A sei anni dall'entrata in vigore del Dpr 412/93 solo in una piccola parte del territorio

sono partite le ispezioni agli impianti termici

 

di Franco Pagani*

Presidente Fna-Federamministratori

Nessun controllo sugli impianti termici individuali a Milano, Firenze, Torino, Venezia, Bologna e Roma. In queste due ultime metropoli, però, ci si è perlomeno occupati di quelli centralizzati (meno del 10% del totale).

Questo è il risultato di un'indagine sull'applicazione del Dpr 412 sul risparmio energetico condotta dalla Federamministratori-Confappi, su alcune delle principali città italiane, Si dimostra una volta di più come in Italia esistano leggi fin troppo rigide "sulla carta" che poi vengono regolarmente disattese.

L'indagine della Federamministratori ci risulta come la prima eseguita, benché siano trascorsi sei anni dall'entrata in vigore del Dpr 412/93. Presto dovrebbero essere disponibili altri dati di un'indagine promossa dalla Fire (Federazione Italiana per l'uso razionale dell'energia) un organismo sponsorizzato dall'Enea che ha come scopo l'assistenza agli "Energy Manager" del terziario e dell'industria, da cui c'è da sperare di ottenere dati più approfonditi.

La carenza di controlli è certamente un dato assai grave se si pensa che le ispezioni stabilite ai sensi delle norme sul risparmio energetico sono in realtà l'unico mezzo nelle mani della pubblica amministrazione per verificare a tappeto la rispondenza degli impianti alle norme di sicurezza, evitando non solo gli sperperi ma anche i ricorrenti incidenti mortali, che in passato hanno portato anche al crollo di interi stabili e alla decimazione di famiglie.

Altrettanto grave è il fatto che gli enti locali (i comuni sopra i 40 mila abitanti e le province per il restante territorio nazionale) hanno non tanto la facoltà, ma bensì l'obbligo di eseguire i controlli di combustione. E quindi perfettamente plausibile che, in seguito a incidenti gravi, sia la stessa amministrazione locale a dover rispondere per quanto non fatto, in sede civile e talvolta anche in sede penale.

Se le grandi città latitano, la situazione non è molto più rosea a livello di medi centri e di province. Anche se qualche eccezione c'è. Ecco quanto raccolto, dopo faticose indagini, dalla Federamministratori.

Dove si è fatto qualcosa

Situazione leader è senz'altro la provincia di Milano dove in 4 anni sono stati effettuati 24 mila controlli con l'obiettivo di raggiungere quota 40 mila con la stagione invernale in corso. Gli impianti interessati sono circa 800 mila di cui il 90% individuali.

L'Arpa (Agenzia Regionale per l'Ambiente) del Piemonte è stata poi molto attiva in quattro province (Novara, Biella, Asti e Verbano-Cusio-Ossola) e rappresenta probabilmente un secondo esempio di efficienza. A Novara il Comune ha siglato convenzioni sui prezzi con la Confartigianato, le associazioni dei consumatori, dei proprietari e degli inquilini.

In provincia di Torino sono state effettuate 2.274 verifiche agli impianti, di cui 1413 non autocertificati

A Chieti le compagne di autocertificazione hanno avuto il varo sia in comune che in provincia sin dal 1995: Le prime verifiche sono iniziate però solo a gennaio 2000, in provincia, anche se a buon ritmo (700 al mese, con l'obiettivo di toccare le 15 mila all'anno). Anche qui si lamentano soprattutto i problemi di sicurezza, che coinvolgerebbero in qualche modo il 90% degli impianti. Su 100 mila impianti stimati solo il 5% sarebbero di tipo centralizzato.

A Modena la campagna per le autodichiarazioni è stata effettuata tra giugno del 1996 e giugno 1997 e ha coinvolto 51.743 impianti di riscaldamento, con una risposta da parte dei cittadini pari a circa il 64% ( 32.294 autodichiarazioni trasmesse). Secondo il Comune i risultati sono stati ben visibili. Durante l'annata 1995/1996 il consumo di metano per il riscaldamento era stato di 171.677.000 mc; e tale valore si sarebbe ridotto nella successiva stagione a 152.893.000 mc portandosi ancora nel 1997-1998 a 148.836.000. Un risparmio dell'11% causato però per il 6% dal tempo più mite. I rendimenti delle caldaie erano inferiori a quelli di legge nel 36% degli impianti considerati. Si è poi registrato il calo dal 34% all'8% degli appartamenti con problemi di aerazione. I controlli eseguiti sono stati 754 tra il 1997 e l'inizio del 1999 ma hanno riguardato solo gli impianti autocertificati, quindi con bassissimo livello di problemi di sicurezza: una scelta alquanto dubbia.

A Padova sono stati eseguiti un migliaio di controlli da parte dell'Arpa (Agenzia regionale per l'ambiente), in buona parte su impianti centralizzati, ma ora sembra tutto fermo

Infine a Savona i controlli sono partiti da luglio 1999 e hanno per ora coinvolto circa 600 impianti (su un totale di 48 mila). In più dell'80% degli impianti visitati è stata riscontrata una qualche irregolarità.

