico. Nello stesso condominio esisterebbero, infatti, un buon numero di impianti singoli e uno centralizzato, che serve solo alcuni degli abitanti. Quest'ultimo lavorerebbe inevitabilmente in modo inefficiente, perché essendo dimensionato per servire un numero consistente di persone, ne serve invece poche.
D'altra parte la legge 10/91 non parla di "distacco dall'impianto centralizzato" ma, al contrario, di "trasformazione dell'impianto centralizzato in impianti singoli". Ne consegue che la sopravvivenza dell'impianto comune è probabilmente da escludersi. Ma, attenzione, c'è anche chi la pensa diversamente, ritenendo altrimenti non tutelati i diritti delle minoranze che, secondo alcuni, avrebbero addirittura diritto a un"indennizzo" in caso di trasformazione.
Attenzione: infine: può darsi che il distacco non sia tecnicamente semplice, perché ogni condomino deve provvedersi di un canna fumaria individuale. Pertanto, un alternativa potrebbe essere la cosiddetta "contabilizzazione del calore" (impianto che resta centralizzato ma, attraverso dispositivi, ciascuno paga quel che consuma)