I dati della Fire

A integrare i dati Fna-Confappi è la Fire che sta inviando a tutti gli enti locali preposti un questionario sui controlli energetici. Anche se (almeno per ora) le risposte ai questionari sono ancora poche (e provenienti quasi sempre da chi aveva qualcosa da comunicare) , è possibile ampliare i confini dell'indagine Fna, includendo tra le province che si sono date da fare anche quelle di Alessandria, Belluno, Bolzano, Enna, Lecce, Perugia, Rovigo, Trento (ma Enna non ha ancora fornito dati concreti) . Sicuramente inadempienti sembrano essere le provincie di Cagliari, Forlì-Cesena, Pescara e Terni. (ma Cagliari si dovrebbe partire presto). Per quel che riguarda i comuni, i controlli sarebbero partiti invece anche a Ferrara e Rimini, mentre c'è un sicuro "nulla di fatto" per Avellino.

A quanto si sa, quindi, su 103 amministrazione provinciali solo 12 sarebbero state attive, mente sui circa 150 comuni sopra i 40 mila abitanti solo in uno sparuto gruppo si sarebbe dato l'avvio alle verifiche

Il problema sicurezza

Il Dpr 412 del 1993 , nello stabilire che i controlli dovessero riguardare anche la manutenzione degli impianti, ha di fatto ampliato l'orizzonte dei compiti dei controllori locali, imponendo loro di identificare gli impianti insicuri. Il nuovo Dpr 551/99 ha poi imposto che le ispezioni "a campione" sugli impianti autocertificati riguardassero anzitutto quelli denunciati come insicuri o inefficienti.

L'esito dei controlli, dove lo si conosce, rafforza al di là di ogni previsione l'impressione che una larga fetta del parco-caldaie e dei relativi impianti è in situazione di gravissimo degrado, o che comunque il mancatolo adeguamento alle norme riguarda la maggior parte degli italiani.

Per esempio in provincia di Milano su un totale di 10.014 controlli effettuati nella stagione 98/99, si sono verificati n.757 "casi gravi" di impianti insicuri, che hanno previsto l'intervento delle ASL e dei Comuni . Tra questi 172 situazioni definite come "critiche" hanno reso necessario interventi immediati. Complessivamente i sindaci dei 179 comuni interessati hanno emesso 263 ordinanze per la messa in sicurezza.

Non certo più rosea la situazione in provincia di Torino: il 41,6% degli impianti controllati sono risultati non a norma. Un dato che sale a quasi il 90% in provincia di Savona (comprendendo però anche situazioni anomale di minor conto).

Del resto una recente ricerca della fondazione "Salvatore Maugeri-Centro antiveleni di Pavia", svolta su un campione di 10 mila italiani, avrebbe dimostrato che solo una casa su dieci al riparo da rischi di intossicazioni da monossido, gas o fumi e da deflagrazioni. Ogni anno i centri antiveleno registrano più di 50 mila casi di intossicazione, che interessano adulti e bambini in egual misura.

I costi per gli utenti

Gli enti locali che hanno attuato verifiche tecniche hanno spesso stabilito dei prezzi "politici" per quel che riguarda la manutenzione e i controlli degli impianti termici.

L'Ufficio Studi della Fna-Confappi ha svolto un'indagine per conoscerli, di cui riportiamo i risultati nella tabella sottostante .

Molti comuni hanno deciso poi un prezzo "politico" dei controlli in caso di presentazione, da parte degli utenti, di un'autodichiarazione dell'impianto termico. A questo proposito bisogna ricordare che il Dpr 551/99 ha introdotto una novità: mentre in precedenza l'autodichiarazione andava compilata o dall'utente oppure dal manutentore dell'impianto, d'ora in poi solo i tecnici addetti potranno autocertificare la caldaia.

 

CONTROLLO CALDAIE: I COSTI CONVENZIONATI PER L'UTENZA

IN ALCUNI COMUNI E PROVINCE

(tra parentesi in corsivo i costi previsti in caso di presentazione di autodichiarazione dell'impianto. Tutti i prezzi sono comprensivi di Iva)

Località o provincia

Fino 35 kw (individuali)

Centralizzati bassa potenza

Centralizzati media potenza

Centralizzati alta potenza (oltre 350 kw)

Asti

200 mila (15 mila)

Nd

Nd

580 mila (240 mila)

Biella

91.800 (10 mila)

173.800 (20 mila)

299.800 (20 mila)

Nd

Bologna

110 mila-380 mila(1)

Pm

Pm

Pm

Modena e provincia

44 mila-225,5 mila(2)

Pm

Pm

Pm

Novara(3)

150 mila (18 mila)

230 mila (25 mila)

320 mila (35 mila)

550 mila (50 mila)

Padova

121 mila

198 mila

253 mila

308 mila

Provincia di Chieti

96mila

300 mila

720 mila

1.640-2.160 mila

Provincia Milano

100 mila (10 mila)

200 mila

250 mila

300 mila

Provincia di Torino

Pm (18 mila)

Pm (25 mila)

Pm (35 mila)

Pm (50 mila)

Roma

-

84 mila

168 mila

Savona(4)

120 mila (15 mila)

200 mila

320 mila

500 mila

Vercelli

Pm (10 mila)

Nd

Nd

Pm (200 mila)

 

Nd= non disponibile; Pm= prezzo di mercato

(1) prezzi Iva esclusa: 100 mila per verifica fumi, 150 mila per manutenzione più verifica fumi , max 350 mila per manutenzione più verifica fumi

(2) prezzi Iva esclusa 40 mila rendimento combustione (biennale), 60 mila controllo (annuale), 105 mila manutenzione (in passato, annuale), più Iva al 10%

(3) Ogni generatore in più 200 mila (20 mila con autocertificazione)

(4) Controllo su chiamata per temperatura ambiente: 80 mila. Per ogni generatore di calore aggiuntivo: 150 mila